Non trovando conforto in sè stesso e nella solitudine, lo cerca tra gli uomini. O cameretta, che già fosti un porto O letticciol, che requie eri e conforto Nè pur il mio secreto e 'l mio riposo Fuggo, ma più me stesso e 'l mio pensero, Chè seguendol talor, levomi a volo. Il vulgo, a me nemico ed odroso, . (Chi'l pensò mai?) per mio refugio chero, Tal paura ho di ritrovarmi solo. Rimirandola spesso, sa di annoiarla; però se ne scusa incolpandone Amore. Lasso, Amor mi trasporta ov'io non voglio: E ben m'accorgo che 'l dever si varca, Onde a chi nel mio cor siede monarca Son importuno assai più ch'i'non soglio. Nè mai saggio nocchier guardò da scoglio Nave di merci prezïose carca, Quant' io sempre la debile mia barca Dalle percosse del suo duro orgoglio. Ma lagrimosa pioggia e fieri venti D'infiniti sospiri or l'hanno spinta (Ch'è nel mio mar orribil notte e verno) Ov'altrui noie, a sè doglie e tormenti Porta, e non altro, già dall' onde vinta, Disarmata di vele e di governo. Se Amore è cagione di sue colpe, lo prega a fare ch'ella 'l senta, e le perdoni a sè stessa. Amor, io fallo, e veggio il mio fallire; Ma fo sì com'uom ch'arde e 'l foco ha 'n seno Che 'l duol pur cresce, e la ragion vien meno Ed è già quasi vinta dal martíre. Solea frenare il mio caldo desire. Per non turbar il bel viso sereno: Non posso più; di man m' hai tolto il freno; E l'alma, disperando, ha preso ardire. Però, s'oltra suo stile ella s'avventa, Tu 'l fai, che sì l'accendi e sì la sproni, Ch'ogni aspra via per sua salute tenta; E più 'l fanno i celesti e rari doni C'ha in sè Madonna. Or fa' almen ch'ella il senta. E le mie colpe a sè stessa perdoni. Dispera di poter liberarsi da que' tanti affanni Non ha tanti animali il mar fra l'onde, PETRARCA. 15 Poi ch'Amor femmi un cittadin de' boschi. E tocco d'invidia nel veder chi per farle onore baciolla in fronte e negli occhi. Real natura, angelico intelletto, E veramente degno di quel petto: Gli occhi e la fronte con sembiante umano SESTINA VIII. CANZ. 38. È si sorda e crudele, che non si commove alle lagrime, e non cura rime nè versi. Là vêr l'aurora, che si dolce l'aura Al tempo novo suol mover i fiori |