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moneta eròsa1, equivalenti « appena a tremila scudi veri d'argento». I Leopardi ricorsero perfino al papa, domandando l'interdizione dell'erede testardo; e la madre un giorno giunse a inginocchiarglisi davanti, scongiurandolo a desistere. Commosso, il figlio cadde anch'esso in ginocchio innanzi a lei; ma non mutò di proposito. Fissò anzi un appartamento a Pesaro, per trasferirvisi con la sposa. Si sarebbe, oh potenza dell'amore, staccato per lei fin dall'adorata Recanati! E quando s'avvicinò il dì delle nozze, fece chiedere dal precettore Torres alla madre e agli zii se permettessero che, prima di lasciar il nido, egli e la moglie fossero andati « a baciar loro la mano ». Fu accordato; e il 27 settembre, celebrato il matrimonio nella cappella degli Antici, mentre le carrozze erano già attaccate e pronte a partire per Pesaro, gli sposi andarono a congedarsi dai vecchi Leopardi. La contessa madre abbracciò la nuora, li benedisse, e si fece promettere che sarebbero ritornati fra otto giorni; ma lo zio Ettore gridava all'ostinato nipote: << la vostra sposa appartiene ora alla nostra famiglia, e voi non ce la toglierete »; mentre che lo zio Pietro, sciogliendosi in lagrime, chiedeva scusa delle opposizioni, e li scongiurava a rimanere. L'Adelaide stringeva sempre più fortemente il braccio di Monaldo; e questi, interpretando alla rovescia, si protestava irremovibile dalla decisione presa. Lo zio Ettore mise fine agli equivoci: corse così come si trovava, senza cappello, in casa Antici, annunziò la riconciliazione, e fe' staccare i cavalli. « Mia moglie » conclude il narratore, « è vissuta sempre», d'allora in poi, coi « miei cari congiunti, amandoli ed essendone amata sinceramente, come appunto se fosse nata nella nostra famiglia ».

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E qui dà il suo giudizio su codesta donna, a cui la storia austera ha il diritto e il dovere di chieder conto delle angosce mortali di uno degli spiriti più singolari ed eccelsi.

Iddio, nell'ampiezza della sua misericordia, non poteva accordarmi una compagna più saggia, affettuosa e pia di questa mia buona moglie.

1 Aurum aerosum, in Plinio, è « oro misto a rame »; pecunia aerosa, nel Digesto, è «la moneta di bassa lega ».

Ventisei anni già compiti di matrimonio non hanno smentita un momento solo la sua condotta irreprensibile e ammirata da tutti; e questa donna forte, intenta solo ai doveri e alle cure del suo stato, non ha mai conosciuto altra volontà, piacere o interessi, se non quelli della famiglia e di Dio. Le obbligazioni che io le professo sono inhumerabili, come è illimitato l'affetto che sento per lei; e il suo ingresso nella mia famiglia è stato una vera benedizione.

Un panegirico, come si vede, che tutti gl'indizii conferman meritatissimo. Tuttavia l'arguto padre dell'argutissimo scrittore sente di dover far suo uno scrupolo immaginario degl'immaginarii lettori. « Dunque, si domanda, « avrò io potuto sottrarmi avventatamente a quella mano che castiga visibilmente tutti quei figli i quali disgustano i proprii genitori, e si maritano senza consenso loro?». E risponde con garbato ma profondo umorismo:

No, no. Io restai inesorabile al pianto che la mia cara madre versò ai miei piedi, e ne sono punito terribilmente. Gli arsenali delle vendette divine sono inesausti, e tremino quei figli che ardiscono di provocarle. Il naturale e il carattere di mia moglie e il naturale e il carattere mio sono diversi, quanto sono distanti fra loro il cielo e la terra. Chi ha moglie conosce il valore di questa circostanza; e chi non l'ha, non si curi di sperimentarlo!

Pare una barzelletta, e ne sorridiamo volentieri; ma il riso ci muore di necessità sulle labbra, quando consideriamo che codesta differenza di caratteri fu una delle ragioni principalissime della infelicità di Giacomo Leopardi. Quel matrimonio fu il primo atto di una commedia ch'ebbe tragica catastrofe.

IV.

La madre di Giacomo.

Quando fu scoperto e sventato il disegno della fuga dalla casa paterna, il marchese Filippo Solari, un de' magistrati governativi di Macerata che aveva aiutato Monaldo a cavarsi d'impiccio, gli scrisse, congratulandosi, queste misteriose parole:

Sono ben contento che il tutto sia finito, e senza l'intesa della Contessa, che se ne sarebbe rammaricata al sommo grado; e che d'altronde, mi sia permesso il dirlo con franchezza, per la sua eccessiva severità potrebbe aver dato luogo a risoluzioni così sconsigliate.

Un amico di casa, dunque, getta la responsabilità dell'intollerabile tenore di vita imposto a Giacomo e ai suoi fratelli, non già sul padre come facevano i figli, bensì sulla madre. Or chi guarda le cose da fuori, e senza passioni, spesso vede meglio. Oltrechè ai figli, in certe case patrizie soprattutto, son taciute e nascoste molte miserie; in ispecie quando nel padre c'è un'innata e cavalleresca deferenza verso la signora della sua casa se non del suo cuore, e nei figli quel naturale trasporto di parteggiare per la madre. Potrebbe quindi Monaldo essere stato non lui il vero tiranno, bensì il ministro responsabile di tirannie di cui egli per il primo era vittima. Non saremo perciò tacciati d'indiscrezione se, per accertarci della verità, verremo frugando nell' archivio domestico di questa curiosa e caratteristica famiglia. Dove tutti, poveri reclusi, avevan notevoli attitudini di scrittori, e tutti par che vivessero con la penna in mano, pronti a fissare in carta o un avvenimento o un apprezzamento, un'impressione fuggitiva o un pensiero che balenasse loro alla mente. L'invidiato onore d'aver dato al mondo un poeta sommo può bene far sopportare in pace la petulanza dei critici!

Certo, la marchesa Adelaide aveva qualità di mente salde e virili. Non appena essa mise il piede nella nuova casa, un sol pensiero s'impadroni di lei: risanare quel patrimonio dissestatissimo. Oramai tutto crollava sotto l'enorme peso dei debiti; e i Leopardi non volevano o non sapevano darsene conto. La contessa madre sperperava in inezie gli ultimi avanzi della ricchezza sfumata; e i fratelli di lei lasciavan beatamente le redini nelle mani di quel bel tipo di massaio ch'era il nipote Monaldo. Il quale questo solo di bene fece: non vendette nulla; ma a' vecchi debiti veniva riparando con nuovi, che contraeva a condizioni sempre più gravi con ebrei di Perugia, di Milano, della Marca. Non c'era un momento solo da perdere. Da fidanzata, l'Adelaide aveva proibito allo sposo di spendere in gioielli; da moglie, mandò a vendere

quelli che ancora trovò in casa 1. Pure, essa non sarebbe riuscita a domare e disarmare il ribelle e prodigo marito, se questi non le avesse offerto tutto il fianco scoperto.

A Monaldo sorrideva l'idea di ristorar la sua fortuna con qualche speculazione audace: è « l'idea pazza » (questa volta è proprio Monaldo che la chiama così!) di « tutti quelli che si trovano dissestati, i quali, sentendosi incapaci di riequilibrarsi coi mezzi che possiedono, immaginano di poterlo fare con quelli che non hanno, e comunemente cadono in rovina maggiore ». Nell'anno stesso che il povero Giacomo veniva in questo brutto mondo, egli, almanaccando che il prezzo del grano dovesse crescere, ne comperò una cospicua quantità, parte a credito, parte con la dote della moglie. Com'era da aspettarsi, il prezzo invece precipitò; e lo speculatore inesperto ci rimise mille scudi. E non fu tutto; chè, per via d'un contratto di vendita in cui era immischiato il comandante militare di Ancona, dovè costituirsi (ed ottenne per grazia non esservi accompagnato con la forza!) nella fortezza di questa città. Rivangando quegli avvenimenti, narrava più tardi con aria da scapato impenitente:

Alla mia buona moglie tacqui la causa del mio viaggio per non angustiarla, ed ella si contentò di non so quale pretesto le addussi, ancorchè mi vedesse partire con un tempo orribile e con un ghiaccio nelle strade che faceva paura. In quegli anni giovanili il persuaderla era facile; adesso mi leverebbe le lettere dalle tasche, mi farebbe un processo, metterebbe a rumore tutto il paese se io le tacessi la causa di un sospiro, e in fine del conto saprebbe quello che le giova d'igno

rare.

La Contessa assunse lei l'amministrazione; ma i creditori premevan d'ogni parte, e nel maggio 1803 bisognò impetrare dal papa che nominasse un curatore, con pieni poteri, e accordasse al fallito l'immunità dal carcere, fino a che non si liquidassero tutte le vertenze. Pio VII rimise tutto nelle mani di monsignor Alliata, governatore di Loreto; il

1 Per tutto ciò son da vedere le Note biografiche, dianzi citate, della contessa Teja-Leopardi; e si cfr. anche EMMA BOGHEN-CONIGLIANI, La donna nella vita e nelle opere di G. L., Firenze 1898.

quale, validamente coadiuvato dalla signora Adelaide, riusci a fare stipulare un concordato decoroso, che salvò i Leopardi da certa e imminente ruina. Si pensi: il debito ammontava a 48 mila scudi, le rendite annue a 6000, gl'interessi annui sui debiti a 5.833! Monsignor Alliata detrasse subito 15 mila scudi dai 48, perchè frutto di usura: qualche creditore pretendeva fino il 24 per cento! Mercè il concordato, ogni debito sarebbe stato estinto fra 40 anni, corrispondendosi ai creditori un interesse dell' 8 per cento. Queste cifre gettano, o m'inganno, una vivida luce sulla squallida fanciullezza del solitario di Recanati: innocente vittima della goffa e fatua spreconeria giovanile del padre, ch'egli scambiava per taccagno, e della rigida amministrazione della madre, che aveva mente calcolatrice ma gretta, cuore scarso e inetto a ogni slancio, vista corta e offuscata da ubbie d'ogni genere.

1

Mandare il primogenito fuori di casa, essa non volle, per non accrescer le spese; ma, sia stato per boria nobilesca o per buona politica, non volle nemmeno che si smettessero le carrozze e i cavalli o si licenziassero i famigli superflui. E si che a Recanati le carrozze eran necessarie! Codesta cittaduzza, che si stende e s'adagia sul dorso pianeggiante d'un colle alto circa trecento metri sul mare, non aveva, e non ha, se non una strada sola (« una strada lunga quasi due miglia, fiancheggiata da qualche vico breve ed ignobile»: la descrive così Monaldo in persona!), su cui gli edifizi sono allineati come soldati in parata. E meno male se nella passeggiata i signori l'avessero percorsa tutta! Ma l'etichetta imponeva di farne e rifarne solo un breve tratto. Una delle vecchie zie era rimasta famosa tra i nipoti, perchè, quando li menava a spasso, soleva ordinar solennemente al cocchiere di fare i soliti sei giri ». E Carlo narrava che si facevano attaccare i cavalli per andare in casa Antìci, ch'era lì a due passi! Nobili miserie, alle quali fu sacrificata la felicità d'una delle anime più elette e sensitive dei tempi nostri!

La mano dell'Adelaide era di ferro, e pesava su tutti. Quando ebbe sottoscritta l'istanza al Papa, per ottenere l'am

1 Cfr. C. ANTONA-TRAVERSI, Studj su G. L., Napoli 1887, p. 172.

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