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scioni legge: Que' con tal grazia. Evidente è l'errore.

29 sicchè da alquanti, Ch'è seme di felicità, s' apposta. La lezione tratta dal Cod. Riccardiano 1044 ci dà: sicchè ad alquanti di felicità seme s'accosta. La volgata portava: sicchè d' alquanti Che 'l seme di felicità s'accosta. Altri legge: sicchè ad alquanti Ch'è seme di felicità, s' accosta. La lezione volgatá, cangiata in parte dal Dionisi, in parte dagli editori milanesi ed in parte dal Fraticelli, diede quest'altra lezione ritenuta pure dal Giuliani: sicchè ad alquanti Lo seme di felicità s' accosta. Ma questa non è diversa da quella del Cod. Riccardiano. Noi però proponiamo un'altra lezione, che sarebbe questa: sicchè da alquanti, Ch'è seme di felicità, s'apposta. La quale lezione direbbe che pochi scoprono che nobiltà sia seme di felicità; mentre le altre lezioni direbbero che pochi ricevano la semente di felicità.* Or Dante vuol dire appunto ciò che la nostra lezione suppone. Ed ecco le sue parole: < Últimamente conchiude, e dice, che per quello che dinanzi è detto, cioè che le virtù sono frutto di nobiltà, e che Iddio questa metta nell'anima che ben siede, che ad alquanti, cioè a quelli che hanno intelletto che sono pochi, è manifesto che nobiltà umana non sia altro che seme di felicità messo da Dio nell'anima ben posta, cioè lo cui corpo è d'ogni parte disposto perfettamente. Che se le virtù sono frutto di nobiltà e felicità è dolcezza comparata, manifesto è essa nobiltà essere semente di felicità, come detto è. E, se ben si riguarda, questa definizione tutte e quattro le ragioni.... comprende.... formate, in quanto dice: ch'è seme.... finale, in quanto dice: di felicità." » Le

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Appostare ha senso di cercare e scovrire, come nel Convito, Tratt. II, cap. 1: questo (sen. so morale) è quello che li lettori denno intentamente andare appostando per le scritture.... siccome appostare si può nel Vangelo. » Convito, Tratt. IV, cap. 20.

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altre lezioni non solo danno un senso falso, e che per nulla si lega al detto innanzi ed a quel che segue; ma in parte hanno qualche elemento che conviene alla nostra lezione, come, ad esempio, ch'è seme di felicità, così precisamente ripetuto nel Comento. L'errore venne dall'oscurità del verbo si apposta, e dalla sua somiglianza grafica con s'accosta.

80 adorna di beltate. Altri testi leggono acconcia di beltate, e così vuole che si legga il Trivulzio. Ma la prima lezione è la vera. Nel Comento abbiamo: Dà adunque la buona natura a questa etade quattro cose necessarie all'entrare nella Città del ben vivere.... la quarta adornezza corporale.* » Quest'adornezza corporale è significata appunto col verso: E sua persona adorna di beltate, come si ha da quest'altre parole del Comento: « E non pure obedienza, soavità e vergogna la nobile natura in questa età dimostra, ma dimostra bellezza e snellezza di corpo, siccome dice il testo, quando dice: E sua persona adorna, e questo adorna è verbo e

non nome."

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» Acconciare è un mezzo

di ordinare, ed adornare è acconciare ad ordine, dal quale viene la bellezza: e su ciò si può vedere ciò che ne dice lo stesso Dante in seguito alle parole sopra consegnate. 31 E nella. Altri: Poi nella. 32 D'udire. Altri: Udire. 38 ch'ell' aspetta. Altri pone: che l'aspetta. Altri ha: che gli aspetta. Ma toccasi, come la nobile anima attende la fine di questa vita con molto desiderio, tornando alla propria mansione.

34 Contra gli erranti, mia, tu te n'andrai. Altri, tenendosi ad alcuni testi, vogliono leggere: Contra gli er

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Tratta della Eutrapelia che modera l'uomo nei sollazzi, facendoli usare debitamente.

La Canzone fu scritta nel 1297, interrompendosi gli studi filosofici.

Poscia che Amor del tutto m'ha lasciato,

Non per mio grato,

Chè stato

-

non avea tanto gioioso,

Ma perocchè pietoso

Fu tanto del mio core,

Che non sofferse d'ascoltar suo pianto;

Io canterò così disamorato

Contro al peccato,

Ch' è nato in noi, di chiamare a ritroso

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Tal ch'è vile e noioso,

1

Per nome di valore,

Cioè di leggiadria ch'è bella tanto,

Che fa degno di manto

Imperial colui, dov'ella regna.

Ella è verace insegna,

2

La qual dimostra u' la virtù dimora:
Per che son certo, se ben la difendo
Nel dir com' io la intendo,

Ch' Amor di sè mi farà grazia ancora.

3

Sono che per gittar via loro avere
Credon capere,

Valere

là, dove gli buoni stanno,

Che dopo morte fanno

Riparo nella mente

A quei cotanti c'hanno conoscenza :

Ma lor messione ai buon non può piacere,
Perchè il tenere

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Savere fora, e fuggirieno il danno
Che s'aggiunge all'inganno

Di loro e della gente,

Ch' hanno falso giudizio in lor sentenza.
Qual non dirà fallenza

Divorar cibo, ed a lussuria intendere?
Ornarsi, come vendere

Si volesse al mercato de' non saggi?

(Chè'l savio non pregia uom per vestimenta, Perchè son ornamenta,

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Ma pregia il senno e gli gentil coraggi).

Ed altri son che per esser ridenti,

D' intendimenti

Correnti

voglion esser giudicati

Da quei che so' ingannati

Veggendo rider cosa,

Che l'intelletto ancora non la vedc.

Ei parlan con vocaboli eccellenti :
Vanno piacenti

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Contenti che dal volgo sian lodati: "
Non sono innamorati

Mai di donna amorosa:

Ne' parlamenti lor tengono scede;

Non moverieno il piede

Per donneare a guisa di leggiadro ;
Ma come al furto il ladro,

Così vanno a pigliar villan diletto;

Non però che in donne è così spento

Leggiadro portamento,

Che paiono animai senza intelletto.

7

Ancorchè ciel con cielo in punto sia,

Pur leggiadria

Disvia cotanto e più, quant' io ne conto; Ed io che le son conto; 8

Mercè d'una Gentile

Che la mostrava in tutti gli atti sui,

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Si ria che a' suoi nemici sarei giunto.
Per che 10 da questo punto

Con rima più sottile

Tratterò 'l ver di lei, ma non so a cui.
Io giuro per colui

Che Amor si chiama, ed è pien di salute,
Che senza oprar virtute

Nessun puote acquistar verace loda. Dunque, se questa mia materia è buona, Come ciascun ragiona,

Sarà virtute,

11
0 con virtù s' annoda.

Non è pura virtù la disviata;
Poich'è biasmata,

12

Negata, - dov'è più virtù richiesta,

Cioè in gente onesta

Di vita spiritale,

O d'abito, che di scïenza tiene.
Dunque, s'ell'è in cavalier lodata,
Sarà causata,13

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Convien, che di sè vesta

L'un bene, e l'altro male?

Ma virtù pura in ciascuno sta bene;

Sollazzo è, che conviene.

14

Con esso Amore e l'opera perfetta:
Da questo terzo retta

È leggiadria, ed in suo esser dura, is
Siccome il Sole, al cui esser s'adduce
Lo calore e la luce

Con la perfetta sua bella figura.

Al gran pianeta è tutta simigliante, Che da levante

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Avante in fino a tanto che s' asconde,
Con li bei raggi infonde

Vita e virtù quaggiuso

Nella materia si, com'è disposta ;

E questa, disdegnosa di cotante

Persone, quante

Sembiante

portan d'uomo, e non risponde

16

Il lor frutto alle fronde

Per lo mal, ch'hanno in uso,

Simili beni al cor gentile accosta;

Chè 'n donar vita è tosta

17

Col bel sollazzo " e co' begli atti nuovi,
Che ognora par che trovi;

E virtù per esempio ha chi lei piglia.
O falsi cavalier malvagi e rei,
Nemici di costei

Che al prence delle stelle s'assimiglia.
Dona e riceve l' uom, cui questa 18 vuole;
Mai non sen dole,

19

Nè il sole per donar luce alle stelle,

Nè per prender da elle

Nel suo effetto aiuto;

Ma l'uno e l'altro in ciò diletto tragge.
Già non s' induce ad ira per parole,

Ma quelle sole

Ricole,

che son buone; e sue novelle

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