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E dispregiar di quel ch'a molti è'n pregio,
Quest'ancor dubbia del fatal suo corso,
Sola, pensando pargoletta e sciolta,
Intrò di primavera in un bel bosco.

Era un tenero fior nato in quel bosco
Il giorno avanti; e la radice in parte
Ch'appressar nol poteva anima sciolta:
Chè v'eran di lacciuo' forme sì nove,
E tal piacer precipitava al corso,
Che perder libertate iv' era in pregio.
Caro, dolce, alto e faticoso pregio,
Che ratto mi volgesti al verde bosco,
Usato di sviarne a mezzo 'l corso,
Ed ho cerco poi 'l mondo a parte a parte,
Se versi o pietre o suco d' erbe nove
Mi rendesser un dì la mente sciolta.

Ma, lasso, or veggio che la carne sciolta Fia di quel nodo ond' è 'l suo maggior pregio, Prima che medicine antiche o nove Saldin le piaghe ch'i' presi in quel bosco Folto di spine; ond'i' ho ben tal parte, Che zoppo n'esco, e'ntraivi a sì gran corso. Pien di lacci e di stecchi un duro corso Aggio a fornire, ove leggiera e sciolta

Pianta avrebbe uopo, e sana d'ogni parte.
Ma tu, Signor, c'hai di pietate il pregio,
Porgimi la man destra in questo bosco;
Vinca 'l tuo Sol le mie tenebre nove.

Guarda 'l mio stato alle vaghezze nove Che 'nterrompendo di mia vita il corso, M'han fatto abitator d'ombroso bosco: Rendimi, s'esser può, libera e sciolta L'errante mia consorte; e fia tuo 'l pregio S'ancor teco la trovo in miglior parte.

Or ecco in parte le question mie nove; S'alcun pregio in me vive o 'n tutto è corso, O l'alma sciolta o ritenuta al bosco.

SONETTO CLX. 179.

Virtù somme congiunte a bellezza somma
formano il ritratto di Laura.

In nobil sangue vita umile e queta,
Ed in alto intelletto un puro core;
Frutto senile in su giovenil fiore,
E 'n aspetto pensoso anima lieta,

Raccolto ha 'n questa donna il suo pianeta,
Anzi 'l re delle stelle; e 'l vero onore,
Le degne lode e 'l gran pregio e 'l valore

PETRARCA.

14

Ch'è da stancar ogni divin poeta.
Amor s'è in lei con onestate aggiunto;
Con beltà naturale abito adorno,
Ed un atto che parla con silenzio ;

E non so che negli occhi che 'n un punto
Può far chiara la notte, oscuro il giorno,
E 'l mèl amaro, ed addolcir l'assenzio.

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Soffre in pace di pianger sempre, ma no che Laura siagli sempre crudele.

Tutto 'l dì piango; e poi la notte, quando Prendon riposo i miseri mortali, Trovom'in pianto e raddoppiarsi i mali: Così spendo 'l mio tempo lacrimando.

In tristo umor vo gli occhi consumando, E 'l cor in doglia; e son fra gli animali L'ultimo sì, che gli amorosi strali Mi tengon ad ogni or di pace in bando.

Lasso, che pur dall' uno all'altro sole E dall' un'ombra all' altra ho già 'l più corso Di questa morte che si chiama vita.

Più l'altrui fallo che 'l mio mal mi dole; Chè pietà viva e 'l mio fido soccorso

Vedem' arder nel foco e non m'aita.

SONETTO CLXU. - 181.

Si pente di essersi sdegnato verso di una bellezza che gli rende dolce anche la morte.

Già desiai con sì giusta querela
E 'n sì fervide rime farmi udire,
Ch'un foco di pietà fessi sentire
Al duro cor ch' a mezza state gela;

E l'empia nube che 'l raffredda e vela,
Rompesse a l'aura del mio ardente dire;
O fessi quella altrui 'n odio venire

Ch'e belli, onde mi strugge, occhi mi cela. Or non odio per lei, per me pietate

Cerco; chè quel non vo', questo non posso; Tal fu mia stella e tal mia cruda sorte:

Ma canto la divina sua beltate;

Chè quand' i' sia di questa carne scosso, Sappia 'l mondo che dolce è la mia morte.

SONETTO CLXIII. 182.

Laura è un Sole. Tutto è bello finch' essa vive, e tutto si oscurerà alla sua morte.

Tra quantunque leggiadre donne e belle Giunga costei, ch' al mondo non ha pare,

Col suo bel viso sôl dell'altre fare
Quel che fa 'l dì delle minori stelle.

Amor par ch'all'orecchie mi favelle, Dicendo quanto questa in terra appare, Fia 'l viver bello; e poi 'l vedrem turbare. Perir virtudi, e 'l mio regno con elle.

Come Natura al ciel la luna e 'l sole, All'aere i venti, alla terra erbe e fronde. All'uomo e l'intelletto e le parole,

Ed al mar ritogliesse i pesci e l'onde; Tanto e più fien le cose oscure e sole, Se morte gli occhi suoi chiude ed asconde.

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Levasi il Sole, e spariscono le Stelle.
Levasi Laura, e sparisce il Sole.

Il cantar novo e 'l pianger degli augelli
In sul dì fanno risentir le valli,
El mormorar de' liquidi cristalli
Giù per lucidi freschi rivi e snelli.

Quella c'ha neve il volto, oro i capelli, Nel cui amor non fur mai 'nganni nè falli, Destami al suon degli amorosi balli, Pettinando al suo vecchio i bianchi velli.

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