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prese Clovis che era pagano, e tanto fece che fu causa che lui e tutto il regno si battezzò ed accettò la religione cattolica.

Il fratello naturale del re è giovine di venti anni, di bell' aspetto, e che mostra di esser molto ardito. Ha fin adesso 40,000 scudi d'entrata ; ma ogni dì il re glieli va accrescendo, e alla morte di un vecchio decrepito sarà gran priore di Francia nella religione di Malta, e il re gli darà carichi e onori principali perchè l'ama assai, come fa anco la regina sua madrigna; la quale avendo inteso alla morte del re Enrico suo marito, che questo era suo figliuolo, lo mandò subito a ritrovare, e lo ha allevato con grandissimo amore; cosa che in Francia è estraordinaria; perchè mai per il tempo passato i naturali maschi del re sono stati riconosciuti per tali, nè fattone conto alcuno. E al presente in quel regno ne sono almeno due altri, che sono la medesima effigie del re Francesco I, nè però si fa conto alcuno di loro.

Il duca di Alanson è così giovine, che non si può affermar niente di lui; ma per quello che si vede adesso, si può prometterne buona riuscita.

Monsignor d'Angiò è di complessione delicata, nè ama. gli esercizi veementi, quali sono la caccia e i piaceri della campagna, come fa il re, ma più presto i queti e quelli di camera. È di bello e grato aspetto; si veste con gran politezza, e in tutte le maniere è dolce e amabile. Fra i soldati e capitani è in buon nome, e nelle fazioni di guerra, dove si è ritrovato, ha dato segno di esser animoso e prudente; ed avendo avuto così gran principio di buona fortuna, per aver guadagnate in sette mesi due battaglie, liberando Poitiers dall'assedio, e fatte altre belle fazioni, è seguito volentieri da tutti; sperandosi che la medesima buona fortuna, la quale ha tanta parte nella guerra, e la quale è una delle principali condizioni che si ricercano in un capitano, e massimamente generale, lo debba sempre accompagnare. Desidera ritrovarsi in carichi grandi, perchè vede bene che stando in Francia e massimamente avendo il re figliuoli, come si ha da credere, verrà in poco tempo al medesimo termine che è adesso monsignor di Mompensier e gli altri principi del sangue. Però,

come scrissi alla Sublimità Vostra, quando intese la nuova della vittoria (1), si dolse con i suoi confidenti della gloria che gli era stata levata di mano; e non è dubbio che se il re consentisse, sua altezza abbracceria volentieri l'occasione di venir a questa guerra contra il Turco.

Han questi due fratelli, l'anno passato, avuta la loro parte la quale è stata la maggiore che mai avessero fratelli di re; perchè a monsignore è toccato il ducato d'Angiò, quello di Borbonese, e molti luoghi in Overgna, ed altre terre che gli rendono più di 150 mila scudi d'entrata. Al secondo è toccato il ducato d'Alanson, e molte terre in Normandia fin quasi sopra le porte di Parigi, fra le quali è un porto di mare; cosa che da alcuni è stimata di gran conseguenza e di mal esempio, per esser quel porto verso Inghilterra; e però a chi avesse mala volontà, come in altri tempi hanno avuto altri fratelli del re, daria gran comodità di metterla in esecuzione. Di questi luoghi cava il duca intorno a 120,000 scudi d'entrata. Resta però al re in tutti questi paesi la superiorità, e la libertà di cavar le taglie dai popoli, come fa anco per tutto il resto del regno, sebben le terre e i paesi sono de' signori particolari; e le sentenze hanno l'appellazione ai parlamenti ordinari. E certo è cosa degna di osservazione che dal re S. Luigi in qua, non sia stato alcun fratello di re che abbia lasciato eredi maschi, perchè tutti quelli che sono al presente del sangue reale nascono da Roberto figliuolo di esso S. Luigi; e da questo è successo che il regno finora è stato sempre unito. Ma siccome questi due fratelli ne han smembrata una buona parte, così se il re avrà dei figliuoli, come è da credere, bisognerà smembrarne altri pezzi; e questa sarà forse una delle cause che lo farà risolvere d'entrare in qualche guerra forestiera per conservare la unione del regno, che è stata tanti anni la sua grandezza (2).

La regina madre del re è di 54 anni, di aspetto grave e grato, e di conveniente grandezza; cammina e mangia estra

(1) Di Lepanto.

(2) Tanto diversamente andette la cosa, come è noto, che indi & pochi anni tutta la dinastia dei Valois venne meno.

ordinariamente, sebben da poco tempo in qua ha sminuito l'uno e l'altro; ben spesso si risente, e molti fan giudizio che non abbia ad aver troppo lunga vita. È donna savia e di gran spirito; il che ha dimostrato in tutto il tempo della sua vita, e più dacchè è restata vedova con i figliuoli putti, avendo in tanti moti del regno ridotto con la sua prudenza e governo le cose al termine che sono adesso; il quale se ben non si può dire che sia buono, è però con la conservazion della corona in testa di suo figliuolo; e come ella suol dire, se non ha potuto portar sulle spalle questo peso di conservare il regno a' suoi figliuoli, se l'ha almeno strascinato dietro fino che si son fatti uomini. È vero che non si può negar che la regina non attenda quanto può a conservarsi nelle mani l'autorità e il governo del regno; ma bisogna anco confessare che questo è con beneficio dei figliuoli e del regno istesso; perchè non è dubbio che se una di quelle fazioni, o della casa di Guisa o di Momoransì, comandasse, si verria subito all' armi, le quali sariano mosse da quelli che fossero esclusi dal governo; dove che a questo modo, portando ora uno ora l'altro innanzi, conserva insieme il regno in quiete e sè stessa in autorità e nel governo. Dal che si comprende quanto è falsa la calunnia, che era data alla regina di favorire la parte degli ugonotti per affezion particolare che la gli portasse; e non si può aver più certo testimonio quanto la maestà sua sia cattolica, quanto il veder come ha educati i figliuoli; i quali tutti veramente sono esempio di devozione e di buona religione. È anco gran testimonio l'aver mandato mons. d'Angiò, che è il suo occhio destro, in due battaglie contra ugonotti con tanto pericolo della vita.

Del re credo che sarà caro alla Serenità Vostra intender così le qualità dell' animo come quelle del corpo; perchè spesso per molti accidenti si mutano i pensieri degli uomini, e massime dei principi, e tanto più dei principi giovani, e in particolare adesso, che essendo maritato ed avendo acquietate le cose del suo regno, si può veramente chiamar re. E per parlar prima delle qualità del corpo, dalla complessione del quale molte volte si scoprono negli uomini i costumi dell'ani

mo, dico il re Carlo IX esser di ventun anno e mezzo, grande e assai ben formato, di grato aspetto, benchè alquanto severo, di corpo robusto e forte, e non solamente atto alle fatiche, ma anco amatore di esse; di modo che in quello a che la natura lo inclina, la complession del corpo l'accompagna mirabilmente. Non beve vino già molti anni, come non fa anco nè l'uno nè l'altro de' suoi fratelli, e questo fa per consiglio dei medici per temprar per questa via la gran calidità del fegato; in tutti gli esercizi del corpo è così veemente, che trova pochi e forse nessuno che lo possa seguire; maneggia bene tutte le sorte di arme, e cavalca eccellentissimamente; sì che è voce pubblica per tutto il regno che non vi sia il miglior uomo d'arme della maestà sua, e in tutte le cose dove si applica, riesce mirabilmente. Queste qualità del corpo son seguitate da quelle dell' animo, perchè ama la guerra, nè parla quasi mai d'altro, nè desidera alcuna cosa più che ritrovarsi a comandare un esercito. È liberalissimo, quasi troppo rispetto alla strettezza nella quale si trovan le cose sue; nè nega cosa che gli sia dimandata; e al presente si è posto a far un palazzo, al quale spenderà più di un milione e mezzo d'oro. Ha il re fama di esser giusto; e molte volte che tutto il suo consiglio, per bisogni del regno, sentiva di far certe deliberazioni più utili che oneste, la maestà sua sola si è opposta, e non ha voluto lasciarle passare. Favorisce straordinariamente un suo servitore fiorentino, di casa Gondi, il quale adesso si chiama il conte di Retz (1), il quale finora, tra la dote della moglie che gli ha fatto avere, e quel che gli ha donato, ba di entrata più di 40,000 scudi, e si fa giudizio che abbia una infinità di denaro; e in certo modo pare che la maestà sua voglia far quello che fa il re di Spagna verso il sig. Ruigomez, qual è ancora lui forestiero.

Qual volontà abbia questo re verso gli altri principi (parte, sebben importantissima, per l'ordinario difficilissima da scoprire, essendo quella che Iddio si è riservata a sè solo) per quanto fra gli altri re, quei di Francia abbiano per ere

(1) Alberto Gondi, noto poi sotto il nome di Maresciallo di Retz.

dità, e quasi per testamento di osservare quella massima insegnata dal re Lodovico XI al re Carlo VIII suo figliuolo, e da esso agli altri suoi successori, compresa in quattro sole parole latine, qui nescit dissimulare, nescit regnare, precetto che dal re presente è benissimo osservato oltra il naturale di quella nazione; niente di manco a questo tempo son tante e così patenti le ragioni, per le quali si può giudicare quali siano i suoi fini; e quel che mostra la ragione è così ben confermato dai molti indizi che si vedono ogni giorno, che chiaramente si comprende la mente e i fini di questo re, e di quelli che lo consigliano, essere, quanto alle cose proprie di casa sua, lo stabilimento della quiete e pace del suo regno, e l'unir insieme gli animi divisi per la diversità della religione; e rispetto agli altri potentati, aver l'occhio alla troppa grandezza del re di Spagna. E da questi due fini si può cavar la regola per conoscer quai principi sian grati o non grati a quella corona; essendo grati quelli che concorrono e aiutano a questi due fini, non grati quelli che li disturbano ed impediscono.

Quanto al re di Spagna (del quale parlerò prima, come di quello col quale la corona di Francia ha più interesse) oltra le pretensioni vecchie che un regno ha sopra l'altro regno, la emulazione di superiorità e di precedenza, l'odio naturale nato parte da queste cause, parte dalla gran differenza de' costumi che è fra una nazione e l'altra; la vicinità dei confini, la quale suol essere causa di dissensione anco fra le private persone; queste sono state le cause che hanno mantenuta così lunga e così crudel guerra fra quelle due nazioni sino all'ultima pace (1). Adesso se ne sono aggiunte delle altre: prima, il veder che dopo fatta quella pace con tanto danno del regno di Francia e tanto utile di quello di Spagna, gli spagnuoli ne abbian cavato il frutto, e non abbiano avuto disturbo d'importanza; e quei pochi (2) che hanno avuto in Fiandra e in Spagna, li abbiano presto e facilmente acquietati, sì che in questo tempo il regno di Spagna sia cresciuto di forze,

(1) Di Castel Cambrese del 1559.

(2) disturbi.

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