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schiera" Bice, o Beatrice, figlia di Folco Portinari, cittadino molto benemerito, e fondatore dello spedale di S. Maria nuova. Ecco in qual guisa Dante medesimo ne ragiona nella Vita nuova, opera giovanile, mista di rime e di prose,,fervida e passionata“ 15) qual convenivasi all' età in cui la compose (1293) e che contiene la fantástica dipintura di quel santissimo amore, che in un novello vivere lo fece entrare: Nove fiate già appresso al mio nascimento era tornato il cielo della luce quasi ad un medesimo punto quanto alla sua propria girazione, quando a' miei occhi apparve prima la gloriosa donna della mia mente, la qual fu chiamata da molti Beatrice, i quali non sapevano che si chiamare; quasi del principio del suo anno nono apparve a me, ed io la vidi quasi al fine del mio. Ed apparvemi vestita di nobilissimo colore, umile, ed onesto, sanguigno; cinta ed ornata alla guisa, che alla sua giovanissima età si convenia. In quel punto dico veramente, che lo spirito della vita, il qual dimora nella segretissima camera del cuore, cominciò a tremar sì fortemente, che appariva nei menomi polsi orribilmente e tremando disse queste parole:,, Ecce deus fortior me: veniens dominabitur mihi. D'allora innanzi, dico, che Amore signoreggiò l'anima mia; egli mi comandava molte volte che io cercassi per vedere questa angiola giovanissima; onde io nella mia puerizia, molte volte l'andai cercando, e vedevola di sì nuovi e lodevoli portamenti, che certo di lei si poteva dire quella parola del poeta Omero:,, Ella non pareva figliuolo d'uom mortale, ma di Dio." Ed avvegnachè la sua immagine, la quale continovamente meco stava, fosse baldanza d'amore a signo

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reggiarmi, tuttavia era di sì nobile virtù, che nulla volta sofferse, che amore mi reggesse senza 'l fedele consiglio della ragione" 16).

Nove anni appresso la rinnovata vista di questa mirabil donna fece nuova impressione sovra di lui, sicchè poi sopraggiuntogli un soave sonno, gli apparve una maravigliosa visione,,,e pensando, continua, a ciò che m'era apparito, proposi di farlo sentire a molti, i quali erano famosi trovatori in quel tempo, e siccome io avea già veduto per me medesimo l'arte del dire parole per rima, propoși di fare un sonetto, nel quale io salutassi tutti i fedeli d'Amore, e pregandoli che giudicassino la mia visione, cominciai allora questo sonetto:

A ciascun' alma presa, e gentil core

Al quale fu risposto da molti, e di diverse sentenze, tra' quali fu risponditore quegli, cui io chiama primo degli amici miei: e disse allora un sonetto, il qual comincia.

Vedesti, al mio parere, ogni valore

E questo fu quasi il principio dell' amistà tra me, e lui, quand' egli seppe, che io era quegli che gli avea ciò mandato." 17)

Era questi il celebre Guido Cavalcanti,, altro occhio di Firenze a' tempi di Dante," al dir di Benvenuto da Imola. Simili erano in molti riguardi que' due fidi amici, poeti entrambi e filosofi ed animati da veementi passioni e seguaci dello stesso partito; ma il grande divario tra essi fu, che Guido s'andò perdendo e nel furor delle fazioni, e nelle scolastiche sottigliezze, laddove in mezzo a

tutto ciò Dante senza vacillare seppe conservarsi a sè medesimo, e vincere il destino,

Da Guido, benchè fosse amator della solitudine anch' esso, Dante più volte venne racconsolato, quando la malinconia, solita compagna de' sovrani ingegni, stava per sopraffarlo; così un dì gli scrisse il seguente sonetto 18) dettato dalla più tenera ami

cizia :

Io vengo il giorno a te infinite volte,
E trovoti pensar troppo vilmente :
Molto mi duol della gentil tua mente,
E d'assai tue virtù che ti son tolte.

Soleati spiacer persone molte;
Tuttor fuggivi la nojosa gente:
Di me parlavi si coralemente,

Che tutte le tue rime avea accolte.

Or non mi ardisco per la vil tua vita,

Far dimostranza, che 'l tuo dir mi piaccią:
Ne 'n guisa vegno a te, che tu mi veggi.

Se 'l presente sonetto spesso leggi,

Lo spirito nojoso, che ti caccia,
Si partirà dall' anima invilita.

Guido pure esortò Dante, che talvolta divisava di poetare in lingua latina, a scrivere solamente in volgare 19). Con poche eccezioni egli si attenne a si saggio consiglio, e per questi assidui esercizj giunse a poter affermare,,, che rima nol trasse mai a dir cosa che dir non volesse."

Ma dopochè per più anni Beatrice, avea col suo volto sostenuto il gentil suo amante, e mostrando gli occhi giovinetti a lui seco l'avea menato in dritta parte volto," 20) gli fu rapita da improvvista morte

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dell' età sua, il dì 9

nel ventesimosesto anno Giugno 1290, ond' egli restò dapprima come „abbandonato dalla sua salute“ e dispregiava talor questa vita.“ 21) In mezzo a tal dolore compose la Vita nuova, nella quale tuttora accenna il gran disegno che volgeva in mente, allorchè dice:,, Apparve a me una mirabil visione, nella quale io vidi cose che mi fecero proporre di non dir più di questa benedetta, infino a tanto che io non potessi più degnamente trattar di lei; e di venire a ciò, io studio, quanto io posso, siccom' ella sa veracemente, sicchè se piacere sarà di colui, a cui tutte le cose vivono, che la mia vita per alquanti anni perseveri; spero di dire di lei quello, che mai non fu detta d'alCuna." 22)

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Infine però si riebbe dalla primiera afflizione, ed ecco in qual guisa egli depinge le interne sue vicende: Come per me fu perduto il primo diletto della mia anima, io rimasi di tanta tristizia punto, che alcuno conforto non mi valea. Tuttavia, dopo alquanto tempo, la mia mente, che s' argomentava di sanare, provvide, (poichè nè il mio, nè l'altrui consolare valea,) ritornare al modo, che alcuno sconsolato avea tenuto a consolarsi. E misimi a leggere quello non conosciuto da molti libro di Boezio, nel quale captivo, e discacciato consolato s'aveȧ. E udendo ancora che Tullio scritto ayea un altro libro, nel quale trattando dell' amistà avea toccate parole della consolazione di Lelio, uomo eccellentissimo, nella morte di Scipione, amico suo, misimi a leggere quello. E avvegnachè duro mi fosse prima entrare nella loro sentenza, finalmente

v'entrai tant' entro, quanto l'arte di grammatica, ch'io avea, e un poco di mio ingegno potea fare, per lo quale ingegno molte cose quasi come sognando, già vedea, siccome nella Vita nuova si può vedere. E siccome essere suole, che l'uomo va cercando argento, e fuori della intenzione trova oro, il quale occulta cagione presenta, non forse senza divino imperio; io che cercava di consolare me, trovai non solamente alle mie lagrime rimedio, ma vocaboli d'autori, e di scienza, e di libri, i quali considerando, giudicava bene, che la filosofia, che era donna di questi autori, di queste scienze, e di questi libri, fosse somma cosa; e immaginava lei fatta, come una donna gentile; e non la potea immaginare in atto alcuno se non misericordioso, perchè si volentieri il senso di vero l'ammirava, che appena lo potea volgere da quella. E da questo immaginare cominciai ad andare là, ov' ella si dimostrava veracemente, cioè nelle scuole de' religiosi, e alle disputazioni de' filosofanti, sicchè in piccol tempo, forse di trenta mesi, cominciai tanto a sentire della sua dolcezza, che 'l suo amore cacciava, e distruggeva ogn' altro pensiero, perchè io sentendomi levare dal pensiero del primo amore alla virtù di questo, quasi maravigliandomi apersi la bocca nel parlare della proposta canzone, mostrando la mia condizione sotto figura d'altre cose, perocchè della donna di cui io m' innamorava non era degna rima di volgare alcuno palesemente portare; nè gli uditori erano tanto bene disposti, che avessero sì leggiero le non fittizie parole apprese, nè sarebbe loro data fede alla sentenza vera, come alla fittizia, perocchè di vero si credea del tutto, che disposto

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