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CONSALVO, ASPASIA,

AMORE E MORTE, IL PENSIERO DOMINANTE, A SE STESSO

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Lodatori e detrattori del « Consalvo ». I poemetti del Byron. Leopardi romantico. I nomi di Consalvo e di Elvira. « Il Sogno >. Chi sia l'Elvira. La data del « Consalvo ». Giacomo nella primavera e nell'estate del 1831. Le sue richieste d'autografi. La partenza per

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Roma e il volontario e doloroso esilio.

signora Fanny.

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Le lettere alla

Il ritorno a Firenze.
Amore e Morte».

Nuove lettere

Le fonti del « Con

alla Fanny. salvo ».

liani, teocritèi.

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Gli spunti petrarcheschi, metastasiani, virgiGli Sciolti » al Chigi e i « Pensieri d'amore » del Monti. Il « Werther », e lo studio e l'amore onde il Leopardi ricercò questo volume. e l'« Aspasia ». I versi A sè stesso Arimane ». L'ultimo sorriso del poeta.

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La Fanny

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Del Consalvo si potrebbe ripetere, con una leggiera ma sostanziale inversione, quel che il Parini ebbe a dire ad altro proposito, che cioè esso sia stato « troppo lodato e troppo a torto biasmato». Fra i detrattori, solo autorevole è il Carducci; fra quelli che han consentito al giudizio della grandissima maggioranza dei lettori, sono, per non citare che gli autorevolissimi, il De Sanctis, lo Zumbini, il D'Ovidio. E in verità, quando un componimento poetico ha in sè medesimo tanta virtù da commuovere intere generazioni, e non solo G. LEOPARDI, I Canti,

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sospirosi giovanetti e fanciulle sentimentali, io critico diffiderei della mia impressione se per caso essa fosse sfavorevole. Che abbia le travèggole io, mi domanderei, che non riesco a vedere quel che tanti, quel che tutti vedono? Non già che le maggioranze abbian sempre ragione e che non convenga qualche volta prenderle di fronte; ma negli apprezzamenti artistici di solito il pubblico così detto grosso porta un'ingenuità d'impressioni che al critico non è più concessa. Questi è spesso turbato da preoccupazioni teoriche; abituato ad analizzare e disciplinare i suoi sentimenti e le sue impressioni, spesso è inetto a gustare nuove e disusate espressioni d'arte, riluttanti a sistemi troppo presto determinati.

Quando il Carducci, per ribattere quell'opposizione che ragionevolmente immagina debba suscitare il suo giudizio sfavorevole, « ma il Consalvo piace alle donne e ai giovani!», soggiunge: << certo perchè i giovani e le donne in certe poesie leggono più di quel che ci sia, leggon sè stessi; e alle signore arride e arriderà sempre la missione di consolatrici, salvo poi a tormentare, e alle signorine dee parere adorabile quel Consalvo che si contenta di un bacio, e ai giovani non possono dispiacere i baci delle belle bocche » ; egli dà bensì una nuova e cospicua prova d'esser quell'insigne scrittore che tutti ammiriamo, ma di serenità critica non mi pare. Se una poesia, o una diversa rappresentazione artistica, vale a destare o a ridestare negli altri una folla di pensieri e di sentimenti soavi; se essa riesce a toccare certe corde del cuore, per cui e le donne e i giovani, i meglio desiderati ascoltatori del poeta cioè (e Dante della sua donna voleva parlare,

Donne e donzelle amorose, con vui,
Chè non è cosa da parlarne altrui),

si sentono vivamente commossi; se sa farsi interprete gentile d'intere generazioni di lettori, siano pur tutti malati di spirito merita forse per questo il dileggio del critico che nel poeta vuole ammirare una compostezza classica che qui o manca davvero o egli non vede? Non attinge il suo fine la poesia quando riesce a produrre effetti simili a' musicali

accordi? E si oserebbe forse biasimare l'episodio della Francesca, dacchè anche i lettori, come il passionato poeta, chinano il viso tristi e pietosi, ripensando a chi sa quali altri dolci sospiri e a quali desii ?

Il Consalvo si stacca per molte ragioni dagli altri canti leopardiani. Lirico nella sostanza, ha la forma d'una novella o d'una scena drammatica: rassomiglia, in minori proporzioni, a uno dei poemetti del Byron, al Corsaro, per esempio, o alla Parisina. E non è, forse, una somiglianza casuale ; chè il Leopardi ammirò ben per tempo lo scrittore inglese, che egli, in una lettera al Puccinotti del 5 giugno 1826, ebbe a chiamare: « uno dei pochi poeti degni del secolo, e delle anime sensitive e calde ». Anzi, già nell'Appressamento della morte (c. II, v. 115), aveva inserito l'episodio di Ugo e Parisina; nel quale, meglio ancora che il Petrarca non avesse fatto in quel di Massinissa, ei ricalca, con ingenuità ed inesperienza affatto giovanili, l'episodio della Francesca.

I' fea contesa e forse ch'i' vincea,

Ma un dì fui sol con quella in muto loco,

E bramava ir lontano e non volea,

E palpitava, e 'l volto era di foco,

E al fine un punto fu che 'l cor non resse,
Tanto ch'i' dissi: t'amo; e 'l dir fu roco.
Vergogna allor sul ciglio mi s'impresse,
E la donna arrossar vidi e gir via
Senza far motto, come lo sapesse.

Il timido giovanetto, arrossato in volto più di Parisina, non ha osato farle richiedere il colpevole bacio: questo lascerà egli poi fare a Consalvo, stretto dalla morte imminente. E allora ripeterà anche lui, a proposito del novello suo eroe, l'esclamazione del poeta inglese a proposito di Ugo:

And what unto them is the world beside,
With all its change of time and tide? 1

«E del resto che cosa è mai per essi il mondo, con tutti i suoi mutamenti di tempo e di marea?». Così venni argomentando e deducendo in un articolo sul Consalvo, che pubblicai nella « Nuova Antologia del 1° luglio 1898, ricorrendo il primo centenario della nascita

Nel Consalvo il Leopardi osò mostrarsi qual era da gran tempo, un romantico'. Benchè, com'ebbe a dire il Giordani, << le meditazioni e le letture di quel rarissimo e stupendissimo giovane » fossero sin «< troppo classiche », le disposizioni dell'animo suo (v. più sù, p. 106) lo rendevano forse, assai più che non paia, inchinevole alla pratica, se non pure alle dottrine, di quell'audace scuola boreal, dalla quale in verità anche il greco Foscolo, anzi il Monti medesimo, s'eran lasciati sedurre. Il « chiuso» romantico « ruppe alfine il nodo antico alla sua lingua »; e il Consalvo è senza dubbio il frutto italiano più squisito di quella letteratura sentimentale, tutta febbre e languori, venutaci d'oltr'Alpi e d'oltre mare, che il Manzoni seppe poi abilmente risanare, direi quasi, sterilizzandola. La forma stessa, come sempre nel Recanatese, rispecchia fedelmente l'esaltazione passionale. Non più la severa armonia svolgentesi tra le spire eleganti della canzone; non l'agile strofetta metastasiana vibrante per un brivido di labile gioia; non la levigata e marmorea trasparenza degli sciolti dell' Infinito, della Sera, della Luna, della Vita solitaria, dove la passione rattenuta diventa meditazione e desta la gelida impressione che si riceve toccando un sepolcro. Che largo irrompere, invece, di suoni e di passione nel Consalvo! Ora l'espressione è calda, sonora, quasi rumorosa; ora lenta, timida, quasi incerta. Il verso ora si torce a spirale, come se volesse giungere a manifestare pur le più sfumate delicatezze del sentimento; ora è spezzettato, quasi fatto di singhiozzi. E la melodia fluisce voluttuosa, idillica, rendendo mirabilmente la sensazione d'un sogno soave: il «< sogno

del poeta. Ma ora lo Zibaldone offre prove copiose della conoscenza che questi ebbe dei poemetti del Byron (Pens. I, 101-2, 233-4 e 323 dove tocca del Corsaro ch'ei leggeva in una traduzione, 334, 351, 369; II, 318; III, 402; V, 214-5, 411 e v. più sù p. 286, 415; VI, 206-8). E apprendo dal Mestica (Il L. davanti alla critica, p. 20) come il Puccinotti narrasse avere il nostro conosciuto di persona il poeta inglese, nel primo soggiorno a Roma. Pei rapporti del Pellegrinaggio d'Aroldo con la Ginestra, cfr. CESAREO, Nuove ricerche su la vita e le opere di G. L,, Torino 1893, p. 105 ss.

1 Cfr. GRAF, Foscolo, Manzoni, Leopardi: Torino 1898, p. 315.

supremo » del Leopardi, « di morir giovane e in un amplesso d'amore »

1

Anche qui, come sempre altrove, il nome medesimo dei personaggi messi in iscena vuol essere indicatore del momento psicologico del nostro poeta; e qui poi ne accusa altresì la crisi letteraria. Consalvo ed Elvira son nomi che provengono da quella Spagna, che fu considerata quasi la terra promessa del romanticismo. Non v'è chi non ricordi, nel più giovanile romanzo del D'Azeglio, la spensierata figliuola di Consalvo, il gran capitano, chiamata appunto Elvira, che s'innamorò del Fieramosca. Quel libro fu pubblicato nel 1833, due anni prima del Consalvo; ma non da esso io credo pigliasse il Leopardi in prestito i suoi nomi, bensì da un poema, Il Conquisto di Granata, d'un marchigiano di Pergola, Girolamo Graziani, stampato primamente nel 1650 e poi spesso, perfin due volte nel 1835. Consalvo è qui pure il gran capitano, ma ancor giovane, ed è amato da un' Elvira (la quale ha per ancella una Zoraide: un altro nome dell'Ettore Fieramosca!), che poi gli si scopre sorella. E se questa sospira :

il mio Consalvo (ahi nome amato, Che dolcemente mi risuoni al core!)

Sappia che per lui solo Elvira more;

Basta a me che Consalvo al mio martìro
Una lagrima doni od un sospiro;

egli invece pensa a una Rosalba, e sospira per suo conto:

lieta mia sorte

Io chiamerei, se permettesse almeno
Ch'io potessi esalar con dolce morte
L'afflitta anima mia nel tuo bel seno;
Se, poichè non fui vivo, a te consorte
Fussi morendo, oh me felice appieno.
Fortunato morir, s' oggi mi tocca

La mia vita finir ne la tua bocca. ?

1 ZUMBINI, Saggi critici, Napoli 1876, pag. 73. E efr. ora gli Studi sul Leopardi, vol. II, pag. 218 ss.

Cfr. BELLONI, Gli epigoni della Gerusalemme Liberata, Padova

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