Dal laccio d' or non fia mai chi mi scioglia, Della sua vista dolcemente acerba, La qual dì e notte, più che lauro, o mirto, Di fronde il bosco, e la campagna d'erba. Che giova, Amor, tuo' ingegni ritentare? Dal laccio d' or cc.: accenna le chiome bionde di Laura - Irto, scomposto, rabbuffato. E vuol dire ch'esse lo invaghivano sempremai, o fossero raccolte con una artificiosa noncuranza, o fossero arricciate, o scompigliate e rabbuffate Dall' ardente spirto della sua vista, dalla somma vivacità de' suoi occhi. Mal detto * Quando si veste e spoglia ec cioè tutto l'anno, ognora Superba, chiama tale la morte, parendogli ardimento inaudito l'aver ella potuto disfare così bell'opra del cielo, di natura, e di amore. B. Ond' io, dal quale io Quantunque, quanto unque, quanto mai, gira il mondo; in tutto il circuito del mondo - Il secondo; un altro nodo simile a quello. L. Sciogliersi dal laccio d'oro dei crini è metafora che non saprei biasimare: ma non so se possa dirsi lo stesso dello sciogliersi dall' ardente spirto della vista . M. L'arme tue furon gli occhi, onde l'accese E ragion temean poco; Chè contra 'l ciel non val difesa umana: Avrian fatto gentil d'alma villana; Dovesse il pregio di più laude darsi. L'abito, il costume L'arme tue furono gli occhi ec. e furono il pensare, e il tacere ; il riso ec di Laura Che 'ntese, che udite, avrian fatto gentil d'alma villana, d'un'alma rozza e feroce n'avriano fatto una gentile e mansueta. È concetto di Dante nelle rime liriche. M. Piana: piano è l'opposto dell'altero. SALVINI . Modesta, dimessa. Or quinci, or quindi; or di qua, or di là A cui, a chi; cioè se allo starsi ben seduta, o ben ritta. Freddura * Ogni cor duro, non che i gentili. B. Gentilmente ripiglia il fine della precedente stanza, spiegando poscia minutamente quali fossero l'armi con cui Amore l'aveva vinto. Comincia con tre bei versi. Leggiadramente ripete negli ultimi due il suo detto intercalare ad Amore. M. Gli animi, ch' al tuo regno il cielo inchina, Legar potei; che 'l ciel di più non volse. Me legò innanzi, e te prima disciolse? Solo per infiammar nostro desio. Certo omai non tem' io, Amor, della tua man nove ferute. Indarno tendi l'arco; a vuoto scocchi: Sua virtù cadde al chiuder de' begli occhi. VINI - --- - E Ch' al tuo regno il cielo inchina; che fa inclinati ad amare Leghi ora in uno ec.: fai innamorare or di questa, or di quella. SAL- Potei sincope di potevi,e lic. p. da non imitarsi — Volse, volle. Ad un nodo solo, cioè a quello di Laura — Quell'uno nodo in libertà non godo: altrove disse E in libertà ritorno sospirando ⋆ - Ahi nobil pellegrina: si volge all'anima di Laura, e la chiama cosi secondo il detto: Sumus viatores in terra-Me legò,...e te disciolse dal corpo: cioè, fece nascere me prima di te, e morir te avanti di me? Per infiammarci del desiderio di lui, del quale ci mostrò in te un'immagine * Ferute, v. a. ferite dell'arco. Sua, Nel primo verso il cielo è preso per gl' influssi delle stelle, e nel quarto sembra che significhi il destino. Sono ben gentili que'tre versi Ma pianga e grido ec., sì per l'apostrofe ed esclamazione affettuosa, come pel vago contrapposto. Ed elegantemente chiama pellegrina colei, perchè poco s'era fermata nel mondo. Nota qui parimente la vaghezza dell'intercalare negli ultimi due versi, che in tutte le stanze è fatto con diversità di parole, di metafore, e di frasi. M. Morte m'ha sciolto, Amor, d'ogni tua legge : Quella, che fu mia Donna, al Cielo è gita, M'ha sciolto, spegnendo colei della qual sola, e non d'altra mai, tu mi potevi far innamorare. * Mia Donna, mia signora, mia sovrana. Avendo Amore tentato di far innamorar di nuovo il P. per altra donna, questi gli fa sapere non esser ciò possibile, perchè non è possibile ad esso il risuscitar Laura, e rinnovellare tutte le bellezze con lei mancate. Volge dunque pocticamente il suo ragionamento ad Amore, e gli parla con affetto molto quieto, e in istile piano, ma però spiritoso nel suo genere, e pieno di belle amplificazioni poetiche, M. SONETTO III Tento Amore d'allacciarlo di nuovo, ma Morte L'ardente nodo, ov'io fui, d'ora in ora Contando anni ventuno interi, preso, Morte disciolse: nè giammai tal peso ruppe Provai; nè credo, ch'uom di dolor mora. Non volendomi Amor perder ancora, De' primi affanni, i' sarei preso, ed arso E rotto'l nodo; e 'l foco ha spento e sparso; L'ardente, l'amoroso Preso per anni ventuno contando del continuo, senza interruzione - Peso, cordoglio- Nè credo ch'uom... mora: non essendo morto io, che ho provato il maggior dolore che provar si possa Amor non volendo ancor perdere il suo dominio su me — E di nuova esca ec. Qui il P. con tutta la sua passione per Laura chiaramente ci accenna d'esser egli, dopo la morte di lei, stato in procinto d'innamorarsi d'un'altra, dal qual nuovo innamoramento lo preservò non tanto l'esperienza de' passati mali sofferti, quanto la morte di essa Contra la qual morte · - Forza ed ingegno si risc risce ad Amore. Può dubitarsi, dice il Muratori, che avendo il P. in tredici versi impiegato tutto il panno, mettesse poi una pezza per fare il ,, quattordicesimo; non sapendo io intendere al certo come cada qui ,, in acconcio questa riflessione generale sopra la morte.,, Il Biagioli destramente si studia di discolpare il P. col riferirla, com'è di ragione, ad Amore: ma ciò non toglie che l'ultimo verso non abbia l'aria di starci a pigione, per esser essa troppo staccata dall'oggetto a cui riferisce. Del resto il Son. è nella riga de' mediocri. * |