Sayfadaki görseller
PDF
ePub

cose ch'egli voglia fare intendere com' io ti dico rapporto a questo ciel lunare, ma sembra ch' egli creda secondo che suonano le sue parole. Forse può essere ancora che l'opinione del Filosofo sia diversa da quella che dalle parole ricavasi; e s'egli intendera mai che le anime ritornino alle stelle nel senso cioè che riportano ad esse il biasimo e l'onore degl' influssi buoni e cattivi, l'opinione di lui non sarebbe stata in tutto fallace. Comunque sia, la mala interpretazione di essa, fe' trascorrere il mondo a riguardare i Pianeti come l'abitazione di Mercurio, di Giove, di Marte, che l'umana credulità riguardò per suoi Numi. Consisteva l'altro dubbio di Dante nel non intender egli come la violenza usata contro Piccarda e le compagne di lei potesse attenuare il lor merito; quindi gli pareva mancante la loro mercede. Al che risponde Beatrice primieramente, che il non penetrare gli arcani della giustizia divina dev'esser pe' mortali argomento di credere, assoggettando la propria ragione alla Fede, non già motivo di abbandonarsi all' eretica pravità. Poi, siccome trattasi di questione che può definirsi anche umanamente parlando, soggiunge: Se quella è vera violenza quando chi la soffre non aderisce in modo alcuno a lui che lo sforza, le donne che dianzi ti apparvero, non possono totalmente scusarsi; perocchè avendo alcun poco aderito a coloro che le trassero dal monistero, non si può affermare che fosse fatta loro vera violenza. Or mi dirai: come dunque Piccarda potè asserir di Gostanza ch'ella non

ebbe mai disgiunto l'affetto del cuore dal velo monastico? M' hai tu pur detto che anima berta non può mentire? E non mentì Piccarda, replica Beatrice. Talvolta, per evitare un pericolo, si fa con ripugnanza ciò che non sarebbe stato conveniente di fare; ed allora la volontà si piega per l'altrui violenza, ma non si può del tutto scusare il peccato di quello che cede. Ciò accadde in Gostanza. Ella non ebbe un' assoluta voglia di smonacarsi; cedè per timore, nè si spogliò mai dell'affetto alla vita claustrale. Piccarda lodò in lei quest'affetto: io parlo dell' imperfezione che in lei produsse la volontà vinta dal timore. Cosi diciamo il vero ambedue. Pieno Dante di gratitudine verso la donna sua che si pienamente istruito lo aveva, lei con grande affezione ringrazia; poi le chiede se possa l'uomo supplire alla mancanza de' voti, sicchè non iscapiti nulla presso la divina Giustizia. Beatrice disponendosi a soddisfarlo, lo guarda con occhi sì amorosi, ch' egli è quasi per

venirne meno.

[graphic]
[graphic]

CANTO IV.

ntra duo cibi, distanti e moventi
D'un modo, prima si morria di fame,
Che liber uomo l' un recasse a' denti.

Si si starebbe un agno intra duo brame
Di fieri lupi, igualmente temendo;

Si si starebbe un cane intra duo dame.
Perchè, s' io mi tacea, me non riprendo,
Dalli miei dubbi d'un modo sospinto,
Poich'era necessario, nè commendo.

7

4

I'mi tacea, ma il mio disir dipinto

M'era nel viso, e il dimandar con ello

10

Più caldo assai, che per parlar distinto.

13

Fe'sì Beatrice, qual fe' Danïello,

Nabuccodonosor levando d'ira,

Che l'avea fatto ingiustamente fello,
E disse: Io veggio ben come ti tira
Uno ed altro disio; sì che tua cura
Se stessa lega sì, che fuor non spira.
Tu argomenti: Se il buon voler dura,

La violenza altrui per qual ragione

Di meritar mi scema la misura?

Ancor di dubitar ti dà cagione,

Parer tornarsi l'anime alle stelle,

16

19

22

Secondo la sentenza di Platone.

Queste son le quistion che nel tuo velle
Pontano igualmente; e però pria

25

Tratterò quella che ha più di felle.

De'serafin colui che più s'india,

Moisè, Samuello, e quel Giovanni,

Qual prender vuogli, io dico, non Maria,

28

« ÖncekiDevam »