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SONETTO II. Piangete, amanti, poichè piange Amore.

√.

1. Amore. Qui s'intende del dio Amore; nel nono verso va inteso di Beatrice, come nel Comento lo dice Dante stesso. Altrove per Amore intendesi pure Beatrice.

v. 3. a pietà chiamare, gridare da muovere a pietà, piangere pietosamente.

v. 6. Ha messo il suo crudele adoperare, ha adoperato crudelmente contro una donna di cuore gentile ed amoroso.

v. 8. fuora dell' onore, guastando la bellezza e la gioventù, ma non l'onore, ch'è proprio dello spirito. v. 9. orranza, onoranza, onore.

v. 10. in forma vera, in persona di donna vivente e reale. Amore qui è Beatrice.

v. 11. immagine, è la bella e morta persona.

v. 14. donna di sì gaia sembianza, la quale alma fu signora di sì bella immagine. Nella Ballata II abbiamo gaia gioventù, e nell'Inferno, I, la fera alla gaietta pelle; così pure animali che son gai ec.

BALLATA II. Morte villana, di pietà nemica.

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v. 3. incontrastabile, gravoso, cui non può farsi contrasto, e che aggrava ed opprime.

v. 7. di grazia mendica, qualora io ti voglia far povera di grazia, od odiosa ed abominevole.

v. 9. d'ogni torto tortoso. Torto è contrario di dritto, cioè di giusto, e perciò tortoso è iniquissimo, ingiusto sopra ogni altra ingiustizia.

v. 11. cruccioso, pieno di sdegno e d'ira.

v. 13. Dal secolo, da questo mondo, da questo tempo, mandandola a secolo immortale, dal tempo all' eterno.

v. 18. Che per ec. Non voglio discoprire qual donna sia, più che per le sue conosciute proprietà, per le quali somiglia ad Amore. Il Poeta parla qui a persona indefinita, ma intesa per Beatrice dalle sue proprietà.

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Cavalcando l' altr' ier per un cammino.

v. 5. meschino, vale servo, schiavo, come meschino nell' Inferno, XXVIII. Ma qui sta per disconfortato, fatto misero e vile per avere perduta signoria.

v. 12. nuovo piacere, nuova bellezza, nuova donna piacente per sua bellezza.

v. 13. presi di lui sì gran parte, divenni così amoroso e così mi diedi ai pensieri di amore; chè Amore gli avea dato di sè gran parte, tutto volgendolo a ciò che gli avea detto.

CANZONE I. Ei m' incresce di me sì duramente.

St. I, v. 2. altrettanto di doglia ec. Questa Canzone è fatta per un amore simulato, per coprire l'amor vero a Beatrice. Perciò gli recava doglia tanto il martíro che aveva per non aver veduto Beatrice da più tempo, quanto la pietà che di lui avevano le donne, delle quali fingeva di esser preso. Questa pietà, che gli mostravano le altre donne, lo doveva commuovere a dolore, perchè gli dava prova che. le altre donne gli erano più benigne di Beatrice.

v. 6. sezza' per sezzaio, cioè ultimo.

v. 9. tempo che mi sface, tempo che mi disfà, mi distrugge; cioè per condurmi all'estremo della vita. Sfare e disfare è usato spesso in questo senso da Dante: Tu sei già sfatto. Tu fosti, prima ch' io disfatto, fatto.

v. 10. piani, benigni, umili. Così: quella benigna e piana.—E cominciommi a dir soave e piana.

St. II, v. 4. di loro intelletto, s'accorsero da sè, per propria forza intellettiva, avendo intelletto d'amore.

v. 6. la mente tutta tolta, che per forza della bella donna la mia mente era già tutta presa ed occupata d'amore.

v. 7. Con la insegna d'Amor dieder la volta, voltarono indietro, fuggendo da me, con la bella donna ch'è insegna d'Amore.

v. 8. lor vittoriosa vista, la vista degli occhi, alla quale non si può far resistenza, perchè vince il cuore per forza della bella donna. Non più rividi quegli occhi.

St. III, v. 3. La sconsolata, l'anima rimasa trista e senza conforto.

v. 5. anzi la sua partita, innanzi la partita sua di questa vita, innanzi la sua morte.

v. 7. Ristretta s'è ec. L'anima o spirito animale s'è ristretto con lo spirito della vita che dimora nella segretissima camera del cuore.

v. 12 e 13. abbraccia Gli spiriti. L'anima o lo spirito vitale talvolta si rivolge agli spiriti sensitivi, ai quali è accompagnata1 naturalmente, ma da' quali ora si scioglie per restringersi nel cuore con lo spirito vitale."

Per Dante lo spirito animale (anima) siede nel cervello, ove i sensi (spiriti sensitivi) portano le loro percezioni. Lo spirito della vita dimora nel cuore, e si spegne al partire dell'anima dal nostro corpo. Quest' anima, sentendosi cacciar fuori, si restringe collo spirito vitale al cuore perchè non si spenga, e talvolta rianima i sensi o spiriti sensitivi, suoi compagni e ministri.

St. IV, v. 8. Verso colei, sedendo nella mente grida verso l'anima piangente della sua vicina morte.

v. 10. Questo gridò il desire ec. Il desiderio gridò all'anima mia: vattene fuora; quel desiderio che mi combatte sempre ferocemente, quantunque mi fa minor dolore per l'affievolimento de' miei sensi, e perciò per la previsione della prossima fine de' miei guai.

St. V, v. 1. Lo giorno ec. Nel dì che costei nacque.

v. 3. Nel libro della mente, che vien meno, nel libro della mente, nel quale poco si può leggere, ed il quale perciò ne vien meno al bisogno. Questo libro è la memoria, come Dante ci dice nella Vita Nuova, e come fa intendere per simili espressioni usate nella Divina Commedia.

v. 4. La mia persona parvola sostenne ec. Dante per coprire il suo amore altera il fatto (raccontato nella Vita Nuova) della prima visione di Beatrice. Vid' egli Beatrice verso la fine del suo nono anno di età, e ne fu preso di

1 Vita Nuova, N. 2.
8 N. 1.

2 Vita Nuova, loc. cit.
4 N. 2.

colpo. Beatrice aveva un quattro mesi meno di lui. Ma quel fatto è, per così dire, spezzato in due. Finge, che quando nacque la sua donna, egli avesse sostenuto una mirabile ed arcana passione, cioè che il suo cuore fosse stato percosso da una voce arcana, per la quale, venendo meno tutte le sue posse, fosse caduto in terra all'improvviso; cosicchè fu tale la possa del suo spirito vitale, e tale il tremore dei suoi passi, che per poco non morì. Indi descrive la visione prima di Beatrice.

v. 11. Lo spirito maggior, lo spirito della vita che dimora nella segretissima camera del cuore.

v. 14. Ora ne incresce a quei, ad Amore, che tanto fece, ora duole ch'io non morii, perchè mi spinse a morte.

St. VI, v. 4. Quella virtù che ha più nobilitate, la facoltà più nobile, cioè la volontà. Dante dice virtù le facoltà e potenze o posse dell'anima. La più nobile virtù è il libero arbitrio, come osserva nel Purgatorio e nel Paradiso. Ma in questa Canzone può comprendere la volontà con altre facoltà nella mente, come fa nel Convito.1

v. 5. piacere, la gran beltate che gli era apparsa, e che per sè piace a chi intende. Di qui piacere valse bellezza, e intendere fu spesso usato per amare.

v. 8. mirare intento, per aver mirato con tutto intendimento ed attenzione la piacente bellezza. Nel Sonetto VIII si legge:

Beltate appare in saggia donna pui,

Che piace agli occhi sì, che dentro al core
Nasce un desio della cosa piacente.

v. 13. sarà donna, sarà signora sopra tutte le virtù dell'anima.

Chiusa, v. 8. Che me ne ha colpa, e non fu mai pietosa. Non avrebbe ciò detto di Beatrice, se qui non parlasse di un amor simulato ad altra donna.

'Tratt. III, 2.

BALLATA III. — Deh! nuvoletta che in ombra d'Amore.

v. 1. nuvoletta. Spesso Dante vede Beatrice in Amore, cui somigliava. Nella Canzone III, P. I, vede Beatrice in una nuvoletta. Qui la nuvoletta rappresenta Amore, cioè la stessa Beatrice.

v. 5. in forma più che umana, perchè era angiola giovanissima, parea figliuola di Dio.

v. 8. cocente, infiammato d'amore.

v. 9. mi sana, sana la ferita fatta col parlar che ancide. v. 11. a lei mi fide, mi affidi alla mia speranza, che mi sana in parte ma non in tutto, mentre io spero in te, ma desiando muoio.

BALLATA IV.

-

Ballata, iò vo' che tu ritrovi Amore.

v. 3. tu canti. La scusa di Dante è cantata, espressa in rima dalla Ballata, e ragionata, cioè parlata verbalmente da Amore; perchè al senso ed alla ragione di Beatrice va fatta la scusa.

v. 22. vista cangiare, dirigere ad altre lo sguardo. Amore lo fa guardare altra donna per riguardo della vostra volontà, per occultare l'affetto suo alla beltà vostra. Se però cangia vista, Dante non muta il core, col guardare altre donne, fingendo di amarle.

v. 26. fermata fede, con fede ferma e costante, così che ogni pensiero lo spinge a servirvi.

v. 27. pronta. Prontare è imprimere con forza a moto rapido, a muovere prontamente.

v. 28. Tosto fu vostro, vi amò fin dal basso stato della puerizia. E mai non s'è smagato, e non è venuto mai meno, non si è mai indebolito il suo affetto.

v. 31. preghiero, preghiera, come dimoro, dimando, per dimora, dimanda.

v. 35. colui, Amore, fonte di ogni pietà.

v. 36. sdonnei, si levi dappresso la mia donna. Donneare è star presso a donna, amoreggiando a guisa di leggiadro e gentil cavaliero; conversare gentilmente con donna.

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