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Oimè, terra è fatto il suo bel viso,
Che solea far del Cielo,

E del ben di lassù fede fra noi.
L'invisibil sua forma è in paradiso,
Disciolta di quel velo,

Che qui fece ombra al fior degli anni suoi,
Per rivestirsen poi

Un'altra volta, e mai più non spogliarsi;
Quand' alma e bella farsi

Tanto più la vedrem, quanto più vale
Sempiterna bellezza, che mortale.

Oimè: qui fa la voce oitnè di tre sillabe, e di sopra (Son. I) l'ha fatta di due. T.

Fatto, divenuto

Velo,

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Che soleva far fede, testimo

nianza, mostrarci un'immagine, del Cielo ec. L'invisibil sua forma, l'anima corpo Che qui fece ombra al fior ec.: accenna con questo, che Laura mori in fresca età Spogliarsi, per spogliarsene. T. Alma, eccellente..

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Eccolo già passato a considerar le bellezze corporee di Laura. Prima le rammenta cadate e venute meno, parlandone con tre mirabili versi, Oimè ec.; e poi considera saviamente, ch'ella ricupererà un giorno queste medesime bellezze, e con accrescimento infinito. M.

Più che mai bella, e più leggiadra donna
Tornami innanzi, come

Là dove più gradir sua vista sente.
Quest' è del viver mio l'una colonna:
L'altra è 'l suo chiaro nome,

Che sona nel mio cor si dolcemente.
Ma tornandomi a mente,

Che

pur morta è la mia speranza viva
Allor ch'ella fioriva;

Sa ben Amor, qual io divento; e (spero)
Vedel colei, ch'è or sì presso al vero.

Tornami davanti in sogno, come in quel luogo, al cospetto di quella persona, dove conosce esser più cara e grata la sua vista - Colonna, sostegno · La mia speranza viva, Laura, allor ch'ella era sul fior dell'età Vedel, lo vede - Al vero, a Dio, fonte di verità.

-

Con buona licenza del Muratori, a cui piacciono i cinque ultimi versi, non parmi corrisponder gran fatto la presente stanza all' altre di questa bellissima canzone, notandovi qualche sconnessione nell'orditura e non so che ancora di stento, compagno inseparabile della freddezza, dalla qual pure non la trovo del tutto esente: nè in somma saprei in essa lodare se non che forse il primo, il sesto, e l'ultimo verso. *

Donne, voi che miraste sua beltate,

E l'angelica vita,

Con quel celeste portamento in terra,
Di me vi doglia, e vincavi pietate;
Non di lei, ch'è salita

A tanta pace, e m' ha lasciato in guerra;
Tal che s'altri mi serra

Lungo tempo il cammin da seguitarla,
Quel, ch' Amor meco parla,

Sol mi ritien, ch'io non recida il nodo:
Ma e' ragiona dentro in cotal modo:

E vincavi pietate, ed abbiate compassione di me — Tal che, talmente che, s'altri, se la natura, il destino, m'impediscono di seguitarla, col prolungare la mia vita, null'altro mi ritiene dal troncare il nodo di essa vita, dall'uccidermi, se non quello che Amore mi parla, mi ragiona, dentro di me E' per ei, toscanismo.

Bel salto è ancor questo di rivolgere il suo dire alle donne già conoscenti di Laura. Vuol compassione da loro; ed è squisita quella riflessione e spiegazione, che all'improvviso aggiunge dicendo: Non di lei, perchè in mezzo alla propria sciagura egli non lascia di conoscere la fortuna di Laura. M.

Pon freno al gran dolor, che ti trasporta:
Chè soverchie voglie

per

Si perde 'l Cielo, ove 'l tuo core aspira;

Dov'è viva colei, ch' altrui par morta;
E di sue belle spoglie

Seco sorride, e sol di te sospira;
E sua fama, che spira

In molte parti ancor per la tua lingua,
Prega, che non estingua;

Anzi la voce al suo nome rischiari,
Se gli occhi suoi ti fur dolci, nè cari.

-

E

E seco Pon', poni Per soverchie voglie, per troppo volere sorride di sue belle spoglie, e sorride fra se stessa di vedere divenuto terra il suo corpo, ch'era si caro ad altrui. GESUALDÓ. prega, che tu non estingua la sua fama che vive in molte parti ancora mercè i tuoi versi; ma rischiari, illustri, anzi sempre più la fama del suo nome cantando di lei — Nè, qui sta per e.

Vaga invenzione è l'introdurre qui Amore a favellare in cuor del Poeta, e a consolarlo. Parla bene costui ne'tre primi veisi, ma di gran lunga più ne' tre altri seguenti. M.

Fuggi'l sereno e 'l verde;

Non t'appressar, ove sia riso, o canto,
Canzon mia, no, ma pianto:

Non fa per te di star fra gente allegra,
Vedova sconsolata in vesta negra.

Ma dove sia pianto

dova ec. di star fra ec.

Non fa per te, non conviene a tc, ve

Corrisponde questa chiusa alla bellezza delle stanze antecedenti, e leggiadramente persuade alla canzone di fuggire ogni cosa allegra, come se fosse donna vedova vestita a bruno. M.

La chiusa di questa canzone è dello stesso tenore del resto, ed ha in se l'impronta della commozione e del dolore, il quale da per tutto vi si mostra vero, tenero, ed anche profondo, senza cessare per questo d'esser poetico ed ingegnoso, G.

Questa Canzone è una delle belle cose che abbia fatto il Petrarca, e può servire di modello a chi vuol trattare una materia piena di dolore e d'affetto. Infatti spira da capo a piedi un'incomparabil doglia, ed un intenso amore per Laura. Contiene poi tante figure e voli poetici, tanti nobili, vaghi, ed affettuosi pensieri, che non solamente la rendono oltremodo adorna e vivace, ma ancora un'eccellente fattura. M.

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