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dove, prima della primavera non avesse luogo il sonare delle loro Voci per cagione di dolore.

16 animali che son gai. Altri: animal ch'eran più gai. Gli animali ch'erano gai di lor natura, sono sempre tali, perchè natura non muta. 17 Perocchè il freddo loro spirto. La volgata porta lor spirito in luogo di loro spirto, ma la nostra lezione ci sembra da preferire, perchè molto imitativa. Alcuni poi leggono: Per lo freddo che loro spirti, ed è bellissima lezione; perocchè parmi che il freddo ammorta gli spiriti e non lo spirito degli animali.

18 Se non se in pino, in lauro od in abete. Abbiamo ripetuto l'in, che la volgata pone solo una volta, guastando il verso e l'armonia del concetto, tanto più che indi ripete questa preposizione in od in alcun. 19 Che ammorta. Altri leggono: Che ha morti.

20 posson tollerar. Altri ci danno una lezione molto corrotta con puote colorar.

21 l'amorosa. Altri: la crudele.

22 Amor però di cor. Queste parole sono altramente poste in altra lezione che dà: Però dal cor Amor.

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24 gli tira. Altri: le tira. La seconda lezione è del Cod. Palatino seguíto dal Giuliani, l'altra è la volgata. Quella riferisce le ad acque, questa riferisce gli a vapori. Ciò che a Dante importa di dire è la salita delle acque in forma di vapori. Secondo l'Alighieri i vapori ristorano le vene dei fiumi, perchè dice nel Purgatorio:

L'acqua che vedi non surge di vena, Che ristori vapor, che giel converta, Come fiume che acquista o perde lena.*

E più chiaramente nella dissertazione De aqua et terra: « Credunt enim vulgares et physicorum argumentorum ignari, quod aqua ascendat ad cacumina montium, et etiam ad locum fontium in forma aquæ; sed istud est valde puerile, nam aquæ generantur ibi (ut per phylosophum in metheoris suis), ascendente materia in forma vaporis. a retro. Altri: arretro.

25

26 Dolce tempo novello. Altri: Tempo novello e dolce.

27 Amore in terra da tutti li cieli. Secondo altra lezione abbiamo: In mare e in terra Amor da tutti i cieli.

28 ch'è. Altri: che fia. Qui non si richiede il futuro.

29 Se in pargoletta fia. Altri leggono: Se pargoletta avrà.

* Purgat., XXVIII, v. 121.

SONETTO XLII.

Si duole di amare.

Io maledico il dì, ch' io vidi in prima 1 La luce dei vostri occhi traditori, E'l punto, che veniste in sulla cima Del core a trarne l'anima di fuori: E maledico l'amorosa lima

Che ha pulito i miei detti, e i bei colori,

1

Ch'i' ho per voi trovati e messi in rima,
Per far che il mondo mai sempre v' onori:
E maledico la mia mente dura
Ch'è ferma di tener quel che m' uccide,
Cioè la bella e rea vostra figura,

Per cui Amor sovente si spergiura,
Sicchè ciascun di lui e di me ride,
Che credo tôr la ruota alla ventura.

vidi in prima. Altri: veddi prima. Quel veddi ci spiace. 2 detti. Altri: motti.

BALLATA VII.

Ricorda la sua donna inghirlandata di fiori.

Per una ghirlandetta

Ch'io vidi, mi farà

Sospirar ogni fiore.

Vidi a voi, donna, portar ghirlandetta

A par di fior, gentile;

E sovra lei vidi volare in fretta

Un angiolel d'amore tutto umíle;
E in suo cantar sottile

Dicea Chi mi vedrà

Lauderà il mio Signore.

S'io sarò là, dove un fioretto sia,
Allor fia ch'io sospire.

Dirò: La bella gentil donna mia

Porta in testa i fioretti del mio sire;

Ma per crescer desire,

La mia donna verrà

Coronata da Amore.

Di fior le parolette mie novelle
Han fatto una ballata:

Da lor per leggiadria s' hanno tolt' elle
Una veste che altrui non fu mai data:
Però siete pregata,

Quand' uom la canterà,

Che le facciate onore.

BALLATA VIII.

Spera pietà dalla sua donna.

Madonna, quel Signor, che voi portate
Negli occhi, tal che vince ogni possanza,
Mi dona sicuranza,

Che voi sarete amica di pietate.

Però che là, dov' ei fa dimoranza,
Ed ha in compagnia molta beltate,
Tragge tutta bontate

A sè, come a principio che ha possanza:
Ond' io conforto sempre mia speranza,
La qual è stata tanto combattuta,
Che sarebbe perduta,

Se non fosse che Amore

Contra ogni avversità le dà valore
Con la sua vista, e con la rimembranza
Del dolce loco e del soave fiore,
Che di nuovo colore

1

Cerchiò la mente mia,

Mercè di vostra dolce cortesia.

1 Cerchio. Nel Cod. Alessandri, onde fu tolta questa Ballata, leggesi cerco, che non ha senso opportuno qui, e perciò abbiamo posto cerchiò. L'abate Luigi Fiacchi facea la correzione in cerchio, ed il Fra

ticelli in cerchia; ma qui richiedesi
il tempo passato e la persona terza.
Per l'espressione abbiamo nel So-
netto XXV della prima parte:
E spesse volte piangon sì, che Amore

Gli cerchia di corona di martiri.

BALLATA IX.

Ricorda la fede avuta dalla sua donna.

Donne, io non so di che mi preghi Amore, Ch' egli m' ancide, e la morte m'è dura, E di sentirlo meno ho più paura.

Nel mezzo della mia mente risplende Un lume da' begli occhi, ond' io son vago, Chè l'anima contenta:

Vero è, che ad ora ad or m' asciuga un lago

Dal cor, pria che sia spenta.

Ciò face Amor, qualvolta mi rammenta
La dolce mano e quella fede pura
Che dovria la mia vita far sicura.

CANZONE XX.

Prega la sua donna ad aver pietà di lui.

La dispietata mente, che pur mira
Di dietro al tempo che se n'è andato,
Dall' un dei lati mi combatte il core;
E'l desio amoroso che mi tira

Verso il dolce paese che ho lasciato,
Dall' altra parte è con forza d'Amore:
Nè dentro io sento tanto di valore,'
Che possa lungamente far difesa,
Gentil Madonna, se da voi non viene;
Però se a voi conviene

Ad iscampo di lui mai fare impresa,
Piacciavi di mandar vostra salute
Che sia conforto della mia virtute.

2

Piacciavi, donna mia, non venir meno In questo punto al cor che tanto v'ama; Poi' sol da voi lo suo soccorso attende;

3

Chè buon signor mai non restringe il freno
Per soccorrere al servo, quando 'l chiama,
Che non pur lui, ma il suo onor difende:
E certo la sua doglia più m'incende,
Quand' io mi penso, donna mia, che vui
Per man d'Amor là entro pinta siete:
Così e voi dovete 5

4

Vie maggiormente aver cura di lui;
Chè quel, da cui convien che 'l ben s'appari,
Per l'immagine sua ne tien più cari.

Se dir voleste, dolce mia speranza,

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7

Di dare indugio a quel ch' io vi domando,
Sappiate, che l'attender più non posso,
Ch'io sono al fine della mia possanza;
E ciò conoscer voi dovete, quando
L'ultima speme a cercar mi son mosso;
Chè tutti i carchi sostenere addosso
De' l'uomo infino al peso ch'è mortale,
Prima che il suo maggiore amico provi;
Chè non sa, qual se'l trovi,

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9

E, s'egli avvien che gli risponda male,
Cosa non è, che costi tanto cara;
Chè morte n'ha più tosta e più amara.

E voi pur siete quella ch'io più amo,
E che far mi potete maggior dono,
E'n cui la mia speranza più riposa;
Chè sol per voi servir la vita bramo,
E quelle cose che a voi onor sono,
Dimando, e voglio; ogni altra m'è noiosa:
Dar mi potete ciò che altri non osa;

10

Chè il sì e 'l no tututto in vostra mano

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