Sayfadaki görseller
PDF
ePub
[blocks in formation]

Morta Laura, il passato, il presente, il futuro, tutto gli è di tormento e di pena.

La vita fugge e non s'arresta un'ora: E la morte vien dietro a gran giornate; E le cose presenti e le passate Mi danno guerra, e le future ancora ;

accora

E'l rimembrar e l'aspettar m'a
Or quinci or quindi sì, che 'n veritate,
Se non ch'i'ho di me stesso pietate,
I' sarei già di questi pensier fôra.

Tornami avanti s'alcun dolce mai
Ebbe 'l cor tristo; e poi dall'altra parte
Veggio al mio navigar turbati i venti:
Veggio fortuna in porto, e stanco omai
Il mio nocchier, e rotte arbore e sarte,
E i lumi bei, che mirar soglio, spenti.

SONETTO V. - 232.

Invita la sua anima ad alzarsi a Dio, ed abbandonare le vanità di quaggiù.

Che fai? che pensi? che pur dietro guardi, Nel tempo che tornar non pote omai,

[ocr errors]

Anima sconsolata? che pur vai

Giugnendo legne al foco ove tu ardi?

Le soavi parole e i dolci sguardi,

Ch' ad un ad un descritti e dipint' hai,
Son levati da terra; ed è (ben sai)
Qui ricercargli intempestivo e tardi.
Deh non rinnovellar quel che n'ancide;
Non seguir più pensier vago fallace,
Ma saldo e certo ch'a bon fin ne guide.
Cerchiamo 'l ciel, se qui nulla ne piace;
Chè mal per noi quella beltà si vide,
Se viva o morta ne devea tôr pace.

SONETTO VI. -- 233.

Non può mai aver pace co' suoi pensieri, e la colpa è del cuore che li ricetta.

Datemi pace, o duri miei pensieri:
Non basta ben ch'Amor, Fortuna e Morte
Mi fanno guerra intorno e 'n su le porte,
Senza trovarmi dentro altri guerrieri?

E tu, mio cor, ancor se' pur qual eri,
Disleal a me sol; chè fere scorte
Vai ricettando, e sei fatto consorte
De' miei nemici sì pronti e leggieri.

In te i secreti suoi messaggi Amore, In te spiega Fortuna ogni sua pompa, E Morte la memoria di quel colpo

Che l'avanzo di me conven che rompa; In te i vaghi pensier s'arman d'errore: Perchè d'ogni mio mal te solo incolpo.

SONETTO VII. 234.

Rimproverato a torto da' suoi sensi, cerca d'acquetarli co' pensieri del Cielo.

Occhi miei, oscurato è 'l nostro sole;
Anzi è salito al cielo, ed ivi splende;
Ivi 'l vedremo ancor, ivi n'attende,
E di nostro tardar forse li dole.

Orecchie mie, l'angeliche parole Suonano in parte ov'è chi meglio intende. Piè miei, vostra ragion là non si stende Ov'è colei ch'esercitar vi sôle.

Dunque perchè mi date questa guerra? Già di perder a voi cagion non fui Vederla, udirla e ritrovarla in terra. Morte biasmate; anzi laudate lui

Che lega e scioglie e 'n un punto apre e serra, E dopo 'l pianto sa far lieto altrui.

SONETTO VIII. - 235.

Perduto l'unico rimedio ai mali di questa vita, desidera sol di morire.

Poi che la vista angelica serena, Per subita partenza, in gran dolore Lasciato ha l'alma e 'n tenebroso orrore, Cerco, parlando, d'allentar mia pena. Giusto duol certo a lamentar mi mena; Sassel chi n'è cagion, e sallo Amore; Ch'altro rimedio non avea 'l mio core Contra i fastidi onde la vita è piena.

Quest'un, Morte, m'ha tolto la tua mano: E tu che copri e guardi ed hai or teco, Felice terra, quel bel viso umano;

Me dove lasci, sconsolato e cieco, Poscia che 'l dolce ed amoroso e piano Lume degli occhi miei non è più meco?

SONETTO IX. .- 236.

Non ha più speranza di rivederla ; e però si conforta coll'immaginarsela in cielo.

S' Amor novo consiglio non n'apporta, Per forza converrà che 'l viver cange:

Tanta paura e duol l'alma trista ange, Che 'l desir vive e la speranza è morta:

Onde si sbigottisce e si sconforta
Mia vita in tutto, e notte e giorno piange,
Stanca, senza governo in mar che frange,
E 'n dubbia via senza fidata scorta.
Immaginata guida la conduce;

Chè la vera è sotterra, anzi è nel cielo,
Onde più che mai chiara al cor traluce;
Agli occhi no, chè un doloroso velo
Contende lor la desïata luce,
E me fa sì per tempo cangiar pelo.

SONETTO X. -- 237.

Brama morir senza indugio, onde seguirla coll'anima come fa col pensiero.

Nell' età sua più bella e più fiorita, Quand' aver suol Amor in noi più forza, Lasciando in terra la terrena scorza, È Laura mia vital da me partita,

E viva e bella e nuda al ciel salita; Indi mi signoreggia, indi mi sforza. Deh perchè me del mio mortal non scorza L'ultimo dì, ch'è primo all'altra vita?

« ÖncekiDevam »