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Dio. Se col mezzo delle istruzioni, che loro procurerete, si astengono di offendere Dio, e si daranno alla pratica della virtù (come lo speriamo), non avrete più motivo di temere ribellioni, poichè coloro che praticano la giustizia hanno in orrore queste sollevazioni. Noi asseconderemo le vostre buone intenzioni con tutto il nostro potere, essendo questo un dovere della carica che Dio ci ha imposto, quantunque ne fossimo affatto indegni. Noi avvertiremo coi nostri Brevi i vescovi dell' isola perchè abbiano una cura particolare del loro gregge. Finalmente vi esortiamo ancora una volta, come cari figli in Gesù Cristo, d'aver pietà di questo povero popolo afflitto già da tante perdite sostenute durante la guerra, e di governarlo colla clemenza piuttostochè colla forza. Poichè, oltre che questa condotta è più sicura per guadagnarsi il loro spirito e la loro affezione, è più conforme alle massime di Gesù Cristo, col soccorso del quale siete rientrati in possesso di questa isola. « Dato a Roma, il 24 aprile 1569. »

Dopo la cotanto desiderata partenza di Alfonso, Doria pubblicò una generale consulta da tenersi in Bastia il 30 aprile (1569) per dare un' assesto alle cose dell' isola. A questa concorsero, non solo tutti i primati, ma anche un gran numero di plebei. Il Doria accolse tutti con dolcezza ed affabilità (1) ripubblicò il decreto del perdono, e fece nominare una deputazione perchè si recasse in Genova a ringraziare quel Senato della benignità usata verso i ribelli.

Questa deputazione composta di 12 membri fu solennemente ricevuta in pubblica udienza e, Francesco da Sant'An

(1) Filippini, La Historia di Corsica, nella quale si narrano tutte le cose seguite da che si cominciò habitare infino all'anno 1594. Lib. XII, pag. 512.

tonio che la capitanava prendendo la parola fra le altre cose disse: «Noi entriamo come figliuoli pentiti degli errori passati e fermi di essere in perpetuo obbedienti, con certissima speranza, gittandoci nelle vostre braccia paterne, di essere ricevuti in grazia; e ciò tanto più speriamo in quanto che, sebbene molti di noi abbiano offeso la repubblica, ve ne sono però molti altri che separati da quei consigli non solamente non vi hanno colpa, ma sempre si sono adoperati, per quello che era in loro debito e far dovevano, i quali dalla comune disgrazia separare non si possono. »

Terminata questa allocuzione il Doge della repubblica si alzò in piedi ed in nome di tutto il senato rispose: « La repubblica vi ha sempre governato con quella giustizia che si conveniva, e con la medesima amorevolezza con la quale governa i cittadini di questa città: epperò contro ogni ragione vi siete ribellati. Pure l'affezione che vi portiamo, le parentele, le dipendenze e le congiunzioni che avete con molti di noi, ci fanno credere, che abbiate riconosciuto gli errori nei quali siete caduti: epperò siccome vi confermiamo liberamente tuttociò che il governatore vi ha conceduto, così dimenticando tutte le vostre passate colpe vi perdoniamo ogni offesa, accettandovi nell'istesso favore che prima presso di noi godevate.

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Dopo una tale risposta gli ambasciatori ottennero molte altre concessioni, e così dopo una guerra di circa 17 anni i Genovesi tornarono nel pacifico possesso dell'isola ove mercè una saggia amministrazione stabilirono una pace revole.

20 agosto 1883.
(Continua.)

V. DE BROGNÒLI.

du

ESAME

DELLE OBBIEZIONI ISTANZE ED ACCUSE DEI MODERNI FILOSOFI CONTRO L'IDEOLOGIA DELLA SCUOLA TOMISTICA

PARTE PRIMA

Esposizione.

Che gli Scolastici abbiano studiato attentamente e preso a risolvere l'astrusissimo problema dell'umana conoscenza generalmente si ammette. Sonovi, è vero, taluni che nol concedono; il Galluppi, per esempio (1) e il Maugeri (2) non fecero menzione del sistema ideologico della Scuola quando pur lo dovevano; altri (li citerò) apertamente asserirono avere gli Scolastici trascurato di risolvere la quistione gnoseologica. Ma ciò non reca meraviglia, e non è nuova siffatta negligenza verso la filosofia di s. Tommaso. Cabanis nel numerare le principali opinioni dei filosofi intorno all'uomo non fa motto alcuno dei filosofi del medio evo, e da Aristotele passa a Bacone. (3) La Romiguière ricordando le ipotesi tratte in mezzo per spiegare il commercio tra l'anima e il corpo, si tace di quella escogitata dai suddetti Pensatori; (4) e lo storico Schwegler quasi nulla dicendo della filosofia patristica

(1) Saggio filosofico sulla critica della conoscenza. Milano, 1846. (2) Corso di lezioni di filosofia razionale. Catania, 1866. (3) Rapports du physique et du moral de l'homme. Paris, 1882, t. I, Mémoire I.

(4) Lezioni di filosofia o saggio sulle facoltà dell' anima. Pavia, 1820, t. I, lez. IV.

e medioevale, dal neoplatonismo alessandrino salta alla filosofia moderna. (1) Fatto sta, però, che nella filosofia dell'età di mezzo come v'è un'antropologia, così èvvi un'ideologia sviluppatissima, ed alla quale, ha scritto lo stesso Balmes, non si può negare una grande importanza. (2) Perciò, se il presente ragionamento ha per materia l'ideologia della Scuola e dei seguaci di lei, posso andar certo che non pecca di falso supposto.

Ciò premesso, io m'avviso di far cosa grata non pur ai cultori del tomistico filosofare, sì anche a coloro che altramente la pensano, se dal cosidetto tempo del Rinascimento giù giù scendendo fino a noi, renderò pubbliche o richiamerò alla memoria alcune, se non tutte, di quelle numerosissime difficoltà ed accuse che molti filosofi, sì i mezzani e di second' ordine, come i capiscuola e corifei famosissimi, lanciarono contro la teorica delle idee e del conoscere professata e difesa da Aristotele a s. Agostino, Alberto Magno, s. Tommaso e Dante Alighieri, fino al Liberatore, al Sanseverino, al Cornoldi e al Zigliara. Per costoro, come per me, l'è questa una brutta pagina ch'io prendo a scrivere e ce ne duole profondamente l'animo leggendovi le molteplici conquiste fatte già dall' errore, l'ardire fortunato dell' ingiustizia, il discredito provenuto appo i dappoco riguardo al nostro sistema ideologico e il tripudio menatone dai nemici del medesimo. Però se realmente ci cale della verità, e teniamo fede ai principî sposati, la vista e il numero delle accuse ed istanze nemiche deve bentosto spronarci ad un'energica reazione e farci pronti a sciorre i nodi con innocenza o frodolentemente orditi, a sgroppare le difficoltà e sventare le menzogne. Dippiù, è bene che si rendan pubbliche le nemiche obbiezioni ed accuse, acciocchè se ne vegga il costrutto e la futilità ed ognuno le stimi a suo bell'agio. « Federico il Grande, sentito che villane trafitture si erano contro a lui appiccate su pe' muri, fece abbassare il cartello delle ingiurie, affinchè tutti potessero comodamente leggere. » (3) Nè gli avversarî prenderannosela a

(1) Storia della filosofia. Trad. (dal tedesco) dell' avv. S. Pizzi. Caserta, 1874.

(2) Filosofia fondamentale. Parma, 1854, 1. IV, c. VII, 45. (3) Card. Alimonda, Il sovrannaturale nell'uomo. Genova, 1881, vol. I, p. 124-125.

male, credendo essi che la luce acquisti loro rinomo e celebrità e fama di arditi sacerdoti del vero, e dovendosi pur da' medesimi concedere che altri possa, sempre con urbanità e decoro, esporre i propri pensamenti e tendere a quel polo che la ragione gli addita.

Premetto alcune avvertenze. 1.o Molti imbizzirono contro gli Scolastici e lor fecero delitto l'aver domandati i principî conoscitivi ossia le idee coi nomi d'immagini, similitudini, rappresentazioni incorporee delle cose conosciute, universali, specie e forme intellettive; quali sono Durando da s. Porziano, Guglielmo Occam, Mario Nizolio, Dandini, Reid, Stewart, Hamilton, Cousin, Laromiguière, Tracy, Mastrofini, Galluppi, Bonald, Balmes, Gioberti, Rosmini, Jourdain, Palmieri, Bonatelli, Mamiani, e tanti altri che per brevità tralascio. Ma discorrendo io di tutti questi in altro lavoro (1) che dal febbraio p. p. vede la luce nel Periodico bolognese La Scienza italiana, ho giusta ragione di dispensarmene nello scritto presente, rimettendo alla citata operetta chi bramasse informarsene. 2.° Quando nomino gli Scolastici e i Peripa tetici e li prendo a discolpare, intendo quelli soli che s'accordano colla filosofia del sommo Sofo d'Aquino e dello Stagirita corretto dall'Angelico. 3.o Si citeranno in mezzo così le critiche fatte all'origine delle idee, come quelle indirizzate contro alla loro natura, contro l'intelletto agente e il possibile, nonchè contro l'astrazione e tutto ciò che riguarda la questione ideologica spiegata giusta i principi della Scuola. 4.o Le critiche, le accuse, le obbiezioni ed instanze degli avversarî, per evitar la taccia di non ritrarle bene, di travisarle o scambiarle, reco in mezzo il più delle volte colle stesse loro parole.

Or eccomi ad esporre i pensieri degli antiscolastici ossiano antitomisti, sulla ideologia dell' Angelo delle Scuole e de' suoi aderenti.

Erasmo di Rotterdam chiama stolti gli Scolastici perchè « si vantano di distinguere le idee, gli universali, le forme separate, le materie prime, le quiddità, l'ecceità, ecc; tutti oggetti così piccoli, che se non m'inganno, non potrebbero distinguersi né meno cogli occhi di lince.» (2) E mette in derisione, le

(1) Studi ideologici in difesa di s. Tommaso e della sua Scuola. (2) Elogio della Pazzia. Antica versione italiana nuovamente

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