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così governato: diceva d'Amore, perchè io portava nel viso tanto delle sue insegne che questo non si poteva ricoprire*. E quando mi domandavano: Per cui t'ha così disfatto questo Amore? ed io sorridendo gli guardava, e nulla dicea loro. Un giorno avvenne che questa gentilissima sedeva in parte ove s'udivano parole della Reina della gloria; ed io era in luogo dal qual vedea la mia beatitudine †; e nel mezzo di lei e di me, per la retta linea, sedea una gentil donna di molto piacevole aspetto, la quale mi mirava spesse volte, maravigliandosi del mio sguardare che pareva che sopra lei terminasse‡; onde molti s'accorsero del suo mirare; e tanto vi fu posto mente, che, partendomi di questo luogo, mi sentii dire appresso: Vedi come cotal donna distrugge la persona di costui? e nominandola intesi che diceano di colei che mezza era stata nella linea retta che movea dalla gentilissima Beatrice e terminava negli occhi miei. Allora mi confortai molto, assicurandomi che il mio segreto non era comunicato, il giorno, altrui, per mia vista; ed immantinente pensai di far di questa gentil donna schermo della VERITÀ; e tanto ne mostrai in poco tempo che il mio segreto fu creduto sapere dalle più persone che di me ragionavano. Con questa donna mi celai alquanti anni e mesi, e per più far credente altrui feci per lei certe cosette per rimas. Dico, che in questo tempo che questa donna era schermo di tanto amore quanto dalla parte mia, mi venne una volontà di voler ricordar lo nome di quella gentilissima; ed

* Vuol dire che la faccia esterna de' suoi scritti aveva manifesti segni di gergo, ma l'interno significato ne riusciva difficile anche a coloro che capivano il gergo. Vedremo in appresso da che ciò derivasse.

"Apparuit jam beatitudo nostra," disse il secondo spirito ch'era nella camera delle sue percezioni, quando vide la novenne donna della mente.

Mostrerò altrove, sino ad una evidenza irresistibile, che questa donna a cui fingeva mirare, mentre mirava ad altra, è Madonna la Pietà sua nemica: Dante stesso ce lo dirà.

§ Altro che cosette! fece il poema, in cui pare diriger la mira a Madonna la Pietà sua nemica, mentre ad altro guarda.

Quanto dalla parte di lui era schermo di tanto amore, perchè, quanto dalla parte di lei, ella l'avrebbe fatto bruciar vivo, se avesse potuto accorgersi a qual oggetto mirava, fingendo di mirar lei.

accompagnarlo di molti nomi di donne, e specialmente di questa gentil donna (ch'era schermo d'un tanto amore); e presi li nomi di sessanta, le più belle donne della città, oye la mia donna fu posta dallo altissimo sire*."

Or veggasi come Dante stesso ci fa intendere quali siano le sessanta donne, coi nomi delle quali accompagnò quello della donna sua, “reina di tutte le virtù e distruggitrice de vizj." Ei lo indica nel Convito, scritto per giovare la Vita Nuova.

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Di costei dice Salomone: Sessanta sono le regine, e ottanta l'amiche concubine, delle ancelle adolescenti non è numero: una è la colomba mia e la perfetta mia. Tutte scienze chiama regine e drude e ancelle; e questa umana colomba, perchè è senza macola di lite, e questa chiama perfetta, perchè perfettamente ne fa il vero vedere, nel quale si cheta l'anima nostra. Questa donna è la Filosofia, la quale veramente è donna piena di dolcezza, ornata di onestate, mirabile di savere, gloriosa di libertate. Gli occhi di questa donna sono le sue dimostrazioni, le quali diritte negli occhi dello INTELLETTO innamorano l'ANIMA, liberata nelle condizioni. O dolcissimi ed ineffabili sembianti, e rubatori subitani della MENTE umana, la quale nelle dimostrazioni degli occhi della Filosofia apparve, quando' ella alli suoi drudi ragiona! veramente in voi è la salute, per la quale si fa beato chi vi guardat, e salva dalla morte della ignoranza, e dalli vizj. E così dico e affermo che la donna di cui io m'innamorai appresso lo primo Amore‡ fu la bellissima e onestissima figlia dello Imperatore dell'universo, alla quale Pittagora pose nome Filosofia." Egli stesso quivi spiega che Filosofia vale Amore della Sapienza, ecco dunque di qual Amore e di qual donna parlano questi amanti; e

* Mai non dice qual era questa città. (Vita Nuova, pp. 9, 10.)

+ Cioè, l'Intelletto che in lei fissa gli occhi si fa beato, come qui sopra ha detto: onde lo spiritello ch' era nell' Intelletto nel veder questa donna, gridò dalla camera dove era: Apparuit jam beatitudo nostra.

"Appresso lo primo Amore" vale Apud primum Amorem; e che cosa sia il primo Amore è spiegato da Dante stesso (Inf., iii.):

"Fecemi la divina Potestate,

La prima Sapienza e'l primo Amore."

spiega che Filosofo significa Amante della Sapienza: tal era egli, tale ogni altro che farneticò platonizzando.

Parole di Dante son queste qui sopra trascritte, come si leggono nel Convito*; ed ei dichiara che scrisse il Convito per farci capire la Vita Nuovat; quindi comprendiamo che le sessanta donne con cui accompagnò il nome della donna sua, son le sessanta donne ch'egli spiega nel Convito, cioè quelle di cui parla Salomone: "Sexaginta sunt reginæ... una est columba mea, perfecta mea :-quæ est ista quæ progreditur quasi aurora consurgens, pulchra ut luna, electa ut sol, terribilis ut castrorum acies ordinata ?" E Salomone stesso, che fè di questa donna mistica la sua sposa, ne indica nel libro seguente ch'essa è la Sapienza: "Est enim Sapientia speciosior sole, et super omnem dispositionem stellarum luci comparata invenitur prior; illi autem succedit nor: Sapientiam autem non vincit Malitia. Attingit ergo a fine usque ad finem fortiter, et disponit omnia suaviter. Hanc amavi, et exquisivi a juventute mea, et quæsivi sponsam mihi eam assumere, et amator factus sum formæ illius §." Dante replicò quest'ultima dichiarazione di Salomone, come non ha guari udimmo: "Dico ed affermo che la donna di cui m'innamorai fu la bellissima ed onestis

* Vedi le pp. 137, 138, 139. ediz. di Zatta.

"La vivanda di questo Convito sarà di quattordici maniere ordinata, cioè quattordici canzoni sì d'Amore come di Virtù materiate, le quali aveano d'alcuna scurità ombra, sicchè a molti la lor bellezza, più che lor bontà, era in grado; ma la presente sposizione sarà la luce la quale ogni colore di lor sentenzia farà parvente. E se nella presente opera la quale è Convito nominata, e vo' che sia, più virilmente si trattasse che nella Vita Nuova, non intendo però a quelle in parte alcuna derogare, ma maggiormente giovare, per questa, quella. E conciossiacosache la vera intenzione mia fosse altra che quella che di fuori mostrano le canzoni predette, per allegorica sposizione quelle intendo mostrare. Priego tutti che, se il Convito non fosse tanto splendido, non al mio volere, ma alla mia facultate, imputino ogni difetto... parlare sponendo troppo a fondo non pare ragionevole.”—p. 67.

Cant. Cantic., vi. 7, 8, 9. Dante rassomiglia perciò Beatrice alla Luna ed al Sole ("Quale ne' plenilunii sereni," ecc. "E la faccia del sol nascere ombrata," ecc.), e fa invitarla con le stesse parole della Cantica di Salomone, Veni, Sponsa, de Libano.

§ Sapientia, termine del cap vii. e principio dell' viii.

sima figlia dell'Imperatore dell' universo, alla quale Pittagora pose nome Filosofia." Quindi per identificare se con una tal donna, cioè con la sua mente ove ella era impressa, nel Convito stesso scrive così: "Amore giugne e unisce l'amante con la persona amata; onde Pittagora dice: Nell'amistà si fa uno di più. E perocchè le cose congiunte comunicano naturalmente intra sè le loro qualità, in tanto che talvolta è che l'una torna del tutto nella natura dell'altra, incontra che le passioni della persona amata entrano nella persona amante, sicchè l'amor dell' una si comunica nell'altra, e così l'odio e 'l desiderio e ogni altra passione. Onde io fatto amico di questa donna, di sopra nella verace sposizione nominata, cominciai ad amare e a odiare secondo l'amore e l'odio suo; cominciai dunque ad amare li seguitatori della Verità, e odiare li seguitatori dello Errore e della Falsità, com'ella face. Ragionevole e onesto è non le cose ma le malizie delle cose odiare, e procurare da esse di partire. E a ciò se alcuna persona intende, la mia eccellentissima donna intende massimamente, a partire, dico, la malizia dalle cose; la qual ragione è di Dio, perocchè in lei è tutta ragione, e in lei è fontalmente l'onestà. Io lei seguitando nell'opera*, siccome nella passione, quanto potea gli errori della gente abbominava e dispregiava: non per infamia o vituperio degli erranti, ma degli errori, li quali biasimando, credea fare dispiacere, e dispiaciuti partire da coloro che per essi eran da me odiati.” (p. 191.)

E qui vediamo che Dante incorporò sè stesso con la sua donna, cioè con quella cui Pittagora pose nome Filosofia; perchè Pittagora stesso dice che nell'amistà si fa uno di più, onde l'amante torna nella natura dell'amata. In fatti, ne' Dialoghi d'Amore di Leone Ebreo, prolissa opera settaria del cinquecento, "Ove l'arte d'Amore è tutta chiusa," la Filosofia è divisa in due persone, l'amante e l'amata, Messer Filo e Madonna Sofia, che fra lor discorrendo espongono in gergo tutta la scienza occulta. Questi adunque che finora ci parvero

* Intende della sua opera maggiore, della Commedia: parlar doppio.

amanti, qual di costei e qual di colei, sono, il vo ripetere, amatori della sapienza, la quale era da essi figurata come unadonna immaginaria, e in una donna reale veniva incarnata.

Che la donna mentale in una donna vera venisse personificata, è cosa che non ammette dubbio. Siccome la rettitudine e la proporzione, che son idee astratte, si cangiano in una squadra ed un compasso, che son cose materiali; siccome il sole intellettuale è rappresentato dal fisico; così del pari la scienza impressa nella mente, anzi la stessa mente con la scienza, era rappresentata da una donna effettiva; quindi il cammin tortuoso, procedea per rimbalzo in questo modo: il proselito fingea prestar culto alla religione romana mentre il riferiva ad una donna ; e nel fingere amor per questa, aveva in mira un oggetto totalmente intenzionale, la riforma della religione e dello stato.

Il Rev. J. Nightingale c'informa d'un' astutissima pratica, già usata in Italia, la quale ci offre una chiara idea di questa restrizion mentale in affari di amore e religione. Eccone le parole : "Son celebrate in Italia certe festività, le quali occorrono solo nel calendario degli amanti di quel paese. Per ben intendere ciò, uopo è sapere, che quando un amante brama dare alla sua donna la più alta testimonianza del suo affetto, la rende immediatamente l'idolo del culto suo, e stabilisce non solo vespri ma anche messe da celebrarsi in onore di lei. Con questa mira egli fa scelta di quel santo (o di quella santa) di cui l'amata donna porta il nome; e benchè il santo (o la santa) sia apparentemente l'oggetto del suo culto, egli regola sì destramente una tal faccenda, che la festività è da lui interamente applicata alla donna suą* ”

*"In Italy, certain festivals are celebrated which occur only in the Kalendar of lovers in that country. To understand this, it is necessary to know that, when a lover is desirous of giving his mistress the highest testimonies of his gallantry, he immediately makes her the idol of his devotion; he has vespers, and even masses, said in her honour. For this purpose he makes choice of some saint whose name she bears, and though the saint has the name, they manage the matter so that the devotion of the festival is plainly relative to the lover's mistress." (The Religions, &c. p. 585.) Non so

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