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Roma, 1890.

Tip. della Camera dei Deputati.

H

ANTOLOGIA

DI

SCIENZE, LETTERE ED ARTI

TERZA SERIE

VOLUME TRENTESIMO

DELLA RACCOLTA VOLUME CXIV

ROMA

DIREZIONE DELLA NUOVA ANTOLOGIA

Via del Corso, N. 466

1890

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NEL PRIMO CENTENARIO DI LAMARTINE

(Ottobre 1790-1890).

< Lamartine c'est la poésie même. » THEOPHILE Gauthier.

I.

Oggi che la Francia celebra con feste solenni il primo centenario di Lamartine, parmi opportuna occasione di ricordare anche in Italia questo insigne poeta che ebbe fra noi ammiratori e imitatori entusiasti, e fieri e implacabili detrattori; e che fu per lunghi anni uno dei più letti e discussi fra gli scrittori stranieri.

La giovine generazione, devota al positivismo scientifico, e che nella poesia, se mai se ne occupa, cerca ed ammira soprattutto il tecnicismo dell'arte, la forma e l'esecuzione, è mal preparata a simpatizzare con lo splendido lirismo di primo getto, con l'intonazione religiosa dei versi di Lamartine. Egli già sembra lontano da noi di qualche secolo. Una generazione di industriali, di positivisti, di ingegneri, di fisiologi, di agenti di cambio, di evoluzionisti e di vivisezionisti, che cosa volete che intenda delle Meditazioni, e di Jocelyn? E i giovani artisti, dilettanti e scettici, idolatri del piacere raffinato e del comfort, come volete che comprendano il biblico entusiasmo, i salmi ardenti, i patriarcali paesaggi ed idilli, e gli angelici amori delle Armonie? Ai giovani che sospiravano col poeta:

Que ne puis-je porté sur le char de l'Aurore,
Vague objet de mes voeux, m'elancer jusqu'à toi!

son succeduti quelli che invece di invocare inutilmente le char de l'Aurore, prendono un fiacre per andare dal « caro oggetto » e vi fanno montare anche lei.... A Elvire è succeduta Mephistophėla.

Non importa. Riviviamo per un momento in un Eldorado di luce, di musica, di ispirazione celeste; respiriamo per poco l'aure di un lirico Eliso. Lamartine è come il miele: preso in abbondanza, stucca; a piccole dosi, è un nutrimento soave, e riconforta lo stomaco. Aprite a caso un volume delle Meditazioni, e leggete. Tutta la molle e divina poesia del golfo di Napoli è condensata in quei versi. Chi non ricorda Ischia, l'Addio al Mare, il Canto d'amore, il Golfo di Baia, Le Premier Regret? Come Roma e la desolata Campagna ispirarono Chateaubriand, così Napoli rivive nei versi e nelle prose di Lamartine. Si direbbero scaldate al sole di Sorrento, illuminate dai pleniluni di Mergellina e Posilipo.

Pochi libri son venuti alla luce proprio nel loro momento come le Meditazioni poetiche. I giovani della Restaurazione erano i figli degli uomini della Rivoluzione e dell'Impero. Eran cresciuti fra gli orrori e gli eroismi, i trionfi e i disastri titanici di quell'epoca tragica. Il Terrore, Waterloo, erano di recente data. Le scosse erano state troppo violente; e molte anime sentivano una stanchezza profonda, un sentimento di vaga tristezza, un bisogno di pace, di raccoglimento e di fede. Fu allora che si fece udire la poetica voce di Lamartine. Parvero note di arpa eolia dopo l'uragano. A una moltitudine che usciva dalle tenebre del dubbio, che aveva ancora dinanzi agli occhi la ghigliottina di Robespierre, e negli orecchi il cannone di Napoleone, questa insolita nuovissima voce parlò di Dio, di speranze immortali, di amore puro cantò la pace della campagna, il murmure dei limpidi laghi, la grande malinconia dei paesaggi autunnali, il mistero e la poesia delle stelle.

Da chi derivava questa voce poetica! A qual filo di tradizione si riattaccava? A nessuno. Lamartine deriva solo dalla Natura e da sè medesimo. Quando nel 1819 comparve il suo primo volume, trionfavano ancora Parny e Delille. André Chénier era appena conosciuto. Il solo vero poeta che avesse allora la Francia, Chateaubriand, scriveva in prosa. Predominava un classicismo poetico di seconda e terza mano, una poesia senza sentimento, senza ritmo, senza colorito, una cosa morta insomma. Lamartine prima, assai prima di Victor Hugo, (ed è giusto di rammentarlo) ridonò all'arte l'ideale e la vita, e rese possibili i futuri poeti.

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