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è difficile a mettersi in pratica, ed il Menzini ottimamente una tale difficoltà ci scopre, allorche nella sua Poetica lasciò scritto:

suo,

Questo breve Poema altrui propone
Apollo stesso, come lidia pietra

Da porre i grand' ingegni al paragone.

Il famoso Padre Rapin nondimeno nelle sue riHessioni sulla Poetica francamente afferma, che un ingegno anche superfiziale è capace con un po' d'uso di Mondo a tessere un'opera di tal portata. Ma si contenti questo celebre Critico Francese, che noi ci appigliamo anzi ch' al al sentimento del Menzini, assai più giusto e più autorevole ancora del suo, come di colui, che dà i precetti d'un'arte, ch'esso medesimo esercitò con tanta lode. Che se il Rapin avesse talvolta per prova sperimentato quanta fatica si ricerchi a ben condurre un Sonetto, avrebbe senza fallo cangiata opinione; dacché è chiaro, che a riuscire con fortunato successo nel lavoro di un tal Componimento, vi vogliono e acume d'ingegno, e assiduità d'eser cizio, ed abito di scienze, senza i quali requisiti indarno si può sperare di produrre in sì fatto genere di Poesia cosa, che meriti applauso. Quindi è, che io restai stordito nell'udire la prima volta il celebre P. Zucchi Olivetano rispondere improvvisamente per le rime ad ogni Sonetto ch'altri gli proponesse, e rispondere con nobiltà di pensieri, con isceltezza di locuzione e con novità di concetti: cose tutte, che a me sarebbono costate la fatica di più giorni. Crebbe però la maraviglia, quando sopra tre proposti soggetti l'udii cantare per ben tre ore, esaminando i più profondi misteri dell' Astronomia, della Fisica e della Teologia con tanta abbondanza di fantasie, vaghezza d'immagini,

vivezza di sentenze, vastità di erudizione, che io non so ricordarmene senza confessar per vero il da d'Ovidio:

Est Deus in nobis, agitante calescimus illo.

Ma se agevole a questo Letterate riesce il comporre improvvisamente un Sonetto, non così avviene a tutti. Il Mendozza favellando dell' Epigramma disse: Jam vero quanta sit ejus difficultas, inde liquido constabit, quia nullum est Poema, quod minus vitium aliquod patiatur quam Epigramma. Ed il Sonetto, anche in cie molto simile all' Epigramma, non sa tollerare nella sua Composizione qualunque minimo errore; e se nelle grandi opere una qualche imperfezione, o si compatisce, o non si avverte, aelle piccole, tra le quali è annoverato il Sonetto, qualsisia minuto neo dà subito negli occhi ne v'ha chi rattener si possa dal riprenderlo e biasimarlo; onde va seguitando il sopra lodate Menzini:

In lungo scritto altrui si può far fraude;
Ma dietro un breve, subito si posa

L'occhio su quel che merta biasmo o laude.

Ogni piccola colpa è vergognosa

Dentro un Sonetto, e l'uditor s'offende

D'una rima, che venga un po' ritrosa▾
se per tutto ugual non si distende,
O non è numeroso, o se la chiusa

Da quel che sopra proporrai, non pende.

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In somma il Sonetto, come nelle piccole pitture, dimostra in uno stante o le sue bellezze, o suoi difetti? poichè l'occhio del Leggitore prende in un tratto ciò ch'egli contiene. de ad esso, come ad un bel diamante, che

resta enormemente offuscato, e smonta total mente di pregio per quel piccol neo, che in altra quantunque preziosa pietra nulla punto si curerebbe. Nè so con qual fondamento`s'abbia detto il Castelvetro nella particella quinta della. terza parte della Poetica di Aristotele, che in Poema grande appariscono chiaramente gli errori, i quali in Poema piccolo e modesto non si discernono con molta agevolezza;,, conciossiacosache (son quest' esse le sue parole) i Sonetti, gli Epigrammi, e simili piccoli Poemi, sono simili alle figure picciole, stando celato negli uni, e nelle altre di leggieri ogni gran difetto. Di che può rendere vera testimonianza il Petrarca, il quale avendo acquistata lode maravigliosa per li Sonetti; e per li Poemi brevi, non ha potuto schivare biasimo, quando ha tentato di allargarsi e di usare grandezza scrivendo Capitoli." Anzi di qui io ne traggo argomento favorevole al nostro assunto; perche s'egli ha acquistata grandissima lode per li Sonetti, ciò è addivenuto per aver esso condotto con tutti i numeri della perfezione un Poemetto, che a ben tesserlo s'incontrano dagl' ingegui anche più rari difficoltà innumerabili. Laddove in ordine di Composizioni più lunghe, quali sono i Capitoli, ancorchè sieno essi lavorati con tutto il buon gusto, non si può sperar quella lode, che ne deriva dall' accozzar perfettamente i Componimenti più piccoli, a cagione delle minori difficoltà che s'incontrano in comporre i più grandi. S'aggiunga, che se vera fosse l'opinione del Castelvetro, dovrebbe dirsi, che i Sonetti del Petrarca in tanto universalmente sono lodati, in quanto ravvisar non si possono i loro difetti: appunto, perchè com' gli dice, in. Poema piccolo, e modesto, non si discernono. Ma questo sarebbe un tacciare di dabbenaggine tanti valentuomini, che per entro a que' Componimenti seppero bensì ritrovar qual

che neo, ma tale, che a paragone delle tante bellezze che in essi si ravvisano, può passare, quasi mi sfuggì detto con gloria; non esserdo difficile, che tra molte monete che trabocca-> no, ve ne sia qualcheduna che non arrivi al giusto sue peso. Quindi non è mica vero, che dalla composizione de' suoi Capitoli egli ne ab bia ritratto biasimo, come attesta nel suddetto passo il Castelvetro; ma al più non ne ha ot tenuto quell' universale e smisurato applauso, che gli hanno partorito i piccoli Poemi del suo Ganzoniere. Imperciocchè, sebbene in essi non si ravvisi, quella purità, nè diverse altre bel lezze poetiche che si luminose risplendono ne' Sonetti e nelle Canzoni, ciò non ostante non mancano però di racchiudere in sè stessi delle bellissime descrizioni, e de' Versi lavorati con isquisitezza, ed altre maestrevoli pennellate, che dagl' intelletti più discreti, anzi che una biasimevole disapprovazione, esigono molta lode. Camillo Pellegrino fra gli altri sentì bene tutt' altramente del Castelvetro; dacchè nei Trionfi, e particolarmente in quello della Divinità, non solo nello stile, ma anche nelle ma terie pose il Petrarca a confronto di Dante. Ma ponghiamo, che sia vero, come in fatti è così, che i suoi Capitoli scadano non poco da quella perfezione, con cui il Petrarca compose l'altre Opere sue poetiche; non per questo si dee dire ch'egli ne abbia riportato biasimo ma che sia degno di scusa, e di compatimen to, non essendo essi, come riferisce il Tassoni, stati pubblicati da lui, per non aver avuta l'ultima mano.

Nel resto ritornando a noi, io replico, che il Sonetto è uno de' più difficili componimenti che vanti la nostra lingua; e che, siccome al dir d' Aristotele, in bianca vesta maggiormente

cca una quantunque minima macchia: in ve candida, atque munda vel minima macula

è difficile a mettersi in pratica, ed il Menzini ottimamente una tale difficoltà ci scopre, ailorchè nella sua Poetica lasciò scritto:

Questo breve Poema altrui propóne
Apollo stesso, come lidia pietra

Da porre i grand'ingegni al paragone.

Il famoso Padre Rapin nondimeno nelle sue riHessioni sulla Poetica francamente afferma, che un ingegno anche superfiziale è capace con un po' d'uso di Mondo a tessere un'opera di tal portata. Ma si contenti questo celebre Critico Francese, che noi ci appigliamo anzi ch' al suo, al sentimento del Menzini, assai più giusto e più autorevole ancora del suo, come di colui, che dà i precetti d'un'arte, ch'esso medesimo esercitò` con tanta lode. Che se il Rapin avesse talvolta per prova sperimentato quanta fatica si ricerchi a ben condurre un Sonetto, avrebbe senza fallo cangiata opinione; dacché è chiarɔ, che a riuscire con fortunato successo nel lavoro di un tal Componimente, vi vogliono e acume d'ingegno, e assiduità d'esercizio, ed abito di scienze, senza i quali requisiti indarno si può sperare di produrre in sì fatto genere di Poesia cosa, che meriti applauso. Quindi è, che io restai stordito nell'udire la prima volta il celebre P. Zucchi Olivetano rispondere improvvisamente per le rime ad ogni Sonetto ch'altri gli proponesse, e rispondere con nobiltà di pensieri, con isceltezza di locuzione e con novità di concetti: cose tutte, che a me sarebbono costate la fatica di più giorni. Grebbe però la maraviglia, quando sopra tre proposti soggetti l'udii cantare per ben tre ore, esaminando i più profondi misteri dell' Astronomia, della Fisica e della Teologia con tanta abbondanza di fantasie, vaghezza d'immagini,

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