DI ANTONIO BROCARDO Il buon nocchier, che col legno in disparte Aspetta al mover suo tranquillo il vento Dolersi afflitto di sua trista sorte, Resto d'ogni mio ben chiamande morte 2 Che partir ci convien per ire altrove Fur giuste voglie e pie dinanzi a Giove, Non dirò porto, ma di darne almeno Che per noi dorme, el ciel chiaro e sereno S. II. Al mar di Toscana. Quando il poeta nel 1550. fu dal Duca Alessandro confinato in Provenza a 69 Viva fiamma di Marte onor de' tuoi, Che Urbino un tempo, e più l'Italia ornaro + Mira che giogo vil che duolo amaro Preme or l'altrice de' famosi eroi. Abita morte ne' begli occhi suoi, Che fur del mondo il sol più ardente e chiaro: Ei difetti del fato, ond' ella langue, Avvezziam vvezziamci a morir, se proprio è morte, L'alma inviar per lo suo regno ardita, Nodo al suo fral che a vano oprar-la 'nvita, Non sa da questo abisso, ov'è smarritą, Levarsi al ciel sulle destre ali accorte; Che si gradisce le visibil forme, E ciò ch'è qui fra noi breve e fallace: Che obblia le vere e 'l suo stato gentile. Quel tanto a me, ch'io men vo dietro all'orme Di morte così pia, diletta e piace: Ogn' altra vita ho per noiosa e vile. S. I. A Franc. Maria della Rovere Duca d'Urbino cap. della lega tra' Venez. e 'l Papa, quando il Borbone nel 1527. corse a Roma.. (1) Rubò tempi, calpestò reliquie, uccise innocenti, assediò in castello Clein. VII. S. II. L'uomo estatico così intitolò questo S. Filippo Massini in una Lettura, ch' egli fecevi sopra. DI ANTONIO BROCARDO buon nocchier, che col legno in disparte Ond' esser spera, ove desi, contento: Dolersi afflitto di sua trista sorte, Resto d'ogni mio ben chiamande morte Rimanti DI LUIGI ALAMANNI imanti oggi con Dio sacrato mare, Fur giuste voglie e pie dinanzi a Giove, Che per noi dorme, el ciel chiaro e sereno S. II. Al mar di Toscana. Quando il poeta nel 155a. fu dal Duca Alessandro confinato in Provenza Sia benedetto il dì ch'io scorsi in prima Del Gallico terren l'alto splendore Tal diede obietto e sì famoso al mondo, Così fuss' ei senza tenermi a vile I. Sempre lieto ver' me sempre giocondo, 99 o pùr, la Dio mercè, rivolgo il passo E il buon Gallo sentier, ch' io trovo amico Ivi al soggiorno solitario antico Mi starò sempre in quelle valli ombrose; S. I. Per Francesco I. Re di Francia. S. II. Quando il poeta venne di Francia in Itaia l'anno 1537. Pa Padre adre ocean, che dal gelato Arturo Ver l'occidente i tuoi confini stendi, E de' Gallici fiumi il dritto prendi Che in sorte dati a te suggetti furo: (1) Se amico il vento, il ciel sereno e puro Ti spiri e copra, e qualor sali o scendi La notte e 'l dì, che al tuo diporto intendi, (2) Sempre trovi 'I cammin piano e sicuro: Deh l'onorato tuo figliuol Tirreno Prega in nome di nei, che più non tenga Gli occhi nel sonno, e che si svegli omai : E del chiaro Arno sua pietà gli venga, Ch'or vecchio e servo e di miserie pieno Io vo pur di dì in dì contando l'ore; E ciascuna di lor mill' anni parme, Al mio Gallico re degli altri onore " Che con mille virtù, non con altr'arme, La presenza real, l'alte parole. Che all' esempio di se fa Giove in terra. (3) Vestin mai sempre l'onorate membra Quel chiaro spirto, e la feconda prole Sia lieta in pace e vincitrice in guerra. S. I. All'Oceano. Per le rivoluzioni di Toscana accadute nello stabilimento de' Medici (1) Se desiderativo in vece di così, cosa frequente ne'buoni autori.. (2) Intendere per essere intento. Il Petr. Son. 71. Poichè morto è colui che tutto intese In farvi, mentre visse al mondo, onore. S. II. Forse tornando di Spagna l'añ. 1545. compitavi la sua ambasceria. (3) Vestino, ora Vestano, negli antichi piegatura frequente. Bonacc. de Montemagno, Son. Virtù del ciel ec. |