PARTE QUARTA. RIME DI DUBBIA AUTENTICITÀ. SONETTO XLIV. Togliete via le vostre porte omai Oimè, lasso, oimè! — Dimmi, che hai? Io mi sento legar tutte mie posse Volgiti a me, ch' io son di piacer piena, E solo addietro cogli le percosse, BALLATA X. Poichè saziar non posso gli occhi miei Di guardare a Madonna il suo bel viso, Mireròl tanto fiso, Ch'io diverrò beato, lei guardando. A guisa d'Angel che di sua natura Divien beato, sol guardando Iddio; Di questa donna, che tiene il cor mio, Potria beato divenir qui io: Tanta è la sua virtù, che spande e porge, Avvegna non la scorge Se non chi lei onora desïando. BALLATA XI. In abito di saggia messaggiera, Comincerai a dir che gli occhi miei, SONETTO XLV. Poichè, sguardando, il cor feriste in tanto Or non mi vedi consumare in pianto E la mia voce s'è fatta sottile, Chiamando a voi mercè sempre d'amore! E se'l v' aggrada, donna mia gentile, Che questa doglia pur mi strugga il core, Eccomi apparecchiato servo umíle. 4 COMENTO AL CANZONIERE. PARTE PRIMA. SONETTO I. A ciascun' alma presa e gentil core. v. 1. presa, fatta prigione d'Amore, fedele d' Amore. v. 3. suo parvente, ciò che pare loro, lor parere, opinione. v. 5. atterzate, è ridotte in tre parti eguali, e volta la terza parte delle dodici ore della notte. v. 6. ogni stella, tutte le stelle, escluso il sole, ci appaiono lucenti la notte. Questo Sonetto sente della imitazione di Sordello. A Dante risposero vari, e massime Cino da Pistoia e Dante da Maiano. BALLATA I. O voi che per la via d'Amor passate. v. 1. Q voi ec. Concetto preso qui ed altrove da Geremia. Inferno, XXVIII, 130-133. v. 6. ostello e chiave, accolgo e chiudo in me ogni dolore. Ricorda l' Ahi! serva Italia, di dolore ostello. V. 7. per mia poca bontate, per quel poco di bontà ch'è in me, pel mio piccolo merito. v. 12. leggiadro core, core gentile, amorevole. v. 15. pover dimoro, sgomento, sconfortato mi rimango. V. 16. dottanza, è timore, come dotta. Il dubbio include timore. |