Col guardo in terra, e co' sospiri in Croce A Gesù, che tradii, torno dolente, Egli, che offeso ancor d'amor si cuace, Da la strettezza, onde più forza prende, Segue pioggia di lagrime amorose, Chi ben porrà mente alla pienezza, forza condotta di questo Sonetto, confesserà meco senza difficoltà, ch'esso è uno degli ottimi. Questo è sapor pellegrino. Un' enfasi mirabile sta nell' ultimo verso del primo Terzetto, una gran te nerezza nell' altro. Co sospiri in Croce; vuol dire, ch'egli spira verso la Croce: so che tutti l'intendono; ma non so, se tutti approveranno la maniera dello spiegarsi, J Dell' Avv. Giovan Battista Zappi. resso è il dì, che, cangiato il destin rio, Rivedrò il viso che fa invidia a i fiori; Rivedrò que' begli occhi, e in que' splendori L'Alma mia, che di là mai non partio. Giunger già parmi, e dirle: o fida Clori. Ella dirà dov'è quel gruppo adorno De' miei crin, ch'al partire io ti donai? Diremo, io le mie pene, ella i suoi guai. Va riposto fra gli Ottimi,, anzi fra gli Ortimi ha pochi pari. Mira, che tenerezza e dolcezza appare in tutto, e spezialmente nel secondo Quadernario, e quanto sieno a un tempo stesso naturali e facili, e facilmente espressi questi si affettuosi pensieri. Chi più s'intende di Poesia, sa che nulla v' ha di più difficile, che il comporre con tanta facilità e naturalezza di sensi e di frasi. Ma i due ultimi versi più d'ogni altra cosa mi rapiscono. Quel rivolgere inaspet tatamente il ragionamento ad Amore, quel repli car si soavemente la parola vieni, e immagina re così dolce il rivedersi e parlarsi di questi due amanti, che Amore possa impararne dej sospiri e delle tenerezze nuove, non può non ap. pellarsi un pezzo incomparabile di lavoro poetico. Del Sen. Vincenzo da Filicaja. Italia, Italia, o tu, cui diè la sorte Dono infelice di bellezza, ond' hai Che in fronte scritti per gran doglia porte; Deh fossi tu men bella, o almen più forte, Ch' or giù dall' Alpi io non vedrei torrenti Nè te vedrei del non tuo ferro cinta Fu composto questo Sonetto per le guerre passate, ed è senza fallo uno di quelli che son perfetti ed ottimi, e che sopra moltissimi altri a me piacciono. Bisogna ben che abbia uno sventurato rozzissimo ingegno, chi non sente la nobiltà maestosa di questi pensieri. L'intrecciatura generale di tutta la composizione, e la particolare de' sensi del secondo Quadernario, sono di raro artifizio. Ma il tutto è vinto in bellezza dall'ultimo Ternario, siccome quello che contiene un vero nobilissimo, esposto mirabilmente in forma ingegnosa. Tanto piacque anche in Francia un si bel Componimento, che l' Ab. Regnier, dottissimo Scrittore, e non men fa moso nella Francese, che nell' Italica Lingua, volle farne una Traduzion latina, corrispondente in bellezza allo stesso originale ... Chi del tuo bello ai rai ec. Non saprei rendere ragio ne, perchè non finisca di piacermi questa for 0 di dire. Forse la trovo più convenevole, ad argomento amoroso che a questo eroico. Forse ancora dice di più di quello che dir si dovreb be. Ma è probabile che altri di gusto più fino del mio giudichino diversamente: poichè in fine il Poeta vuol qui esprimere l'amore sviscerato, che portano alcuni a questa Donna Reale per farsene possessori, e certo con questa maniera di dire l'esprime. Dell Avvoc. Giovam-Battista Zappi fin col teschio d'atro sangue intrisa Tornò la gran Giuditta; e ognun dicea: Viva Eroe. Nulla di Donna avea, gay Fuorchè 'l tessuto inganno, e 'l vago viso. ་ Corser le Verginelle al lieto avviso; Cento Profeti alla gran Donna intorno Forte ella fu ne l'immortal vittoria ; E' opera piena di novità e di grazie, e'dilettevole al maggior segno. Se qualche severo Giudice restasse poco pago del quarto verso quasi ad argomento sacro, serio e sublime, mal si adatti quel vezzo del tessuto inganno; e medesimamente se paresse a taluno essere più galante che soda la riflessione fatta, che le Verginelle non osavano baciar la mano a Giuditta io risponderei, che il Poeta ha consigliatamente voluto rallegrar l'argomento, non essendoci mica obbligazione di trattar con gravità severa tutt'i soggetti gravi... Stavasi tutta umile, è કે sopra modo vivo e leggiadro questo pensiero. Il Petrarca si rallegrerebbe, veggendo d' avere aju tato altrui a fare una sì bella dilicata chiusa di un Sonetto, che certamente è uno degli ottimi. Qui finiscono le Annotazioni |