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Ove l'aura si sente

D'un fresco ed odoriferó laureto.

Ivi è 'l mio cor, e quella che 'l m'invola:
Qui veder puoi l'immagine mia sola.

SONETTO LXXXVI. 100,

Allontanandosi da Laura, piange, sospira, e si conforta colla sua immagine.

Poi che 'l cammin m'è chiuso di mercede, Per disperata via son dilungato

Dagli occhi ov'era (i'non so per qual fato), Riposto il guidardon d'ogni mia fede.

Pasco 'l cor di sospir, ch'altro non chiede; E di lagrime vivo, a pianger nato; Nè di ciò duolmi; perchè in tale stato È dolce il pianto più ch'altri non crede: E solo ad una immagine m'attegno, Che fe non Zeusi o Prassitele o Fidia, Ma miglior mastro e di più alto ingegno.

Qual Scizia m'assicura o qual Numidia, S'ancor non sazia del mio esilio indegno, Così nascosto mi ritrova invidia ?

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Spera che, aggiungendo nuova forza alle sue rime, ella gli sarà più pietosa.

Io canterei d'amor sì novamente,
Ch'al duro fianco il dì mille sospiri
Trarrei per forza, e mille alti desiri
Raccenderei nella gelata mente;

E'l bel viso vedrei cangiar sovente,
E bagnar gli occhi, e più pietosi giri
Far, come suol chi degli altrui martíri
E del suo error, quando non val, si pente;
E le rose vermiglie infra la neve
Mover dall' ôra, e discovrir l'avorio,
Che fa di marmo chi da presso 'l guarda;
E tutto quel, perchè nel viver breve
Non rincresco a me stesso, anzi mi glorio
D'esser servato alla stagion più tarda.

SONETTO LXXXVIII. 102.

Vorrebbe spiegare il perchè di tanti effetti contrari in Amore, e nol sa.

S'amor non è,che dunque è quel ch'i'sento? Ma s'egli è amor, per Dio, che cosa e quale?

Se buona, ond'è l'effetto aspro mortale?
Se ria, ond'è sì dolce ogni tormento?

S'a mia voglia ardo,ond'è'l pianto e 'llamento?
S'a mal mio grado, il lamentar che vale?
O viva morte, o dilettoso male,

Come puoi tanto in me s'io nol consento?
E s'io 'l consento, a gran torto midoglio.
Fra sì contrari venti, in frale barca
Mi trovo in alto mar, senza governo,
Sì lieve di saver, d'error sì carca,
Ch'i' medesmo non so quel ch'io mi voglio,
E tremo a mezza state, ardendo il verno.

SONETTO LXXXIX. 103.

Incolpa Amore delle miserie in cui è avvolto
senza speranza di uscirne.

Amor m'ha posto come segno a strale,
Come al Sol neve, come cera al foco,
E come nebbia al vento; e son già roco,
Donna, mercè chiamando; e voi non cale.

Dagli occhi vostri uscío 'l colpo mortale,
Contra cui non mi val tempo nè loco;
Da voi sola procede (e parvi un gioco)
Il sole e 'l foco e 'l vento, ond'io son tale.

1

I pensier son saette, e 'l viso un sole,
E'l desir foco; e 'nsieme con quest' arme
Mi punge Amor, m'abbaglia e mi distrugge;
E l'angelico canto c le parole,

Col dolce spirto ond'io non posso aitarme,
Son l'aura innanzi a cui mia vita fugge.

SONETTO XC.- 104.

Richiama Laura a veder la crudele agitazione
in cui essa sola lo ha posto.

Pace non trovo, e non ho da far guerra;

E temo e spero,ed ardo, e son un ghiaccio;
E volo sopra 'l cielo, e giaccio in terra;
E nulla stringo, e tutto 'l mondo abbraccio.
Tal m'ha in prigion, che non m'apre nè serra,
Nè per suo mi riten nè scioglie il laccio;
E non m'ancide Amor e non mi sferra,
Nè mi vuol vivo nè mi trae d'impaccio.
Veggio senz'occhi e non ho lingua, e grido;
E bramo di perir, e cheggio aita;

Ed ho in odio me stesso, ed amo altrui:
Pascomi di dolor; piangendo rido;
Egualmente mi spiace morte e vita.
In questo stato son, Donna, per vui.

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Dimostra che l'infelicità del suo stato
è una cosa straordinaria e nova.

Qual più diversa e nova

Cosa fu mai in qualche stranio clima,

Quella, se ben si stima,

Più mi rassembra; a tal son giunto, Amore.

Là, onde 'l dì vên fore,

Vola un augel che sol, senza consorte,

Di volontaria morte

Rinasce e tutto a viver si rinnova.
Così sol si ritrova

Lo mio voler, e così in su la cima
De' suoi alti pensieri al Sol si volve,
E così si risolve,

E così torna al suo stato di prima;
Arde, e more, e riprende i nervi suoi,
E vive poi con la fenice a prova.
Una pietra è sì ardita

Là per l'indico mar, che da natura
Tragge a sè il ferro, e 'l fura

Dal legno in guisa che i navigì affonde.

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