DI ORTENSIA DI GUGLIELMO Vorrei talor de l'intelletto mio Tanto sopra me stessa alzar le penne, Per amor nostro il gran figliuol di Dio: Send' egli offeso a chieder pace venne : E dico: O grande amor chi ti comprende ? Quanto ti seguo più, tanto più sali; Ti fai maggior, quanto più in te si pensa; 69 Ecco, signor, la greggia tua d'intorno Cinta di lupi a divorarla intenti: Ch' altri non è che il suo bisogno intenda Qual, per farli un celeste almo lavacro, S. I. Per lo mistero della divina incarnazione. S. II. A Dio. Perchè il Papa d' Avignone ritor i a Roma. V. 2. Dello stato infelice d'Italia a' tempi che la Santa Sede era in Francia. V. il Rinal di all'an. 1375 e le lettere di Santa Caterina Sanese a Gregorio XI.. DI MATTEO MARIA BOJARDO Non fia da altrui creduta, e non fia intesa La celeste beltà di ch' io ragiono, Poichio, che tutto in lei posto mi sono, Al cor: s'aggira un timidetto gelo, DI GIUSTO DE' CONTE Chi è coster, che nostra etade adorna Di tante maraviglia e di valore, E. in forma umana, e in compagnia d'Amore Fra noi mortali come dea soggiorna ? Di senno e di beltà del ciel sì adorna, Qual spirto ignudo e sciolto d'ogni errore ;, E per destin la degna a tanto onore Natura, che a mirarla pur ritorna .. In lei quel poco lume è in tutto accolto E quel poco splendor, che a' giorni nostri. Sopranoi cade da benigne stelle: Tal che il maestro dei stellati chiostri Sen loda, rimirando nel bel volto, Che fè già di sua man cose sì belle.. S IT. Lodato da Muratori nella P. P. Di tutto il primo quadernario dice ch'è squisito: Il Salvini :: L'entrata del Sonetto è spiritosa.. Quell 99 Q uel cerchio d'oro, che due treccie bionde Amor sovente all'ombra si nasconde : E gli occhi, onde in mattin riprende il sole E la vaghezza del soave riso .Coll' atto altero dell' andar beato, Che ogni vil cura dal cor 'm' allontana ; E' quel che tanto ha sopra ogni altro stato DI LORENZO DE' MEDICI Chi ha la vista sua così potente, Che la mi donna possa mirar fiso, Ma Amor v' ha posto uno splendor lucente, Quel che una volta la bellezza vede, E degno è di gustar la sua dolcezza: S. II. Questo si tiene per uno de' primi Sonetti per conto di fantasia. Così il seguente lodato dal Crescimbeni. Il mio cor lasso in mezzo all'angoscioso Petto i vaghi pensier convoca e tira Tutta se intorno, e pria forte sospira ; Poi dice con parlar dolce e pietoso : Sebben ciascun di voi è amoroso, Pur v' ha creati chi vi parla e mira: Deh perchè dunque eterna guerra e dira Mi fate senza darmi alcun riposo ? Risponde un d'essi: com' al novo sole Fan di fior vari l'api una dolcezza, Facciam, de' modi e della sua bellezza Tante vaghe bellezze ha in se raccolto I gentil viso della donna mia, Se di grata pietà talora è involto, Pietà giammai non fu sì dolce e pia: Se di sdegno arde, tanto bella e ria E' l'ira ch' Amor trema in quel bel volto. Pietosa e bella è in lei ogni mestizia; E se rigano i pianti il vago viso Dice piangendo Amor: quest' è'l mio regno. Ma quando il mondo cieco è fatto degno, Che mova quella bocca un soave riso, Conosce allor qual è vera letizia. Q DI GASPARO VISCONTI uando a natura venne il gran concetto Giove e la figlia ed ogni lieta stella Che infuse nel leggiadro e bel ricetto. Folgori tuoni ogni rancore in bando, DI GIACOMO SANNAZARO Anima eletta, che col tuo fattore Ti godi assisa ne' stellati chiostri, Ove lucente e bella or ti dimostri, Tutta pietosa del mondano errore. Se mai vera pietà, se giusto amore Ti sospinse a curar de' danni nostri Fra si distorte vie, fra tanti mostri Prega ch'io trovi il già perduto core: Venir vedra' mi (1) a venerar la tomba, Ove lasciasti le reliquie sante, Per cui sì chiara in ciel Padoa rimbomba. Ivi le lodi tue sì belle e tante, Quantunque degne di più altera tromba, S. I. Per la nascita di N. D. Il pensier luminoso di questo S. è tolto dalla St. 5. della Canz. 44. del Petr. ma con leggiadre riflessioni disteso. S. II. A S. Antonio Di Padova. (1) Cioè vedraimi. Il Petr. son. 264. E vedra' vi un che sol tra l'erbe e l'acque. Quest' |