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Certamente questo è lo scopo, che nel dare alla luce questa piccola Raccolta di Sonetti io mi sono prefisso: porgere alla Gioventù un libro di sano sapore, onde diletto insieme, ed utilità ella ne possa col tempo ritrarre. Nel che, a dir vero, penso con un solo trar d'arco di fare due colpi: Avvezzare, cioè, al buon gusto i Principianti, onde nel giudicare del bello poetico il loro intelletto non erri; e preservare ad uno stesso tempo il loro cuore da certi componimenti, quorum summa gratia, potrebbe dir Tertulliano egualmente che degli spettacoli de' suoi tempi, (*) de spurcitia plurimum concinna ta est.

Anzi, perchè gli amori, avvegnachè onesti e onestamente trattati, sogliono se non altro inrenerir l'animo de' Giovani, e piegarlo ad una certa leziosa morbidezza, che di leggieri del loro arbitrio s'impadronisce, e soavemente ad amare li porta; io a bella posta ho tralasciato d'inserire in questa Raccolta molti di que' Sonetti, che sopra sì fatte materie si raggirano; i quali comunque eccellenti, in paragone, però di molti altri o eroici, o sacri, o morali, non s'alzano più in là che a meritarsi la lode d'in gegnosi delirj, atti solo a svegliar compassione in chi considera tanti valent' uomini tutt' intenti a descriverci i movimenti d'una passione che risiedendo nella parte inferiore del nostro appetito, dovrebbe anzi con ogni sforzo occultarsi, come quella che se non reca vergogna, è però sempre indizio di debolezza. Egli è ben vero, che per far gustare ai giovani il sapore di tutti gli stili, anche degli amorosi, ne porpiù d'uno sotto i lor occhi, ma tale che per novità di fantasia, per limpidezza di pensieri, per nobiltà d'espressione, o per altra

*) Lib. de Spea. c. 71.

singolar dote degno sia di fare una distinta comparsa.

Quindi per maggior lor profitto anderò io a volta a volta accennando i pregi di ciascun So-. netto, e qualche piccol neo ancora, che in essi per avventura mi avvenisse di travedere, non per vanità ch'io abbia di fare il critico, ma per puro zelo di giovare altrui; avvertendo il Lettore, che il passar che farò talora sopra qualche Sonetto senza punto considerarlo, procede, o perchè la sua bellezza di per sè stessa è troppo visibile, o perchè le osservazioni, che far si potrebbono intorno ad esso, già si sono fatte sopra alcun altro di simil tornio.

Prima delle mie porrò le osservazioni fatte dall eruditissimo Sig. Muratori sopra alquanti Sonetti, che nel Tomo secondo della sua Perfetta Poesia egli raccolse, e son ben tali per dirittura di giudizio, e per modestia di criti ca, ch'ogni Letterato debba sapermi grado d' a verle qui in un libro portatile ristampate: checchè si dica nella Prefazione alla Rettorica di, Annibal Caro il Dottor Biagio Schiavo il qua le scagliandosi contra il preaccennato suo libro. pretende, che i giovani per poetare in lingua italiana, con altri non si consiglino, che con la Poetica d'Aristotele: volendo per conseguenza che null'altro si sappia fuor che quello, che da' nostri buoni antichi si seppe. E mal per le Scienze tutte, e per le arti se questa sua opinione nasceva molti secoli prima. Tante belle scoperte, che nella Medicina, nella Fisica, nelle Matematiche si sono fatte; e tante notizie, che si sono avute intorno a molti punti essenziali di Geografia, di Storia, di Erudizione si giacerebbono al bujo, se la Critica, l'Osservaaione, e le replicate Sperienze de' Moderni non le avessero messe nel più bel punto di luce. In somma bisogna venerare gli Antichi, ma degni di somma lode sono que Moderni, che'

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colle bilancie d'una modesta, civile e ragione-
volissima Critica vanno pesando l'opere loro, e
si studiano, come ha fatto il Muratori intorno.
al Petrarca, di scoprirne il bello, e di notarne
insieme quelle piccole macchie, dalle quali,
senza lasciar d'esser uomo, niuno Scrittore per
eccellente ch'e' sia, può darsi il vanto d'andar
esente. Leggasi la Prefazione ch'egli fa alle
tre Canzoni del Petrarca sopra gli occhi di M.
L. inserita nel secondo Tomo della P. P. Le lo-
da egli infinitamente, e si dichiara, che non
lasceranno esse di essere que' preziosi lavo-
ri, che sono, quando in esse per avventura si
discoprisse qualche neo. Si può egli parlare con
più di riservo, e venerazione d'un tanto Auto
re? malo Schiavo non vuol tante cirimonie:
vuole che ad occhi chiusi si creda in
tutto agli
Antichi è tristo colui, che fa altrimenti; la
minor taccia, che gli scagli contra, è quella
d'Ignorante, e di Corruttore delle belle lettere..
Ma compatiamolo non guarda egli all' utilità
che con somiglianti giudiziosissime critiche si
reca al giovani; guarda solo alla privata opi-
nione, che in capo forse gli misero que' due
gran tiranni, e di ogni retto giudizio nimici
implacabilissimi,

C

S

Odio, ed Amor, che mai non disse vere

Nel resto il trattato della P. P. ha per sè il voto di tanti valent? uomini, quali sono gli Scrit tori de' Giornali di Trevoux, Monsignor Fonta nini l'Abate Alessandro Guidi, il Marchese Gioseffo Orsi, il Crescimbeni, l'Abate Antonia Maria Salvini, e tutta in somma la Repubblica letteraria, ch'altro vi vuole a ritargli l'immortalità che si merita, che il dire col Sig. Schiato, ch'esso è pieno di sefisticherie.,, Assai gentilmente, così scrive infronte ad esso Libro, it Cottissimo Padre Sebastian Pauli, hanno scritto

sopra i Precetti della nostra Poesia Italiana, it Castelvetro, il Trissino, il Fioretti, il Ruscelli, il Menzini, il Crescimbeni, il Gravina, e tanti altri; ma niuno è forse andato tanto in su, quanto il Muratori, nè v'ha chi siasi avventurato a cercar così lontano i principj di quest' arte, quali poi ha egli esposti con tutta chiarezza, e con quella fina erudizione, che per mio avviso è uno de' principali ornamenti di questo trattato

E valgia questa piccola digressione non tanto a gloria del Sig. Muratori, quanto a far noto ai Lettori di quanto peso per me sia siccome in ogni altra, così pure nelle presenti materie poetiche il giudizio d'un si celebre Letterato. Se verrà fatto buon viso a questa raccolta, le terrà dietro quanto prima un' altra di Canzoni di Egloghe, e di parecchi altri Componimenti più scelti.

DISSERTAZIONE

INTORNO AL SONETTO

La Poesia, o s'abbia riguardo all'essere ella

venuta al Mondo prima d'ogni altra scienza, oppure all'uso, a cui fino da' primi tempi fu destinata, merita certamente d'esser chiamata come parecchi a buena equità la chiamarono arte soprammodo eccellente, e divina. Cominciò ella, per avviso d'Eusebio nella Preparazione evangelica, ad essere in fiore presso gli antichissimi Ebrei ond'è che Mosè fra tutti gli Scrittori il più antico, passato ch'ebbe il mar rosso, si volse a Dio col cuore, e colla voce, e di spirito divino ripieno, siccome insegna Gioseffo Ebreo (2), compose versi esametri in rendimento di grazie all' Autore d'un benefizio si segnalato. Quindi passando quest'arte ai Greci, tanto ella alzò grido fra loro, e montò in istiina, che i Professori di essa non con altro nome si chiamavano, che con quello d' Interpreti degli Dei, di veri Sapienti; e Strabone contra Eratostene favellando si avanza a dire, che a suoi dì (b) universalmente si affermava, solo il Poeta esser savio. La qual eccelsa lode ben giustamente fu data a' Poeti come quelli che furono i primi ad insegnare la vera Sapienza, ed a guidare piacevolmente la Gioventù alla vi ta virtuosa. Il perchè Lattanzio Firmiano fra gli altri parlando della Giustizia (c), fonte inesausta della virtù, ebbe a scrivere : quam non modo Philosophi quæsierunt, sed Poetæ quoque &

(a) Lib. 2. antiquit.
Lib. 1. Georg.

ib. 5. inst. c. 5.

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