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XLI.

DELLO STESSO.

Umana cosa picciol tempo dura,

E certissimo detto
Disse il veglio di Chio,
Conforme ebber natura
Le foglie e l'uman seme.
Ma questa voce in petto
Raccolgon pochi. All'inquieta speme,
Figlia di giovin core,

Tutti prestiam ricetto.

Mentre è vermiglio il fiore

Di nostra etade acerba

L'alma vota e superba

Cento dolci pensieri educa invano,

Nè morte aspetta nè vecchiezza; e nulla Cura di morbi ha l'uom gagliardo e sano. Ma stolto è chi non vede

La giovanezza come ha ratte l'ale,

E siccome alla culla

Poco il rogo è lontano.

Tu presso a porre il piede

In sul varco fatale

Della plutonia sede,
Ai presenti diletti

La breve età commetti.

NOTE

[DEL LEOPARDI MEDESIMO].

Pag. 151, . Il successo delle Termopile fu celebrato.... [Qui il L. trascrive il brano della dedicatoria al Monti, secondo l'edizione del 1824. Noi la riproduciamo tutta nelle Illustrazioni].... e gli scritti perissero con poca ingiuria.

Pag. 160, 2. Di questa fama divulgata anticamente, che in Ispagna e in Portogallo, quando il sole tramontava, si udisse di mezzo all'Oceano uno stridore simile a quello che fanno i carboni accesi, o un ferro rovente quando è tuffato nell'acqua, vedi Cleomede Circular. doctrin. de sublim. 1. 2, c. 1, ed. Bake, Lugd. Bat. 1820, p. 109 seq. Strabone 1. 3, ed. Amstel. 1707, p. 202 B. Giovenale Sat. 14, v. 279. Stazio Silv. 1. 2. Genethl. Lucani v. 24 seqq., ed Ausopio Epist. 18, v. 2. Floro 1. 2, c. 17, parlando delle cose fatte da Decimo Bruto in Portogallo peragratoque victor Oceani litore, non prius signa convertit, quam cadentem in maria solem, obrutumque aquis ignem, non sine quodam sacrilegii metu, et horrore, deprehendit ». Vedi ancora le note degli eruditi a Tacito De Germ. c. 45.

Pag. 161, 3. Mentre la notizia della rotondità della terra, ed altre simili appartenenti alla cosmografia, furono poco volgari, gli uomini ricercando quello che si facesse il sole nel tempo della notte, o qual fosse lo stato suo, fecero intorno a questo parecchie belle immaginazioni: e se molti pensarono che la sera il sole si spegnesse, e che la mattina si riaccendesse, altri immaginarono che dal tramonto si riposasse e dormisse fino al giorno. Stesicoro ap. Athenaeum, 1. 11, c. 38, ed. Schweigh, t. 4, p. 237. Antimaco ap. eumd. 1. c. p. 238. Eschilo 1. c. e più distintamente Mimnermo, poeta greco antichissimo, 1. c. cap. 39, pag. 239, dice che il sole, dopo calato, si pone a giacere in un letto concavo, a uso di navicella, tutto d'oro, e così dormendo naviga per l'Oceano da ponente a levante. Pitea marsigliese, allegato da Gemino, c. 5, in Petav. Uranol. ed. Amst. p. 13, e da Cosma egiziano, Topogr. christian. 1. 2, ed. Montfauc. p. 149, racconta di non so quali barbari che mostrarono a esso Pitea il luogo dove il sole, secondo loro, si ada

giava a dormire. E il Petrarca si accostò a queste tali opinioni volgari in quei versi, Canz. Nella stagion, st. 3:

Quando vede il pastor calare i raggi

Del gran pianeta al nido ov' egli alberga.

Siccome in questi altri della medesima Canzone, st. 1, seguì la sentenza di quei filosofi che per virtù di raziocinio e di congettura indovinavano gli antipodi:

Nella stagion che 'l ciel rapido inchina
Verso occidente, e che 'l dì nostro vola
A gente che di là forse l'aspetta.

Dove quel forse, che oggi non si potrebbe dire, fu sommamente poetico; perchè dava facoltà al lettore di rappresentarsi quella gente sconosciuta a suo modo, o di averla in tutto per favolosa: donde si deve credere che, leggendo questi versi, nascessero di quelle concezioni vaghe e indeterminate, che sono effetto principalissimo ed essenziale delle bellezze poetiche, anzi di tutte le maggiori bellezze del mondo.

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Pag. 161, 4. Di qui alla fine della stanza si ha riguardo alla congiuntura della morte del Tasso, accaduta in tempo che erano per incoronarlo poeta in Campidoglio.

Pag. 168, 5. Si usa qui la licenza, usata da diversi autori antichi, di attribuire alla Tracia la città e la battaglia di Filippi, che veramente furono nella Macedonia. Similmente nel nono Canto si seguita la tradizione volgare intorno agli amori infelici di Saffo poetessa, benchè il Visconti ed altri critici moderni distinguano due Saffo: l'una famosa per la sua lira, e l'altra per l'amore sfortunato di Faone; quella contemporanea d'Alceo, e questa più moderna.

Pag. 172, 6. La stanchezza, il riposo e il silenzio che regnano nelle città, e più nelle campagne, sull'ora del mezzogiorno, rendettero quell'ora agli antichi misteriosa e secreta come quella della notte: onde fu creduto che sul mezzodì più specialmente si facessero vedere o sentire gli Dei, le ninfe, i silvani, i fauni e le anime de' morti: come apparisce da Teocrito Idyll. 1, v. 15 seqq. Lucano 1. 3, v. 422 seqq. Filostrato Heroic. c. 1, § 4, opp. ed. Olear. p. 671. Porfirio De antro nymph. c. 26 seq. Servio ad Georg. 1. 4, v. 401, e della Vita di san Paolo primo eremita scritta da san Girolamo, c. 6, in Vit. Patr. Rosweyd. 1. 1, p. 18. Vedi ancora il Meursio Auctar. philolog. c. 6, colle note del Larui, opp. Meurs. Florent. vol. 5, col. 733, il Barth Animadv. ad Stat. part. 2, p. 1081, e le cose disputate dai comentatori, e nominatamente dal Calmet, in proposito del demonio meridiano della Scrittura volgata, Psal. 90, v. 6. Circa all' opinione che le ninfe e le dee sull'ora del

mezzogiorno si scendessero a lavare ne' fiumi e ne' fonti, v. Callimaco in Lavacr. Pall. v. 71 seqq. e quanto propriamente a Diana, Ovidio Metam. 1. 3, v. 144 seqq.

Pag. 175, 7. Egressusque Cain a facie Domini, habitavit profugus in terra ad orientalem plagam Eden. Et ædificavit civitatem ». Genes. c. IV, v. 16.

Pag. 177, 8. È quasi superfluo ricordare che la California è posta

nell'ultimo termine occidentale di terra ferma. Si tiene che i Californi sieno, tra le nazioni conosciute, la più lontana dalla civiltà, e la più indocile alla medesima.

Pag. 213, 9. << Plusieurs d'entre eux» (parla di una delle nazioni erranti dell'Asia) « passent la nuit assis sur une pierre à regarder la lune, et à improviser des paroles assez tristes sur des airs qui ne le sont pas moins ». Il Barone di Meyendorff Voyage d'Orenbourg à Boukhara, fait en 1820, appresso il giornale des Savans 1826, septembre, p. 518.

Pag. 217, 10. Il signor Bothe, traducendo in bei versi tedeschi questo componimento, accusa gli ultimi sette versi della presente stanza di tautologia, cioè di ripetizione delle cose dette avanti. Segue il pastore: ancor io godo pochi piaceri (godo ancor poco); nè mi lagno di questo solo, cioè che il piacere mi manchi; mi lagno dei patimenti che provo, cioè della noia. Questo non era detto avanti. Poi, conchiudendo, riduce in termini brevi la quistione trattata in tutta la stanza; perchè gli animali non s'annoino, e l'uomo sì: la quale se fosse tautologia, tutte quelle conclusioni dove per evidenza si riepiloga il discorso, sarebbero tautologie.

Pag. 238, 11. Pelliccia in figura di serpente, detta dal tremendo rettile di questo nome, nota alle donne gentili de' tempi nostri. Ma come la cosa è uscita di moda, potrebbe anche il senso della parola andare fra poco in dimenticanza. Però non sarà superflua questa noterella.

Pag. 248, 12. Parole di un moderno, al quale è dovuta tutta la loro eleganza. — [Il moderno, cui qui si accenna, era il conte Terenzio Mamiani della Rovere, cugino del Leopardi].

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