DI CELIO MAGNO Fida mia cetra a me fin da' primi anni 'Frastullo sovr' ogni altro amato e caro, Poichè empia sorte e ria con gravi danni Ed oggi par che il mondo cieco avaro, Mi t'offersero in don con. lieto volto, DI ORSATO GIUSTINIANO Poichè d'unir con le tue dotte carte Non sdegni il suon, delle mie voci in rima, E che 'l mio nome oscuro in an s'imprima Col tuo celebre e chiaro in ogni parte: Adempi tu dove in lor manca l'arte, Celio, e con la tua culta, e nobil lima Così, quasi augellin sulf? ali accolto Daquila altera, al ciel poggiando io teco E tu, la gloria tua partendo, meco, Come quel ch' a giovarmi ognor sei volto, S. I. Quando si applicò allo studio delle leggi. S. II. A Celio Magno. Mandandogli sue rime da essere stampate con quelle di lui. Appe DE ANTONIO DECIO Appena uscito dalla regia cuna frattan con mano ancor tremante l'armi : Pria saper chieder l'elmo, e dir, ch' uom l'armi, Quanto più contro lui gente s'aduna, Far ch' al nome sol ceda, o si disarmi; E fare al suon de' bellicosi carmi Tremar regni e provincie ad una ad una: Il tutto aver dall'Indo lido al Moro Corso visto vint' arso e messo al fondo Con guerrier pochi appresso e con poco oro : Ma, non contento d'aver vinto un mondo, ་ Tentar mondi novelli, opere foro Già del primo Alessandro, or del secondo.. DI GIOVAMBATISTA MARINE Udir parmi di qua l'alte' querele „ Giovinetto real nato d'eroi, Delle donne d'Algier, quando fien poi Mentre arderà la pugna aspra e crudele, Di te diranno: ahi che da sommi seggi S. I. Per Alessandro Farnese duca di Parma con-quistator delle Fiandre. S. II. Per Alfonso di Castro, quando andò all' impresa d'Algieri sotto Filippo III. Re di Spagna – ( Signor, ignor, se quella tua non ne difende Che spesso con le merci, altrui la vita Stretti nel sen con dolorose strida Struggi novo Pompeo (1) gli audaci legni, 9.9 Mirate dal gran tronço, occhi miei lassi, Delle stelle pendente, il fattor vero, E come avvolto in manto oscuro e nero, L'alte essequie onorando,, il mondo stassi. E tu mio cor. ch a desir vani e bassi Volgi ostinato pur l'empio, pensiero, L' Egizia fera, e la crudel c'ha d'angue (2) S. I. A Giovannandrea: Doria general di mare sotto. Filippo III.. (1) Gneo Pompeo il grande generale nella guerra de' Romani contro i corsalis.. S. II. Per la crocifissione di N. S. (2) Il coccodrillo e l'iena animali, feroci: delle lagrime de' quali vedi i naturalisti. DI GIOVAMBATISTA GUARINI Sono le tue grandezze, o gran Ferrando, Maggior del grido, e tu maggior di loro Benchè t' adorni il crim porpora ed oro Col fren Etruria, e con la fama il mondo. DI CARLO MARIA MAGGI Giace l'Italia addormentata in questa Sorda bonaccia, e intanto i ciel s'oscura; E per molto che tuoni, uom non si desta : Se pur taluno il palischermo appresta, Pensa a se stesso, e del vicin non cura; Rotta l'antenna, e poi smarrito il poło S. T. A Ferdinando gran duca di Toscana. Di questo S. dice il Murat. nella P. P. possono tutti sentire il grande " eeroico. S. II. Per le guerre d'Italia del secolo XVII. così il seguentë. Lun Lungi vedete il torbido sorvente Ch'urta i ripari e le campagne inonda, E delle stragi altrui gonfio e crescente Force su i vostri campi i sassi e l'onda E pur altri di Voi sta negligente Su' disarmati lidi, altri il seconda, Tosto piena infedel fa che vi guasti Par che nel mal comune i pianger basti.. DI GIOVAMMARIO CRESCIMBENI Io chiedo al ciet: dhi contra Dio l'indegno Misfato opro, cui par mai non udissi ? Dice ei fu l'uomo, e di dolore in segno To cinsi il sol di tenebroso ecclissi... Al mare il chiedo: anch'ei; su duro legno, Grida, l'om il guidò; qual ne sentissi Doglia, tel dica quel sì giusto sdegno, Ond' io sconvolsi i miei più cupi abissi. chiedo al suol: con egual duolo acerbo, Egli esclama: fu l'uom, dalle profonde Sedi io mi scossi, e i segni ancor ne serbo. All' uom, che ride in liete ore gioconde, Irata il chiedo al fin; ma quel superbo Crolla il capo orgoglioso e non risponde: S: 1. Eodatissimo dal Redi ottimo conoscitore delle buone maniere di poesia, dice il Salvini. S. II. L'uomo reo, e sconosente della morte di Cristo. Sonetto, dal P. Ceva chiamato gravissimo... |