E gli augelletti incominciar lor versi, Quante lacrime, lasso, e quanti versi Mentre fra noi di vita alberga l'aura. Null' al mondo è che non possano i versi; E gli aspidi incantar sanno in lor note, Non che 'l gielo adornar di novi fiori: Ridono or per le piagge erbette e fiori: Esser non può che quell'angelic' alma Non senta 'l suon dell'amorose note. Se nostra ria fortuna è di più forza, Lagrimando, e cantando i nostri versi, E col bue zoppo andrem cacciando l'aura. In rete accolgo l'aura e 'n ghiaccio i fiori, E 'n versi tento sorda e rigid' alma, Che nè forza d' Amor prezza nè note. L'invita a trovare in sè stessa il perchè egli non possa mai starsi senza di lei. I'ho pregato Amor, e nel riprego, I' nol posso negar, Donna, e nol nego, Che la ragion, ch'ogni buon'alma affrena, Non sia dal voler vinta; ond' ei mi mena Taior in parte ov'io per forza il sego. Voi, con quelcor che di sì chiaro ingegno, Di si alta virtute il cielo alluma, Quanto mai piovve da benigna stella; Devete dir pietosa e senza sdegno: Che può questi altro? il mio volto 'l consuma Ei perchè ingordo, ed io perchè sì bella. Il pianger ch'ei fa per Laura malata, non ammorza, ma cresce il suo incendio. L'alto Signor dinanzi a cui non vale E benchè 'l primo colpo aspro e mortale SONETTO CLXXXIV. -204. Dice al suo cuore di tornarsene a Laura, e non pensa ch'è già seco lei. Mira quel colle, o stanco mio cor vago; Or tu c'hai posto te stesso in obblio, SONETTO CLXXXV. - 205. Misero! ch'essendo per lei senza cuoro, Fresco, ombroso, fiorito e verde colle E fa qui de' celesti spirti fede Il mio cor, che per lei lasciar mi volle, E fe gran senno, e più se mai non riede, Va or cantando ove da quel bel piede Segnata è l'erba e da quest'occhi molle. Seco si stringe, e dice a ciascun passo: Deh fosse or qui quel miser pur un poco, Ch'è già di pianger e di viver lasso. Ella sel ride; e non è pari il giuoco: Ad un amico innamorato suo pari, non sa dar consiglio, che di alzar l'anima a Dio. Il mal mi preme e mi spaventa il peggio, Al qual veggio sì larga e piana via, Ch'i'son intrato in simil frenesia, E con duro pensier téco vaneggio. Nè so se guerra o pace a Dio mi cheggio! Chè 'l danno è grave, e la vergogna è ria. Ma perchè più languir? di noi pur fia Quel ch'ordinato è già nel sommo seggio. |