Per quello che ne pensano parecchi: lo poi so che prepara una riforma, E che, noiato degli arnesi vecchi, Buttò nel fuoco il solit' arco, e invece Udite, donne mie, che diavol fece.
Piccola molla immaginò, che mossa Scatta veloce e lungamente oscilla, Propagando quel moto e quella scossa, Come se fosse elettrica scintilla,
Questa poi qua e là nel corpo umano
In mille parti, in mille modi ascose, Nei piedi a questo, a quello in una mano, A chi più su, a chi più giù la pose; Uno l'ebbe di dentro, uno di fuori, Uno davanti, un altro a posteriori.
Poi legar seppe e combinar si bene
Le fibre con la molla in armonia, Che come il sangue al cuor va per le vene E refluisce per contraria via, Cosi da quella il moto ai sensi dentro
Passa, e ritorna dalle parti al centro.
Scatta la molla, e una dolcezza, un tremito Serpe occulto per l'ossa e per la fibra, E lieve lieve con soave fremito Le corde del piacere allenta e vibra; E il cor che in tanta voluttà si scuote Si palesa per gli occhi e per le gote. Il segreto d'amore, il talismano
Che gli affetti fa sorgere ad un tratto, E della simpatia tutto l'arcano Consiste unicamente in quello scatto; In quello scatto magico e gradito, Che non s'intende se non è sentito. Tocchi la molla all' idolo adorato,
Chi desia dell' amor gustare il frutto; La donna ama quel tocco, ed è provato Che toccata la molla, è fatto tutto; Ma docile in amor non la sperate, Se la molla fatal non le toccate.
E a dirla, questa molla è un certo arnese, Che quando non è messa in pelle in pelle, Non si può venir subito alle prese,
E si dà facilmente in ciampanelle; Anzi spesso . . . in quel contrasto, ' È meglio chiuder gli occhi e andare al tasto.
Gran destrezza ci vuole, e un po' di flemma, E mano esercitata e faccia tosta, Entrando in giuoco, usar lo strattagemma Colle figure di tentar la posta : Scartare i setti: se il profitto è poco,
Passar la mano ed aspettar buon giuoco.
Il verso intiero, ma cancellato diceva: Spesse volle trovandosi a contrasto.
Vi narrerò il casetto d' un amico,
Che non è punto uno stinco di santo; Lo dice a tutti, e anch' io però lo dico: Poi finirò, per non noiarvi tanto : Con le parole sue lo metto qui: Gliel' ho sentito raccontar così.
Vado al ballo una sera, e trovo pieno » Di gente d'ogni risma é d'ogni conio: » V'era Gigia fra le altre, un capo ameno, >> Più armeggiona e più furba del demonio: » Tale insomma, e lo sa chi la conobbe, » Da far perder la flemma ancora a Giobbe.
>> Era la sala il consueto buco:
>> Ed io che non so stare a quella pigia, >> Mi ritiro in un canto e m' introduco » A un tavolino di bambara: Gigia, » Confusa fra quel turbine di gente, >> Ballava e schiamazzava allegramente.
>> Stanca poi di ballar, questa monella
>> Entra in gioco e si pianta a canto a me; » Io restava sull' angolo, e la bella
» A destra mi sedea sul canapė,
» Di modo che fra l' uno e l'altro posto » Un piè del tavolino era frapposto.
Io la guardava attento e almanaccava,
>> Cercando un mezzo d' entrare in materia : » Accorta della ragia, essa giocava Squadrandomi sott' occhio, e seria seria
» Tirava avanti come niente fosse. » lo non potendo più stare alle mosse: an a
Madama, cominciai, come le va?
>> - Male, ma male assai: da questa parte » C'è proprio la sperpetua Eh! già si sa, » Chi ha fortuna in amor non giuochi a carte. Che! come centra? - Eppur sarà così, Animo, lesto, scarti e badi li.
Mi creda, seguitai, tanta' beltà..... - La prego a risparmiarsi il complimento. Oh non è complimento, è verità. Sarà come le piace; animo, attento. Se non bado a giuocar son compatibile. » Cosi vicino a Lei com'è possibile? >> Ma Gigia a muso duro, attenta al giuoco, >> O ́delle frasi mie non soddisfatta, » Non mi volea badar punto nè poco; » Parlava agli altri, faceva l' astratta. >> Piccato da quell' aria altera e stramba, >> Strinsi l'assedio ed allungai la gamba. >> Trovai duro e pigiai: bene, per bacco! » Dissi dentro di me, dunque ci sta; » E replicando l' amoroso attacco, >> Ci messi tanta forza ed ansietà, >> Che il tavolin si mosse e fece cricche, » Ed io rimași li come Berlicche.
>> Tremarono i doppieri e le candele, » E dimandaron tutti: o cos'è stato? >> Io confuso mi vôlsi alla crudele, » Confessando cogli occhi il mio peccato, » E vidi che si scosse e si riscosse,
>> Coi labbri bianchi e colle gote rosse.
Le parole e i versi che qui ed altrove sono in corsivo, erano cancellati nell' originale, e noi li abbiamo riportati per mantenere il senso non interrotto.
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