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In questa solitudine di Valchiusa singolarmente, l'anno 1339, diede principio al suo poema dell'Affrica in onore di Scipione il Grande (*), poema che gli fè conseguir l'onore della Laurea in Campidoglio. Poco tempo dopo un tal evento, accadde la morte del Vescovo Colonna suo grande amico, la cui perdita fu tosto seguita dalla morte della sua cara donna. Mori Laura a Cabrieres ai 6. d'Aprile 1348. nel medesimo giorno ed ora, in cui videla per la prima volta il Petrarca ventun auno innanzi:

Sai, che 'n mille trecento quarantotto,
Il di sesto d'Aprile, in l'ora prima,
Del corpo uscio quell'anima beata.

(SON. 62. P. II.)

A creder quello che ne dice egli stesso in alcuni suoi Sonetti, par che avesse già preveduto un così tristo accidente:

Qual paura ho, quando mi torna a mente —

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Dice, che Laura soleva apparirgli in sogno non in vista consolante come al solito, ma pallida ed in abito oscuro, annunziandogli con trista voce:

Non sperar di vedermi in terra mai.

Presagio pur troppo naturale. Era questo il funestissimo anno dell' universal pestilenza, che menò strage sì luttuosa

(*) Il Petrarca nel metter mano al poema dell'Affrica, non aveva notizia alcuna, che un simil soggetto era stato già trattato dalla penna di un antico autore classico, l'opera di cui tuttavia esisteva. Il Poema di Silio Italico non fu ricuperato prima del 1415., trovato dal Poggio nel Monastero di S. Gallo, 40. anni dopo la morte del Pe

trarca.

Tomo II.

b

in tutta l'Europa, e fra gli altri nel territorio di Avignone, dove la bella Laura fu nel numero di quelli che vittima

ne restarono.

Se mai è possibile di trasmettere in parole una giusta idea del dolore del Petrarca, quelle del Poeta stesso cel fanno abbastanza comprendere. Benchè ei si lagni che la vena del suo ingegno siasi dopo quel crudele accidente per sempre inaridita (Son. 24. P. II.),

Secca è la vena dell'usato ingegno,

E la cetera mia rivolta in pianto:

pure i Sonetti e le Canzoni, ch'ei compose dopo la morte di Laura, sorpassano di gran lunga in bellezza tutte le altre sue precedenti composizioni. Quand'egli con affettuosi lamenti duolsi che morte crudele gli abbia rubato il Cardinal Colonna suo principal sostegno ed amico; e che que, gli occhi da' quali uscì la prima fiamma che il cuor gli accese, e che quel viso e quelle belle membra eran già polvere in poca terra racchiuse, ben crudo dev'esser chiunque l'animo commuover non si senta, e con esso lui intenerisi:

Rotta è l'alta Colonna, e 'l verde Lauro
Tolto m'hai, morte, il mio doppio tesauro.
(SON. 2. P. II.)

Gli occhi, di ch' io parlai sì caldamente,
E le braccia, e le mani, e i piedi, e 'l viso,
Che m'avean si da me stesso diviso,

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E fatto singolar dall'altra gente;

Le crespe chiome d'òr puro lucente,
E'l lampeggiar dell'angelico riso,
Che solean far in terra un paradiso,
Poca polvere son, che nulla sente,
(SON. 24. P. II.)

Quanta invidia io ti porto, avara terra,

Che abbracci quella, cui veder m'è tolto ec.
(SON. 32. P. II.)

1 Sonetti composti in Morte di Mad. Laura, sono sì vagamente variati, sì teneri ed affettuosi, che pajon sorpassare quanto mai v' ha di più patetico ed espressivo. Senza più fermarci qui a ripetere altre circostanze intorno al Petrarca dopo la morte di Laura, potrà il lettore riscontrarle nella di lui vita inserita nel primo volume.

SEZIONE secondA

Le Opere del Petrarca ci fanno ampia fede esser lui stato

egualmente abil politico, teologo, e filosofo ; e sebben come tale fosse principalmente riguardato da' suoi contemporanei; pure non in queste sue qualità trovasi fondata l'eternità della sua fama. È il Petrarca debitor della costante sua riputazione a que' bei versi, coi quali ha celebrate le doti, e pianta la morte di Laura. La storia dell' amorosa passione del Poeta per la sua Donna dev'esser riguardata sempre come la parte più interessante della sua vita; stantechè infatti le sue qualità presero forma da quell'affetto predominante, il quale influi sopra ogni suo studio, abitudine di vita, azioni ed occupazioni. È assai difficile il ritrovare nella storia della natura umana un amore sì puro, si ardente, e sì durevole; poichè il Petrarca fu ammiratore di Laura per ventun anno finch'ella visse, e dicesi che con incessante amoroso ardore ne piangesse la perdita per anni ventisei dopo la di lei morte.

Fortissima testimonianza ne rendono le Opere del Poeta medesimo, che questa passione tanto rimarchevole

per

fervore e perseveranza, era insieme una fiamma onorata e virtuosa: In amore meo nil unquam turpe, nil obscænum, nil denique, praeter magnitudinem, culpabile; così parla il Petrarca stesso nel terzo de' suoi Colloquj; imperocchè egli aspirava alla felicità di essere unito a Laura in matrimonio. Abbiamo incontestabil fondamento di credere, dal testimonio de' suoi scritti medesimi, che il cuor di Laura non era insensibile alla di lui passione amorosa; come fra gli altri nel Trionfo della Morte, Cap. II. dove il Poeta fa dire a Laura sospirando:

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Da te non fu 'l mio cor, nè giammai fia;
Ma temprai la tua fiamma col mio viso —
Più di mille fiate ira dipinse

Il volto mio, ch' amor ardeva il core
Fur quasi eguali in noi fiamme amorose,
Almen poich' io m'avvidi del tuo foco;
Ma l'un l'appalesò, l'altro l'ascose. —
Teco era 'l cor, a me gli occhi raccolsi, ec.

E quantunque il termine della sua prova fosse tedioso, e durissimo a soffrire, ei nutriva in cuore una speranza, e quasi certezza, di pervenire un giorno al lieto fine delle sue brame. Tali sono le idee, che gli Scritti del Poeta stesso ci fan concepire della natura e dell'oggetto del suo amore, e tale altresì è stata in riguardo a ciò la credenza uniforme e continua di ognuno, dall'età sua fino al pre

sente.

Ecco finalmente comparire in campo un ardito e discortesissimo campione, il quale con uno spirito assai opposto a quello dei Cavalieri Erranti, distrugge ad un colpo la buona fama della yirtuosa Laura e il fin qui non macchiato onore del suo amante; e gettando fieramente il guanto della disfida, sostiene che Laura era una donna mari

tata, madre di numerosa famiglia; che il Petrarca con tutte le proteste di puro ed onorato amore, altro fine non aveva nella sua straordinaria assiduità, se non quello che ogni scostumato si propone nel possesso della donna amata; che l'amabil Laura, quantunque non mai effettivamente infedele al marital suo letto, fu non pertanto sensibile all' amorosa passione del suo Cicisbeo compiacendosi moltissimo della di lui assiduità, e che mentre ella soffriva a conto suo angustie e durezze da uno sposo geloso, continuava a dargli tuttavia ogni contrassegno di affettuosa stima che potesse a lui dimostrare, senza però direttamente violare i diritti nuziali. Tale è l'ipotesi dell' Autore delle Mémoires pour la vie de Petrarque, sul soggetto degli amori del Petrarca e di Laura ; e lo scopo principale di tutta questa studiata Opera altro non è infatti che uno sforzo per istabilire una siffatta Ipotesi ad ambedue loro cotanto ingiuriosa.

La simpatia è una delle parti nobili costituenti lo spirito umano, ed è forse la base di tutti gli affetti sociali. Nel formare la nostra opinione sulle qualità e sul modo di procedere degli altri uomini, noi ci poniamo involontariamente nella loro situazione, e giudichiamo di essi come si desidererebbe di esser giudicati noi stessi in simili circostanze. Quindi avviene, che in un caso dubbio, quando le azioni di un altro possono ammettere una interpretazione contraria, un candido spassionato cuore deciderà sempre in favore della virtù e dell'onore. Da ciò, altresì, nasce in un cuore ingenuo lo sdegno generoso, nell'osservare in altri una violazione manifesta di questa regola di sincero candore in una tendenza di stabilire svantaggiose opinioni sul modo di agire, o sulle qualità, ossia carattere altrui. Siamo perciò portati ansiosamente a scrutinare i fondamenti di queste men che generose opinioni, e consideriamo

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