Segue l'affetto, d'amor la dolcezza Vedi l'eccelso, omai, e la larghezza Dell' eterno valor, poscia che tanti Uno manendo in sè, come davanti. 142 145 AL CANTO XXX. Per mezzo d'una delle più belle comparazioni che mai sia uscita dalla fantasia d'un poeta, dipinge l'Alighieri come a poco a poco s'estinse agli occhi di lui la vista del punto luminosissimo che finora l'aveva abbagliato. Il perchè tornando egli a fissare la faccia dell' amata sua donna, la vede si bella e sì risplendente, che più non trova parole a descriverla. Ma essa facendolo accorto che trovasi omai nell' empireo, gli promette alla scoperta la vista degli Angeli, e quella dei Comprensori. Adunque un fiume di vivissima luce si para dinanzi al poeta, ed egli su quello specchiandosi, come gli comanda la Donna sua, cotanto quindi le pupille avvalora, che omai sarà capace di sostenere qualunque divino splendore. Ed ecco in fatti mostrarsegli per entro ad una immensa sfera di luce cento e cento circolari piani come d' Anfiteatro, ne' quali son poste le schiere dei beati si frequenti e sì folte, che poco numero v'abbisogna omai perchè tutti i seggi sien pieni. Ma uno di quelli, sopra cui è sola una corona, mostra Beatrice all' Alighieri, facendolo istrutto esser ivi lo scanno destinato all' Imperatore Arrigo VII, il quale n'entrerà in possesso anzi che Dante medesimo a quella beata patria ritorni. E coglie quindi occasione di accusare gl' Italiani perchè gli sforzi e le mire di tanto eroe non secondassero: morde le arti di Clemente V che a lui per ogni via sarebbe contrario: ne vaticina la fine immatura, e gli minaccia preparato il luogo nell'inferno tra i Simoniaci, dove Bonifazio preceder lo debbe. Dorse seimila miglia di lontano E come vien la chiarissima ancella Del sol più oltre, così il ciel si chiude 7 Non altrimenti il trionfo, che lude Sempre dintorno al punto che mi vinse, A poco a poco al mio veder si stinse; Perchè tornar con gli occhi a Beatrice 10 13 16 La bellezza, ch'io vidi, si trasmoda 19 Non pur di là da noi, ma certo io credo Che solo il suo Fattor tutta la goda. Da questo passo vinto mi concedo, 22 Più che giammai da punto di suo tema Suprato fosse comico o tragedo. Chè, come sole il viso che più trema, 25 La mente mia da se medesma scema. 28 |