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di spesso l'uno coll' altro.« »E di me non avete detto cosa alcuna?« replicò Ottone. »Sì, soggiunse Ecelino, noi dicevamo che quando volete, voi siete sopra tutti gli uomini placido e benigno, nè avete in tutto il mondo chi vi uguagli nelle virtù; all' incontro quando volete, siete austero e terribile sopra tutti.< Volle Ottone interrogare secretamente anche il marchese, e trovata la risposta concorde, se ne acquetò, Quindi restò stabilita la concordia fra di essi, ma non durò guari, che i feroci tornarono a dismenticarsi di que' primieri giorni non ancora funestati dall' ambizione.

Giunto a Roma, Ottone fu incoronato dal рара, ma in quel dì ancora seguì una zuffa trą i Romani e i Tedeschi; ed Ottone stesso per non aver tenuto le larghe sue promesse venne da Innocenzo accusato di perfidia, ond'egli per vendetta invase gli stati di Federigo, cui solea chiamare il re dei preti. Allora il papa ricordò a' principi dell'impero come quattordici anni prima avean giurato fede al nipote del grande Barbarossa, e gli assolse dall' omaggio prestato allo scismatico Ottone, il quale perciò frettolosamente dovè ritornarsi al di là delle Alpi (1212). Sull' istanze poi d'Innocenzo Federigo deliberò di recarsi colà anch' egli; e benchè vi si opponesse la regina, in cuore del giovinetto re era più possente e della paura e dell'amore la brama di gloria. Lasciata dunque la moglie sen andò a Genova, ma seppe quivi, che Ottone avea messo dappertutto delle guardie, sicchè altro non gli restava sennon di attraversare la Lombardia, tutta a lui nemica ad eccezione di Pavia e Cremona. Passò il Lambro nel momento stesso, che dall' altra riva comparvero i Milanesi e tagliarono a

pezzi la scorta datagli da' Pavesi. Da Verona il marchese d'Este con mano armata il menò per non praticate strade sino a Coira, dove con grande festa lo accolsero il vescovo, l'abbate di S. Gallo, e Arrigo di Sacco nobile Grigione. Lo stesso fecer dipoi quasi tutti i principi Tedeschi, talchè Ottone fu costretto a rivoverarsi ne' suoi stati ereditarj. L'essersi egli in seguito impegnato per un puntiglio cavalleresco in una guerra con Filippo Augusto re di Francia, diede l'ultimo crollo alla sua autorità, giacchè fu vinto a Bovines (1214) non ostante il sommo valore, col quale rimasto pressochè solo sul campo di battaglia, si aprì ancora colla spada la via per mezzo ai Francesi; e poscia dovette passare il rimanente della sua vita nell' oscurità (1218), mentre Federigo coll' unanime consenso de' principi venne coronato ad Aquisgrana (1215),

Mori nel 1216 Innocenzo dopo avere ancora tenuto un concilio, nel quale in presenza di più di mille dugento prelati fu giudicata la lite fra Ottone e Federigo in favore di quest' ultimo, che perciò si obbligò a militare in Terrasanta ed a cedere il regno di Sicilia al figlio Arrigo, qualora egli ottenesse la corona imperiale, Durante gli otto anni che dipoi passò in Germania, si occupò a ristabilir l'ordine sconvolto dalle lunghe guerre civili, e ad onta dell' opposizione di Onorio III., successore d'Innocenzo, ottenne da' principi, che riconoscessero Arrigo come re de' Romani, titolo allor per la prima volta usato (1220).

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Non si venne però ad aperta rottura, anzi con grandissima pompa fu incoronato da Onorio, già suo Istitutore (1220), nella qual occasione di nuovo prese

la croce; restituì alla chiesa i beni della contessa Matilda, e pubblicò un famoso editto contro gli eretici Manichei, ossia Patarini, de' quali n'erano in quasi tutte le città d'Italia. Parlando di questa incoronazione Ricordano Malespini, scrittore Guelfo, ne fa il seguente ritratto : »Questi fu uomo ardito e franco, e di grande valore e scienza, e di senno naturale fu savissimo, e seppe lingua Latina, e il nostro parlare, e 'l Tedesco, Francese, e Greco, e Saracinesco, e fu copioso, largo e cortese; ma fu dissoluto in lussuria, e tenne quasi vita Epicurea, non facendo che mai fosse altra vita: questa fu principale cagione il perchè divenne nemico de' chierici, e di santa chiesa. E in sua vita egli, e i suoi figliuoli signoreggiarono con molta gloria mondana. Alla fine egli co' suoi figliuoli per gli loro peccati finirono male, e ispersesi la sua progenie.«

Tornato da Roma nel regno, dopo breve resistenza vinse i Saracini di Val di Mazara, e affinchè non più inquietassero la Sicilia prese lo spediente di assegnar loro in Puglia per dimora la città di Nocera disabitata, che indi fu appellata Nocera de' Pagani (1224). Furon più di ventimila uomini atti a portar armi, e tanto seppero cattivarseli ed egli, e i figli suoi, che in ogni impresa più di essi poteano fidarsi, che de' lor sudditi Cristiani. Rivolse quindi le sue cure a rifondare la università di Napoli promettendo a tutti gli scolari privilegj e sovvenzioni; vietò che niun suo suddito potesse uscire dal regno per motivo di studj; fece tradurre dalla lingua greca ed arabica in latino le opere di Aristotele, e n'invid copie a' professori di Bologna, „madre degli studj, ed insegnatrice,« perchè si divulgassero a comune

istruzione. Scrisse egli medesimo un libro latino intorno all' uccellagione, ripieno di esatte notizie sull' indole e sulla conformazione degli uccelli, *) e siccome in ogni cosa era Italiano piuttosto che Tedesco, s'applicava con predilezione alla poesia Italiana, imitato in ciò da' suoi figli, e cortigiani. Nè deve qui omettersi l'elogio, che di lui trovasi nelle Cento Novelle antiche: »L'imperadore Federigo fu nobilissimo signore, e la gente, ch'avea bontade veniva a lui da tutte parti, perchè l'uomo dava molto volentieri, e mostrava belli sembianti, a chi avea alcuna speziale bontà; a lui veniano trovatori, sonatori, e belli parlatori, uomini d'arti, giostratori, schermitori, d'ogni maniera gente. E ricordasi, che certo frate Pacifico convertito da S. Francesco d'Assisi, essendo pria compositore di profane canzoni, avea da Federigo ottenuto corona, e ne veniva chiamato re de' versi, e principe de' poeti,

Non potendo egli disimpegnarsi dalla spedizione di Terrasanta, risolse di prendere il titolo di re di Gerusalemme con isposare dopo la morte di Costanza, Jolanta figlia di Giovanni di Brenna, re titolare

*) Dice nella prefazione: „multis temporibus cum sollici tudine diligenter inquisivimus ea que hujus artis erant, exercitantes nos in ea qui quamvis arduis et inexplicabilibus fere negotiis persape præpediti essemus circa regnorum et imperii regimina, tamen hanc nostram intentionem prædictis negotiis non postposuimus; in scribendo etiam artem, ubi oportuit, secuti sumus. Intentio verò nostra est manifestare in hoc libro de venatione avium, ea quæ sunt, sicut sunt. Auctor est vir inquisitor et sapientia amator Divus Augustus Fridericus II. Romanorum imperator, Jerusalem et Sicilia Tex. Vi fece parecchie aggiunte suo figlio Manfredi.

di quella città, il quale persuaso da Onorio, gli cesse tutti i suoi diritti (1225). Radunata dunque un' armata di centocinquanta bastimenti grandi, ed infinito numero di vascelli minori, pria di partire volle ancora tentar gli animi de' Lombardi. Ma tostochè si sparse la nuova (1226) che Federigo stava per venire a:Cremona, le città rinnovaron per 25 anni la loro lega; stabilirono i rettori, che niun cittadino stesse in corte dell' imperadore, o con lui carteggiasse, o da lui accettasse dono alcuno; che una città, la quale si distaccasse dalla confederazione, fosse da tutte le altre trattata come nemica, laddove in caso che una sola di esse fosse assalita, tutte quante restassero obbligate a soccorrerla. Così, non avendo ottenuta da' Milanesi la corona di ferro, mise al bando dell' impero le città collegate, e ritornossene in Puglia. Fece dipoi Onorio un compromesso, a norma del quale Federigo, rimessi in grazia į Milanesi, da essi dovea ricevere un ajuto di quattrocento cavalieri.

Morto nel 1227 Onorio, gli fu dato per successore Ugolino conte di Segna, ossia Gregorio IX., uomo imperioso, e agitato sempre da violente pàssioni. Da esso venne Federigo sollecitato a mettersi finalmente in cammino, mentre dall' altro canto le immense schiere de' crociati, affollatesi nel regno non gli permetteano di più indugiare. Concorsi essendo dalla sola Inghilterra sessantamila uomini, egli scelti da tutte le nazioni quelli che non erano ancora infermati per gli gran caldi, con quarantamila s'imbarcò (1227), e veleggiò sino ad Otranto. Allora assalito anch' egli da una malattia non potè proseguire il viaggio. In Roma fu tenuta questa per una finzione; però Gregorio senza commonitorio alcuno di

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