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accennato, che le sensazioni crescono come il logaritmo delle eccitazioni, nè più, nè meno, ossia che sono il logaritmo di queste. Cioè, quando si abbiano eccitamenti crescenti in progressione geometrica, le sensazioni conseguenti dovranno aumentare in progressione aritmetica. Per esempio (nella supposizione che la base da determinare debba esser 2), dato che le eccitazioni sieno 1, 2, 4, 8, 16, 32, 64, 128 ecc. le rispondenti sensazioni saranno 0, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, ecc., vale a dire si avranno due serie, il cui rapporto è quello d'un logaritmo al suo numero; tutto il che in termini algebrici si enuncia così dal Delboeuf (Op. cit. p. 15): Sk log E. Può ammettersi questo modo di valutare l'intensità sensitiva? Io, pur passandomi di far osservazioni intorno alla formola del Delboeuf che è molto indeterminata (a cagione della base) e da lui non si prova, dico che la legge logaritmica enunciata non pur non è esatta, come concede il Professor di Liegi (Op. cit. p. 119), ma è falsa. Imperocchè quando fosse vero che alla eccitazione crescente d'intensità come le grandezze relative, dovesse rispondere una sensazione crescente come le grandezze assolute eguali, si avrebbe un effetto non proporzionato alla causa. Anzi, alla causa, in un caso, non risponderebbe verun effetto, e cioè all'eccitazione positiva risponderebbe una sensazione nulla, vale a dire:

E=1
S=0

Senonchè « ce sont là des conseguences inadmissibles.... Le sens commun conduit à mettre la sensation O en correspondance avec l'excitation O, le repos de l'oeil avec l'absence de lumière, le repos de l'ouïe dans le silence ecc. » ha scritto il Filosofo belga a proposito della formola del Fechner (Op. cit. p. 7). Al più: se vuolsi l'intensità della sensazione proporzionata all' eccitazione, dovrebbe porsi una proporzionalità diretta:

E=0 E=1 E=2 E=3
S=0 S=1 S=2 S=3

есс.

Così la voix d'un choriste fera sur moi un effet d'autant plus fort que cette voix est plus puissante.» (Delboeuf, Op. cit. p. 126). Sebbene neppur questa correzione reggerebbe a martello, per la ragione che, come s'è esposto anteriormente, tra eccitazione e sensazione non corre omogeneità e medesimezza di natura, e

perciò la legge che governa la sensazione è diversa da quella che regge lo stimolo esteriore.

Che se la proporzionalità diretta tra la sensazione e l'eccitazione non si può ammettere per ragioni a priori ed a posteriori e ně si vuole dagli stessi psicometri (Delboeuf, Op. cit. p. 121), se la formola logaritmica è non pur indegna d'ipotesi scientifica, ma assurda eziandio; seguene chiaramente che l'intensità delle sensazioni non si possa valutare con cifre e definire more geometrico. E si ponga ben mente a ciò che io scrivo. Non nego mica che tra sensazione ed eccitazione corra un certo rapporto; sarebbe negare ch' esiste rapporto tra causa ed effetto. Ma affermo e tengo fermamente che il suddetto rapporto, la suddetta proporzione non si possa da noi esprimere in cifre e misurare geometricamente, per non poter sottoporre a misura l'un dei termini, la sensazione, e solo ci è dato di valutarne l'intensità con espressioni più o meno approssimative, ma che non vanno al di là dell' eguaglianza, della superiorità e dell' inferiorità.

Quest'è il mio parere, Amico egregio, riguardo alla misura dell'intensità sensitiva proclamata dai nuovi psicologi. Ma che dirò io della misura del tempo in cui avvengono i fatti sensibili? Il tempo che impiega la sensazione chiamano tempo fisiologico, tempo di reazione, equazione personale. Ora, in che maniera trovano cotesto tempo? Lo trovano stimolando ed eccitando l'organo di senso e facendo si che il soggetto delle esperienze dia indizio colla mano quando ha percepito l'impressione, l'oggetto sensibile. La durata decorsa tra lo stimolo e il segnale è il tempo fisiologico, ossia il numero dei minuti o secondi che dura la sensazione. Cosi il Buccola (Op. cit. c. II, p. 35). La qual dottrina giudico nella maniera infrascritta. Che l'atto sensitivo si faccia nel tempo e soggiaccia alla sua legge, si concede volentieri; che impieghi per conseguenza, una certa durata, si accorda; ma che a noi sia dato di apprezzare questo decorso cronologico, ciò si nega rotondamente. Il mezzo proposto dal Buccola non approda guari alla verità. Che cosa è la sensazione? E un fatto pel quale l'anima unitamente all'organo sente un oggetto. Per cui il tempo di quel fenomeno dev'esser tale qual' è richiesto dall'organo animato, o, se è lecito dir così, dalla psiche organata per sentire l'essere esteriore. Definire, cogliere e limitare quel momento, quell'istante, quell' atomo e ridurlo in cifre, ecco che cosa vuol

dire misurare la durata della sensazione. Chi non definisce e non numera solo l'atomo cronometrico in cui avviene l'atto del sentire, ma favvi entrare altri momenti, costui non coglie il vero tempo sensibile e perciò le cifre che ne deduce non sono la vera espressione del momento psichico. Cosi accade al Professor torinese. Il tempo ch'ei chiama fisiologico non è l'espressione della durata dell'atto sensitivo, ma è la sintesi di tre tempi, 1° del tempo che decorre dallo stimolo alla percezione sensitiva del medesimo; 2o del tempo della percezione; 3° del tempo che s'interpone tra la percezione e il segno della mano. Ora, il primo e l'ultimo di questi tre tempi non entrano nell'atto percettivo e sensibile, non entrano nella durata della sensazione.

Infatti, prima che avvenga la sensazione c'è bisogno che l'apparecchio periferico e terminale dall'equilibrio naturale passi per via dell'equilibrio dinamico all' equilibrio statico, direbbe il Delboeuf, ossia si richiede che « l'apparecchio periferico di senso converta la forza viva che vi opera, lo stimolo esterno, in eccitamento nervoso » come scrive l'italiano psicometra (Op. cit p. 53). Poi l'espressione esterna trasformata in eccitamento nervoso deve essere condotta ai centri cerebrali. Or questi due periodi che dcmandano, il 1°, periodo sensorio latente, il 2o, trasmissione sensitiva periferica, possiamo computarli nell'apprezzare l'equazione personale, ossia il tempo della sensazione? No, affatto. Avvenuta la sensazione, prima che la persona d'esperimento segni colla mano l'atto già compito, l'eccitazione nervosa del cervello deve convertirsi in eccitazione motrice, e avuto luogo il conducimento del moto, deve accadere la contrazione muscolare. E tutto quest'altro periodo può farsi entrare come costituente del tempo fisiologico? Nemmanco. Il dire che tutti questi intervalli compongono un tutto organico, una serie quasi indissolubile di antecedenti e di susseguenti, e perciò dovere il tempo fisiologico tener conto di tutti, non vale, poichè noi parliamo unicamente del tempo che impiega la psiche una coll' organo per sentire l'oggetto, e non anche di ciò che precede e consegue l'atto stesso del sentire. La complicatezza ed inscindibilità dei momenti accennati doveva mettere forte in apprensione il prof. Buccola e compagni circa il compito cui si sobbarcavano. Se dunque dall'equazione personale diffalchiamo gli antecedenti e i conseguenti della sensazione, che resta? Resta l'atomo di tempo in cui avviene l'atto sensibile.

resta quel momento inscindibile in cui si compie il sentire. E questa piccolissima frazione del tempo fisiologico, l'unica che deve misurarsi per avere il netto, il vero tempo della sensazione, possiamo valutarlo con cifre? Risponda il Professor torinese: « La parte percettiva, (sono sue parole) quella che s'inizia coll'eccitamento dell'organo di senso si sottrae del tutto ad ogni calcolo. >> (Op. cit. p. 54.)

Ecco ciò che risulta, pregiatissimo e dotto Amico, dall'analisi che abbiamo fatta della psicometria sensitiva. Altro sono le scienze naturali ed esatte, altro le razionali e metafisiche; altro è la matematica, altro la psicologia, ciò che si dice per l'una non vale per l'altra ed ogni cosa ha le sue proprie leggi. Dai fenomeni meccanici dunque non si può misurare i fenomeni psichici e sensitivi; la misura degli eccitamenti non ci dà quella delle sensazioni; la durata e l'intensità del momento sensitivo sono irreducibili a cifre e misure. La psicometria dunque è impossibile e i suoi fautori peccano di falso supposto.

Roma, 25 luglio 1883.

ANGELO ANGELINI.

A. VI. V. 11.

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SISTEMA DELLE CONOSCENZE UMANE

Gli esseri fisici agiscono sui sensi e dalle impressioni, nascono le percezioni nell' intelletto. Questo si occupa delle sue percezioni in tre modi, secondo le tre precipue facoltà: memoria, ragione, immaginazione.

Con la prima fa un novero puro e semplice delle sue percezioni; con la seconda l'esamina, paragona, ordina; con la terza si piace imitarle.

Ecco una generale divisione delle conoscenze umane : la storia si riferisce alla memoria; la filosofia proviene dalla ragione; la poesia nasce dalla immaginazione.

I.

Memoria donde la Storia.

La storia è dei fatti; questi sono o di Dio, o dell'uomo, o della natura. I primi appartengono alla storia sacra; i secondi alla civile; gli ultimi alla naturale.

La storia sacra si scompartisce in istoria del popolo di Dio, contenuta nell'Antico e nel Nuovo Testamento, che in una parola dicesi Storia biblica; ed in ecclesiastica, che

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