Qual miracolo è quel, quando fra l'erba Quasi un fior siede! ovver quand'ella preme Col suo candido seno un verde cespo! Qual dolcezza è nella stagione acerba Vederla ir sola coi pensier suoi 'nsieme, Tessendo un cerchio all'oro terso e crespo SONETTO CX. 0 Tutto ciò ch' ei fece, e lo indusse ad amarla, fu ed è in lui cagion di tormento. O passi sparsi, o pensier vaghi e pronti, O possente desire, o debil core, S'alcuna ha'l mondo; e voi nude ombre e polve; Invidia tutti quegli oggetti e que' luoghi Lieti fiori e felici, e ben nate erbe, Ombrose selve, ove percote il Sole Che bagni 'l suo bel viso e gli occhi chiari, Quanto v'invidio gli atti onesti e cari! Non fia in voi scoglio omai che per costume D'arder con la mia fiamma non impari. SONETTO CXII. .-130. Soffrirà costante le pene di Amore, purchè Amor, che vedi ogni pensiero aperto Nel fondo del mio cor gli occhi tuoi porgi, Sai quel che per seguirti ho già sofferto; È sempre agitato, perchè Laura può farlo Or che 'l ciel e la terra e 'l vento tace, Veggio, penso, ardo, piango; e chi misface Sempre m'è innanzi per mia dolce pena: Guerra è 'l mio stato, d'ira e di duol piena; E sol di lei pensando ho qualche pace. Così sol d'una chiara fonte viva Move 'l dolce e l'amaro ond'io mi pasco; Una man sola mi risana e punge. E perchè 'l mio martír non giunga a riva, Mille volte il dì moro e mille nasco; Tanto dalla salute mia son lunge. SONETTO CXIV. - 132. Il portamento di lei, gli sguardi, gli atti Come 'l candido piè per l'erba fresca Amor, che solo i cor leggiadri invesca, E l'atto mansueto, umile e tardo. Di tai quattro faville, e non già sole, Nasce 'l gran foco di ch'io vivo ed ardo; Che son fatto un augel notturno al Sole. Va fuori di sè nell'atto ch' essa, pria di cantare, abbassa gli occhi e sospira. Quando Amori begli occhi a terra inchina Ei vaghi spirti in un sospiro accoglie Con le sue mani, e poi in voce gli scioglie Chiara, soave, angelica, divina; Sento far del mio cor dolce rapina, E sì dentro cangiar pensieri e voglie, Ch'i' dico: or fien di me l'ultime spoglie, Se 'l Ciel sì onesta morte mi destina. Ma 'l suon, che di dolcezza i sensi lega, Col gran desir d'udendo esser beata, L'anima al dipartir presta, raffrena. Così mi vivo, e così avvolge e spiega Lo stame della vita che m'è data, Questa sola fra noi del ciel sirena. Crede, discrede di veder Laura pietosa, ma sta sempre fermo nella speranza. Amor mi manda quel dolce pensero, Che secretario antico è fra noi due; |