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Speriamo ora che la libera Roma non dimentichi l'obbligo che le incombe di mantenersi sempre maestra delle arti, speriamo che conservando sempre gelosa i magnifici monumenti di che la fecer ricca i suoi re, i suoi consoli, i suoi cesari e i suoi pontefici, ora non cessi di mostrarsi degna metropoli della gentile penisola che a tutte le genti fu sempre esempio d'opere belle e onorate.

ACHILLE MONTI

XVII.

Al sig. cav. Enrico Narducci
Bibliotecario dell' Università di Roma.

Caro e riverito Cavaliere

M'è capitato nelle mani il fascicolo 1o anno 1o dell'Archivio Lombardo, dove alla rubrica Bibliografia, pag. 88, tributandosi molte lodi al Giornale Ligustico di archeologia storia e belle arti, vien notata come cosa assai importante del primo fascicolo la dissertazione del Cristo dipinto da Guglielmo nel 1138 ed esistente nel duomo di Sarzana.

Io non so se alla dissertazione di cui discorre l'Archivio Lombardo sia apposto nessun nome, tuttavia voglio levarmi il gusto di far palese a voi, che sino dall'anno 1859 mi si diè incarico dal Municipio della mia natale Sarzana di descrivere ed illustrare i pregevoli monumenti esistenti in quel Comune, tra quali è appunto il Cristo dipinto da Guglielmo. E siccome il Municipio avevami accordato un tempo assai limitato, fui costretto a valermi dell'opera d'un giovine impiegato, che il Municipio stesso mise a disposizione mia, ed al quale io dettava il lavoro man mano che lo andava svolgendo da schede e noterelle ed appunti, senza conservarne altrimenti traccia o ricordo. Ultimato poi e consegnato lo scritto, ne ottenni lettere assai benevole tanto dal Sindaco di Sarzana, quanto dall'Intendente della Provincia; e quindi il Consiglio comunale approvandolo ne deliberava la stampa.

Or accadde, che mentre mi si era affidato nuovamente il manoscritto per farvi le correzioni da me credute necessarie prima della stampa, si trovasse a passar di Sarzana il prof. comm. Santo Varni, scultore genovese d'assai bella fama, e conoscendolo io personalmente, volli sentire se per avventura egli discordasse troppo da certa mia opinione rispetto ad alcune

scolture del XV secolo che ugualmente sono nel duomo. Il valente artista mentre approvò e fu anzi largo di lodi nell'ammettere le mie osservazioni, manifestò altresì molto cortesemente il desiderio di leggere tutto il copioso manoscritto, e non potendolo allora stante la fretta di continuare il viaggio, glielo rimisi, a condizione di restituirlo il più brevemente possibile, essendo omai proprietà del Municipio, e non restandone altra copia.

Di fatto il prof. Santo Varni poco dopo il suo arrivo in Genova m' indirizzava la seguente lettera.

<< Chiarissimo Signore

<«<Le sono tenutissimo della fiducia ond'Ella si è compia>> ciuta onorarmi affidandomi la sua elaborata Memoria, che >>ho di già incominciato a leggere, e che mi prova quanto >> si apponesse a dovere il Municipio di Sarzana affidandole >> l'ardua impresa di illustrare i Monumenti di che va ricca >> oltremodo la terra celebratissima nella nostra storia.

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Comprendo assai bene quanta fatica ha dovuto durare » la S. V. ch.ma dettandola nel breve spazio di tempo con>>cessole; ma e per questo stesso motivo, e per le gravissime » difficoltà dell'argomento ch'Ella ha saputo superare con fe>> lice successo, il suo lavoro si rende ognora più stimabile e prezioso.

>> Spero che assai presto Le potrò scrivere qualche cosa >> in proposito, e ch'Ella vorrà dar opera alla descrizione di » Val di Magra, la quale porrà in luce moltissima parte delle >> antiche glorie Italiane.

>> Ho intanto il bene ecc.

» SANTO VARNI »

Ma ad onta delle promesse il valente Professore non aggiunse altra lettera, nè disse mai più alcuna cosa in proposito del mio lavora, e per quante richieste gli fossero fatte di poi da me e dal Municipio di Sarzana per riavere il manoscritto, non fu possibile ottenerlo. Trascorsi però alcuni anni, venni un giorno a conoscere che il sig. Varni se n'era giovato, troppo evidentemente giovato, per una Memoria da lui letta all'insigne Società Ligure di Storia Patria, e precisamente sopra le scolture intorno alle quali io lo aveva richiesto del suo autorevole giudizio.

Non saprei ben dire se toccasse un simile onore ad altre cose di quel mio scartabello, poichè occupato in cure molte

plici ebbi poco campo a tenervi dietro, ed anche provava disgusto e fastidio a farlo. Solamente nell'anno 1871 essendo io ritornato a Sarzana, seppi che lo scultore sig. Varni aveva da quei giorni lucidata quell'antica pittura del Cristo della quale accinge vasi a pubblicare una descrizione:

« Chè 'l perder tempo a chi più sa più spiace. »

Ignoro se tale descrizione sia quella inserita nel 1° fascicolo del Giornale Ligustico o abbia rapporto di sorte alcuna con l'altra da me scritta. Avrei anzi ragione di dubitarne per le parole usate dai sapienti compilatori dell'Archivio Lombardo; ma importerebbe frattanto di far conoscere che una descrizione assai minuta e particolareggiata di quel dipinto rarissimo era stata fatta sin dall'anno 1859, e che non fu poi pubblicata, non ostante la deliberazione municipale, perchè il prof. Santo Varni aveva creduto di non restituire il copioso ed unico manoscritto, dove era unita ad altre risguardanti i monumenti di cui va ricca Sarzana.

Roma, Aprile 1874.

Tutto vostro

B. PODESTA

XVIII.

DUE TAVOLETTE

NELLA VILLA DE' PRINCIPI CHIGI ALLA RICCIA

VERSI LATINI

DEL CAV. DIONIGI STROCCHI
TRADOTTI DA GIUSEPPE BELLUCCI

L'ANTICA GRECIA

Græcia sum, thyrsumque gero: manet ista corolla
Victorem pugilem, et labentes digerit annos.
Utraque subsidit mihi Fabula, statque palæstræ
Mercurius monstrator, adest cum legibus et cum
Frugibus alma Ceres, liquidam dat Pallas olivam,
Artes Vulcanus Charitesque extendit, Apollo
Omina, cycnus epos, sua carmina barbitos edit.

La Grecia io sono, e il tirso impugno: questa,
Onde gli anni si contano,

Corona al pugil vincitor si appresta.
Tragedia e Comedia,

E di palestra l'inventor Mercurio

Qui son dell' alma Cere in compagnia.
Dà Pallade l'oliva, il dio Vulcano
All' arti grazia con maestra mano.
Ve' il fatidico Apollo! al tuo pensiero
È Pindaro la cetra, il cigno Omero.

LA NUOVA ITALIA

Cernitis Italiam præ se pia signa ferentem.
Hic serpens monet annum, quem illa volumine certo
Circumagi docuit: transcurrimus æquora ponti
Doctius, admovit nobis sua sidera cœlum.
Quæ terris longæva vetustas abdidit est qui
Rimatur, profertque in apricum; hinc discimus artes
Antiquas, triplicique poemate Musa superbit.

Vedi l'Italia di pietade al segno.
Qui il serpe l'anno accenna,

Ch'ella insegnò aggirarsi in giro eguale.
Con più sagace ingegno

Guidammo in mar l'antenna,

E più nostr' occhio agli astri appressò l'ale.
Ciò che per tante età la terra asconde,
V'è chi scruta e diffonde.

L'arti antiche imparammo: Italia bella
Di triplice poema si rabbella.

Cervia, 18 aprile 1874.

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PUBBLICAZIONI RICEVUTE IN DONO

BIBLIOTECA DELLA GIOVENTU' ITALIANA. Anno VI. Maggio. Novelle scelte di Matteo Bandello, con note. Torino, tipografia e libreria dell'Oratorio di s. Francesco di Sales 1874. In 12. di pag. 272.

DALLE QUERCE (Enrichetto) La Torre Garisenda; Sonetto italiano inedito scoperto ed illustrato dall' avvocato Angelo Gualandi di Domenico con documenti. Bologna, tipografia Sigonio, Via di Porta Nuova n. 1133, 1874. In 8° di pag. 16.

DATI (Giuliano) La lettera dell'isole che ha trovato nuovamente il re di Spagna. Poemetto in ottava rima pubblicato per cura di Gustavo Uzielli. Bologna, presso Gaetano Romagnoli 1873. In 8 di pag. 60.

DEL GIUDICE (Giuseppe) Del Codice diplomatico Angioino. Apologia in risposta all'opuscolo pubblicato da venti uffiziali del Grande Archivio di Napoli, intitolato Analisi e Giudizii delle cose pubblicate ecc. ecc. Napoli, de'fratelli Testa 1872. In 8. di pag. 149 — Giunta all' Apologia di pag. xxinAppendice di Documenti dalla pag. xxvII—XLIV.

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Nel prossimo fascicolo sarà continuata la nota delle pubblicazioni

ricevute in questo mese.

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