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delle professioni liberali richiede la disponibilità di un capitale iniziale. È vero che i giudici, come ogni categoria di pubblici funzionari procaccianti il favore del partito dominante, sono un ceto mal fido che farà più volte una trista figura nei rivolgimenti politici e qualcuno di essi meriterà il biasimo dantesco, è anche vero che parecchi magnati sono ascritti all'Arte del cambio ed esercitano nei primi tempi un'azione perturbatrice; ma i giudici non tarderanno a riconoscere la vittoria del popolo se saprà palesarsi più forte, e i magnati banchieri finiranno più tardi col sentirsi più solidali coi mercanti che col ceto magnatizio, legato alla fortuna di un' economia soverchiata dal rigoglio della vita industriale.

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Le Arti minori raccolgono invece una moltitudine di artigiani e di piccoli commercianti come beccai, calzolai, vinattieri, albergatori, fornai — viventi in una sfera economica più modesta, limitata alla produzione e al consumo cittadino. Costoro, consapevoli dell' indipendenza della propria fortuna da quella dei mercanti, sanno altresì di avere un modo solo, per ora, di affermarsi politicamente: quello d'accodarsi al popolo grasso per seguirlo nel programma di comune interesse - quali le riforme annonarie e tributarie nella lotta contro i magnati. Ma rimanga ben presente ai nostri occhi il punto fino a cui concordano gl' interessi delle Arti minori e maggiori, la subordinazione di quelle a queste, che ripete la precedente situazione del popolo alleato

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San Salvatore

(parte inferiore della facciata: primi del sec. XIII)

(pag. 17)

coi Guelfi, per non illuderci sopra un troppo rigoroso schematismo nella lotta fra popolani grassi e magnati, per intendere le limitazioni della vittoria di quelli e le possibiltà riservate alla reazione di questi, per prepararci a un più tardo e più complicato conflitto col nome di Bianchi e di Neri.

Questa posizione reciproca delle classi è la chiave per intendere gli avvenimenti dalla pace del cardinal Latino alla cacciata di Giano della Bella, dall' istituzione del priorato agli Ordinamenti di Giustizia: due riforme che chiariscono la strada percorsa dal popolo ai danni dei magnati, e che son considerate come le istituzioni emblematiche della democrazia fiorentina.

La missione del Cardinale che rimetteva i Ghibellini in città, rimaneva senza effetto quanto alla pacificazione delle parti; ma appunto per questo segnava un progresso pel popolo che, fortificato dalle rinascenti discordie magnatizie, s'avvantaggiava della nuova costituzione, partecipando all' ufficio dei Quattordici, e riprendeva le posizioni perdute dopo la giornata di Montaperti. Infatti, il capitano della Massa dei Guelfi si trasforma nel conservatore di pace, presto assistito da un difensore delle arti, che non tarda a soppiantarlo per restituire in vita il capitano del popolo della prima costituzione popolare, ai cui consigli intervengono le capitudini delle Arti con ben altro peso di suffragi che nei consigli del Comune.

Ma il passo decisivo è compiuto subito dopo la rivoluzione dei Vespri Siciliani, che è un colpo sensibile alla potenza dell'Angioino, e che, ridestando gli allarmi ghibellini, restringe i Guelfi ai popolani, con sopravvento di questi su quelli, ormai acquiescenti alla riforma che porta le Arti al governo della Repubblica. Nel giugno 1282 son tre i priori delle Arti che assistono i Quattordici, ma nell'agosto i nuovi magistrati son portati a sei, quante sono le parti in cui si divide topograficamente la città; e il numero ampliato permette la rotazione, così dei sestieri come delle Arti maggiori, in quel supremo consesso che presto prenderà il posto dei Quattordici e assumerà forma ordinata e continua di governo centrale col nome di priorato, ormai duraturo quanto la vita della Repubblica.

Se questa riforma, che imperniava il Comune sulla organizzazione politica e militare delle Arti maggiori, si compiva in un momento di collaborazione forzata tra il popolo e i Guelfi, intorno a quei tempi si elaboravano · anche certe leggi fondamentali, preparatorie agli Ordinamenti di Giustizia, che conviene abituarci a considerare non più come espressione occasionale del trionfo popolare nel 1293, ma come codificazione conclusiva di tutta una serie di provvedimenti legislativi per escludere i magnati dal Governo.

A questi, fin dall'anno precedente, poco dopo la pace del Cardinale, era stato fatto obbligo di rinnovare annualmente la garanzia di duemila lire da perdersi in

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