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Di speranza m'empieste e di desire Quand'io parti' dal sommo piacer vivo; Ma 'l vento ne portava le parole.

CANZONE I. - 40.

La morte di Laura lo priva d'ogni conforto; e non vivrà che per cantar le sue lodi.

Che debboio far? che mi consigli, Amore? Tempo è ben di morire;

Ed ho tardato più ch'i' non vorrei.
Madonna è morta, ed ha seco 'l mio core;
E volendol seguire,

Interromper conven quest'anni rei:
Perchè mai veder lei

Di qua non spero; e l'aspettar m'è noia:
Poscia ch'ogni mia gioia,

Per lo suo dipartire, in pianto è volta,
Ogni dolcezza di mia vita è tolta.

Amor, tu 'l senti, ond'io teco mi doglio, Quant'è 'l danno aspro e grave;

E so che del mio mal ti pesa e dole,
Anzi del nostro; perch' ad uno scoglio
Avem rotto la nave,

Ed in un punto n'è scurato il sole.
Qual ingegno a parole

Poria agguagliar il mio doglioso stato?
Ahi orbo mondo ingrato!

Gran cagion hai di dever pianger meco;
Chè quel ben ch'era in te, perdut' hai seco
Caduta è la tua gloria, e tu nol vedi:
Nè degno eri, mentr' ella

Visse quaggiù, d'aver sua conoscenza,
Nè d'esser tocco da' suoi santi piedi ;
Perchè cosa sì bella

Devea 'l ciel adornar di sua presenza.
Ma io, lasso, che senza

Lei, nè vita mortal nè me stess' amo,
Piangendo la richiamo:

Questo m'avanza di cotanta spene,
E questo solo ancor qui mi mantene.
Oimè, terra è fatto il suo bel viso,
Che solea far del cielo

E del ben di lassù fede fra noi.
L'invisibil sua forma è in paradiso,
Disciolta di quel velo

Che qui fece ombra al fior degli anni suoi,
Per rivestirsen poi

Un'altra volta, e mai più non spogliarsi;
Quand' alma e bella farsi

Tanto più la vedrem, quanto più vale
Sempiterna bellezza che mortale.

Più che mai bella e più leggiadra donna
Tornami innanzi, come

Là dove più gradir sua vista sente.
Quest' è del viver mio l'una colonna.
L'altra è 'l suo chiaro nome,

Che sona nel mio cor sì dolcemente.
Ma tornandomi a mente

Che pur morta è la mia speranza, viva
Allor ch'ella fioriva,

Sa ben Amor qual io divento, e (spero)
Vedel colei ch'è or sì presso al vero.

Donne, voi che miraste sua beltate
E l'angelica vita

Con quel celeste portamento in terra,
Di me vi doglia e vincavi pietate,

Non di lei, ch'è salita

A tanta pace, e me ha lasciato in guerra:

Tal che s' altri mi serra

Lungo tempo il cammin da seguitarla,
Quel ch'Amor meco parla,

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Sol mi ritien ch'io non recida il nodo:
Ma e' ragiona dentro in cotal modo:

Pon freno al gran dolor che ti trasporta; Chè per soverchie voglie

Si perde 'l cielo, ove 'l tuo core aspira;
Dov'è viva colei ch'altrui par morta;
E di sue belle spoglie

Seco sorride, e sol di te sospira;
E sua fama che spira

In molte parti ancor per la tua lingua,
Prega che non estingua;

Anzi la voce al suo nome rischiari,
Se gli occhi suoi ti fur dolci nè cari.
Fuggi'l sereno e 'l verde,

Non t'appressar ove sia riso o canto,
Canzon mia, no, ma pianto.

Non fa per te di star fra gente allegra,
Vedova sconsolata in vesta negra.

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Compiange sè stesso per la doppia perdita e del suo Colonna e della sua Laura.

Rotta è l'alta Colonna e verde Lauro Che facean ombra al mio stanco pensero;

Perdut'ho quel che ritrovar non spero Dalborea all'austro, o dal marindo al mauro.

Tolto m'hai, Morte, il mio doppio tesauro Che mi fea viver lieto e gire altero; E ristorar nol può terra nè impero, Nè gemma oriental nè forza d'auro.

Ma se consentimento è di destino, Che poss' io più se no aver l'alma trista, Umidi gli occhi sempre e 'l viso chino? O nostra vita, ch'è sì bella in vista, Com' perde agevolmente in un mattino Quel che 'n molt'anni a gran pena s'acquista!

CANZONE II. — 41.

Se amore non sa nè può ridonarle la vita, ei non teme più di cader ne' lacci di lui.

Amor, se vuo' ch'i' torni al giogo antico, Come par che tu mostri, un'altra prova Maravigliosa e nova,

Per domar me, convienti vincer pria:
Il mio amato tesoro in terra trova,
Che m'è nascosto, ond'io son sì mendico;
E 'l cor saggio pudico,

Ove suol albergar la vita mia:

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