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La bella Donna che cotanto amavi,
La donna, che 'l mio cor nel viso porta,
La gola, e 'l sonno, e l'oziose piume
La guancia, che fu già piangendo stanca
L'alma mia fiamma oltra le belle bella,
L'alto, e novo miracol, ch' a' di nostri
L'alto Signor, dinanzi a cui non vale
L'arbor gentil, che forte amai molt' anni
L'ardente nodo, ov' io fui d'ora in ora
Lasciato hai, Morte, senza sole il mondo
La sera desiar, odiar l'aurora
L'aspettata virtù, che 'n voi fioriva
L'aspetto sacro della terra vostra

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88

179

119

146

225

176

Lasso, Amor mi trasporta, ov' io non voglio, 199
Lasso! ben so, che dolorose prede
Lasso, che mal accorto fui da prima
Lasso, ch' i ardo, ed altri non mel crede:
Lasso, quante fiate Amor m'assale;
L'avara Babilonia ha colmo il sacco
La vita fugge, e non s'arresta un'ora,
aura celeste, che 'n quel verde Lauro
Laura, che 'l verde Lauro, e l'aureo crine. 205
L' aura,
e l'odore, e 'l refrigerio e l'ombra 256
L'aura gentil, che rasserena i poggi
Laura mia sacra al mio stanco riposa
-L'aura serena, che fra verdi fronde
Laura soave, ch' al sol spiega, e vibra
·Le stelle, e 'l cielo, e gli elementi a prova
Levommi il mio pensier in parte, overa
Liete, e pensose, accompagnate, e sole
Lieti fari, e felici, e ben nate erbe,

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176 177

155

240

192

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L'oro, e le perie, e i fior vermigli, e bianchi, 75
L'ultimo, lasso! de' miei giorni. allegri ;.

Ma non fu in parte ove sì chiar vedessi
Mai non vedranno le mie luci asciutte
Ma poi che dolce riso umile, e piano
Menie mia, che presaga de tuoi danni
Mentre che cor dag amorosi vermi
Mia ventura, ed Amor m'avean sì adorno
Mie venture al venir son tarde e pigre,
Mille fiate, o dolce mia guerrera,
Melle piagge in un giorno, e mille rivi
Mirando 'I sul de begli occhi sereno,

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203

Mira quel colle, o stanco mio cor vago:
Morte ha spento quel Sol ch'abbagliar suolmi ; 279
Movesi'l vecchierel canuto, e bianco

Ne così bello il sol giammai levarsi,
Nell' età sua più bella, e più fiorita,
Ne mai pietosa madre al caro figlio,
Ne per sereno ciel ir vaghe stelle;
Non dall' Ispano Ibero all' Indo Idaspe
Non d'atra, e tempestosa onda marina
Non fur mai Giove, e Cesare si mossi
•Non può far morte il dolce viso amaro;
Non pur quell' una bella ignuda mano,

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Non Tesin, Po, Varo, Arno, Adige, e Tebro, 152

Non veggio, ove scampar mi possa omai;

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O bella man', che mi distringi 'l core,
O cameretta, che già fusti un porto
Occhi miei, oscarato è 'l nostro Sole ;
Occhi, piangete; accompagnate il core,
O d'ardente virtute ornata, e calda
O dolci sguardi, o parolette accorte:
giorno, o ora, o ultimo momento
Ogni giorno mi par più di mill' anni
Oimè il bel viso; oimè il soave sguardo
O invidia, nimica di virtute,

O misera, ed orribil visione!

Onde tolse Amor loro, e di qual vena
O passi sparsi, o pensier vaghi, e pronti;
Or, che 'l ciel, e la terra, e 'l vento tace &
Or hai fatto l'estremo di tua possa,
Orso, al vostro destrier si può ben porre
Orso, e non furon mai fiumi, nè stagni,
Ove ch' io posi gli occhi lassi, o giri
Ov'è la fronte, che con picciol cenno
O tempo, o ciel volubil, che fuggendo

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Passato è 'l tempo omii, lasso, che tanto
Passer mai solitario in alcun tetto

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Pace non trovo", e non ho da far guerra;
Padre del Ciel, dopo i perduti giorni,
Parra forse ad alcun, che 'n lodar quella,
Pasco la mente d'un si nobil cibo >
Passa la nave mia colma d'oblio

abbia guardato da menzogna

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Perch' io
Per far una leggiadra sua vendetta,
Per mezz' i boschi inospiti, e selvaggi,
Per mirar Policleto a prova fiso
Perseguendomi Amor al luogo usato,
Piangete, donne, e con vai pianga Amore;
Pien di quella ineffabile dolcezza
Pien dun vago pensier, che mi desvia
Piovemmi amare lagrime dal viso
Più di me lieta non si vede a terra.
Più volte Amor m' avea già detto: ScriviTM,
Più volte già dal bel sembiante umano
Fo, ben puo' tu portartene la scorza
Boco era ad appressarsi gli occhi miei.
Foichè la vista angelica serena.
Poichè 'l cammin m'è chiuso di mercede;
Raichè mia spome è lunga a venir troppo,
Rai che voi, ed io più volte abbiam provato, 112
Pommi ove 'l Sol occide i fiori, e l'erba **

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207

198

Qual donna attende a gloriosa fama
Qual mio destin, qual forza, o qual inganno 192
Qual paura ho quando mi torna a mente
Qual ventura mi fu, quando dall' uno
Quand' io mi volga indietro a mirar gli anni 238
Quand' io movo i sospiri a chiamar voi ::
Quand' io son tutto volto a quella parte,
Quand' io veggio dal ciel scender l'Aurora
Quand' io vodo parlar sì. dolcemente,

23

43

50

149

Quando Amar i begli occhi a terra inchina, 181 Quando dal proprio sito si rimove

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101

45

Quando fra l'altre donne ad ora adora
Quando giugne per gli occhi al cor profondo 110
Quando giunse a Simon l'alto concetto
Quando pianeta che distingue l'ore,,
Quando Sol bagna in mar laurato carro, 193
Quando 'L voler, che con due sproni ardenti, 151
Quando mi viene innanzi il tempo, e 'l loco 165
Quanta invidia ti porte, avara terrag
Quante fate al mio dolce ricetto
Quanto più desiose ali spando.

Quanto più m' avvicino al giorno estrema,.
Quel che d'odore, e di color vincea
́Quel ch' infinita provvidenza, ed arte

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265

43

Quek

Quel ch' in Tessaglia ebbe le man sì pronte
Quella finestra ove l'un Sol si vede
Quella per cui con Sorga ho cangiat' Arno,
Quelle pietose rime in ch' io m' accorsi,
Qel rosignuel, che si soave piagne

Quel Sol, che mi mostrava il cammin destro

Quel sempre acerbo, ed onorato giorno

Quel vago, dolce, caro onesto sguardo

Quel vago impallidir che il dolce riso
Questa Fenice dell' aurata piuma.
Quest' anima gentil che si diparte

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65

Questa umil fera, un cor di tigre, o dorsa: 154

Questo nostro caduco, e fragil bène,
Qui dove mezzo son, Sennucio mio,

Rapido fiume, che d'alpestra vena
Real natura, angelico intelletto,
Rimansi indietro il sesto docim' anno
Ripensando a quel ch' oggi il ciel onora,
Rotta è alta Colonna, e 'l verde Lauro,

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Sal principio risponde il fine, et mezzo
S'Amore, o Morte non da qualche stroppio
Amor non è, che dunque è quel ch'i' sento? 141
S'Amor novo consiglio non apporta,
Se bianche non son prima ambe le tempie,
Se col cieco desir che 'l cor mi strugge,

Se lamentar augelli, o verdi fronde

Se la mia vita dall' aspro tormento
Se 'l dolce sguardo di costei m'ancide,
Se l'onorata fronda, che prescrive

Se 'l sasso, ond' è più chiusa questa valle,
Se mai foco per foco non si spense,
Sennuccio, i vo che sappi, in qual maniera
Sennuccio mio, benchè doglioso, e solo
Sento l'aura mia antica; e i dolci colli

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2:49

Se quell aura soave de' sospiri

232

Se Virgilio, ed Omero avesser visto

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Se voi poteste per turbati segni,

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Si breve è'l tempo, e il pensier så veloce,
Siccome eterna vita è veder Dio,

231

173

Sio avessi pensato, che si care

Signor mio caro, ogni pensier mi tira

S'io credesti per morte essere scarco

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S'io fassi stato fermo alla spelunca
Si tosto, come avvien che l'arco scocchi,
Si traviato è il folle mio desio
Solea lontana in sonno consolarme
Soleano i miei pensier soavemente
Soleasi nel mio cor star bella, e viva.
Solo, e pensoso i più deserti campi
Son' animali al mondo di sì altera.
Sonesto amor può meritar mercede,
Spinse amor, e dolor ove ir non debbe
Spirto felice, che si dolcemente
Stiamo, Amor, a veder la gloria nostra.
S'una fede amorosa, un cor non finto,

quella

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280

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248

Tempo era omai da trovar pace, o tregua
Tennemi Amor anni ventuno ardendo
Tornami a mente, anzi v'è dentro,
Tranquillo porto avea mostrato Amore.
Tutta la mia fiorita, e verde etade
Tutto 'l dì piango, e poi la notte, quando - 189

Vago augelletto, che cantando vai,
Valle, che de' lamenti miei se' piena:
Vergognando talor, che ancor si taccia,
Vidi fra mille donne una, già tale,
Vincitor Alessandro l'ira vinse,
Vinse Annibal, e non seppe usar poi
Vive faville uscian de' duo bei lumi
Una candida cerva sopra l'erba
Voglia mi sprona: Amor mi guida, e scorge
Voi ch' ascoltate in rime sparse il suono
Volo con l'ali de' pensieri al cielo

Zefiro torna, e 'l bel tempo rimena,

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17

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