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Dal mese di ottobre del 1872 a tutto decembre dell'anno testè decorso, antichi e pregevoli oggetti di epoca romana in terra cotta, in marmo e in bronzo, ed in osso vennero a luce dalle escavazioni eseguite al Viminale, all' Esquilino, al Castro Pretorio, al Celio, al Foro Romano ed in altre località di Roma.

In tali ritrovamenti l'archeologia preistorica ebbe anche essa una piccola, ma rivelantissima parte da aggiungersi ai monumenti suoi rarissimi finora rinvenuti in Roma e nei suoi contorni.

Infatti nelle grandi lavorazioni di sterro, che si vanno operando per la costruzione del nuovo quartiere al Castro Pretorio, e pel limitrofo palazzo del ministero delle finanze, a diverse profondità dall'attuale suolo, si rinvennero i seguenti oggetti, che nella loro precisa grandezza ho fatti delineare nelle annesse tavole.

Giova ricordare primieramente, come tutta quell'area montana sia formata da stratificazioni di varie altezze di terre in diversi tempi trasportatevi, e che dopo di esse si rinviene uno straterello di terra vergine, che varia dal color nerastro al giallo scuro, e quindi una specie di tufa semiduro giallognolo di origine e formazione fluviale.

Palazzo del ministero delle finanze.

Sulla fine di aprile nel gettare le fondamenta di questo palazzo fu trovata una cuspide di freccia di selce bigia di tipo triangolare grossolanamente scheggiata (fig. 1. Tav. I).

Presentando quest'arma litica una forma e lavorazione molto rozza, crederei che potrebbe con certezza assegnarsi al primo dei tre grandi periodi preistorici, cioè all'archeolitico, se conoscessi le condizioni esatte del trovamento.

Dallo stesso luogo uscì pure un fusaiuola in terra cotta. Generalmente soglionsi così appellare questi manufatti, ma l'esemplare che io presento, fig. 2, essendo formato da una semplice e rozza pallottola schiacciata di terra cotta di colore grigio trapassata da un foro, piuttosto che peso da fuso, potrebbe caratterizzarsi per un semplice peso da rete.

Castro Pretorio.

A cagione dei grandi sterri eseguiti in questo nuovo quartiere, vennero in luce i seguenti oggetti.

Due grandi pesi di argilla. Di una specialità novissima per la loro forma sono questi pesi, fig. 11 e 13, Tav. I. Dopo modellati, vennero esposti forse al calore del sole perchè acquistassero una certa coesione e durezza.

Essi sono di color ceneroguolo.

Essi appartennero senza dubbio all'industria del tessitore. Traversati da un foro nella parte superiore venivano attaccati alla estremità dei fili dell' ordito, a fine di tenerli tesi in un telaio verticale (1).

L'arte del tessere deve riferirsi al terzo periodo preistorico, cioè all'epoca del bronzo.

Ventidue cilindri in argilla fina e nera a doppia testa, tre soli dei quali potei acquistare, della lunghezza ciascuno di circa sei centimetri. Uno dei medesimi vedesi disegnato alla Tav. I, fig. 8.

Niuno di questi cilindri, per quanto io sappia, si trovò, che avesse nella testa alcuna impressione.

Nella necropoli di Villanova scoperta e dottamente descritta dall'Illmo e Chmo Sig. Conte G. Gozzadini (2) si trovarono nelle tombe più ricche settantaquattro di questi cilindri, della lunghezza ciascuno di sette centimetri, aventi nella testa impressi degli ornamenti.

Molti di questi cilindri si rinvengono a Cerveteri e a Vulci, e specialmente nella Grotta d'Iside (3).

Gli archeologi credono di potere attribuire a questi cilindri un significato simbolico indeterminato, pensando, che siano stati importati dall'Egitto nella Etruria.

Pendaglio o grano da collana. È di color nerastro. L'argilla di questo utensile è della più fina e molto lisciata nella sua superficie.

• Graziosa e regolare è la sua forma, abbellita da elegante ornato, Tav. I, fig. 10.

Il foro che vi si vede è molto piccolo, e non adatto ad introdurvi i più sottili dei nostri fusi.

Alla classe degli oggetti di ornamento è d'assegnarsi questo utensile, che non mai potrebbe dirsi un peso da fuso.

Fusaiuolo verticillus, di terra cotta. Di color rosso scuro, ornato da semplici e rozze punteggiature, fig. 9, Tav. I.

(1) V. Rich. Dizionario delle antichità Greche e Romane, p. 195 196. Pondus.

(2) V. Gozzadini. La Necropole de Villanova ecc., pag. 38 e 39.

(3) Alcuni cilindri di questa fattura o poco dissimili per speciali ornati e bizzarri accessori, ho io stesso testè acquistati e riconosciutane la provenienza dalle tombe di Cerveteri.

Il foro in questi pesi è nella parte inferiore alquanto più piccolo e molto maggiore nella parte superiore per introdurvi il fuso.

Tre denti canini due de'quali di Jena, ed uno di orso, forati e serviti ad ornamento.

Per operare il foro, che si scorge in questi denti, fig. 4, 5, 6, l'uomo di quelle remotissime età dovette servirsi di altro piccolo dente incisivo, o di un pezzo di osso malamente appuntato, o in fine di un punteruolo in silice, istrumenti al certo allora unici e adatti per tale lavorazione.

Nella parte posteriore del dente, fig. 4, appare una grande scheggiatura, prodotta dall'avere nel lavorarlo troppo forzata la mano, o forse da un forte colpo dato all'istrumento, che in quel momento serviva come da trapano. La parte scheggiata mantiene una eguale patina, che ricuopre gran parte

del dente stesso.

Nel dente, fig. 6, sembra vedere una penetrazione di rame carbonato, forse per essere stato a contatto di questo metallo, essendo esso penetrato da una patina fra il verde e il turchino.

Questi denti così forati servirono di ornamento ai primi abitatori della terra, e uniti a conchiglie di specie diverse, anche esse forate e ad altri oggetti, formavano delle collane. Che a tale uso precisamente servissero, si raccoglie da alcuni esempi di denti consimili rinvenuti nella Francia, nella Svizzera, nell'America, ed in Italia.

Nel libro del Figuier, L'Uomo Primitivo (1), alla pag. 10, leggesi:

<< Nella caverna di Aurignac in Francia, Edoardo Lartel >> nel 1860 rinvenne numerosi avanzi della industria umana, e » fra questi: un dente caninó di orso grossolanamente scol» pito in forma di una testa di uccello e forato da una parte » all'altra.

Adriano Arcelin nel Chiuso di Charnier nel Macconese ritrovò fra gli altri oggetti: « un dente canino di lupo forato » per servire di ornamento che vedesi delineato a pag. 99, » fig. 67 (2). »

Nell'anno testè decorso, 1873, F. Rivière nella caverna di Baoussès-Roussès presso Mentone ha rinvenuto fra gli altri oggetti «< qualche dente perforato (3). »

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Nelle stazioni lacustri della Svizzera si rinvennero eziandio

(1) Traduzione del Marinoni, Milano 1873.

(2) Loc. cit.

(3) P. Cazalis De Fondouce. Revue Préhistorique p. 28.

denti consimili di alcuni mammiferi, come viene notato dallo stesso Figuier (1) alla pag. 203 nel modo seguente:

« Il gusto di adornarsi non era estraneo alle popolazioni primitive della Svizzera. I loro ornamenti abituali » erano i denti canini ed incisivi di diversi animali, e dischi » e pallottole di osso o di corno di cervo riunite a formare » delle collane. »

Lo stesso Figuier (2), parlando delle scoperte di avanzi dell'industria umana dei tempi anteistorici nell'America Settentrionale, alla pag. 254 dice: « I gioielli e gli ornamenti » preistorici dell' America Settentrionale consistono in brac»cialetti, collane, orecchini ecc. I braccialetti sono anelli » di rame, piegati a colpi di martello, in modo, che le due » estremità vengono a congiungersi. Le collane sono fatte » di grani di ramina, che furono raccolti in gran numero, poi di conchiglie, di denti di animali, e di piccole fogliette di mica forati per essere infilati su di un legaccio. Dalla nota degli oggetti artificiali naturali trovati dal chmo D'Achiardi nella Grotta dall'Onde nel Monte Matanna rilevo (3).

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>>

« Denti forati e in vario modo ridotti, fra i quali anche quelli di porco è di orso ecc.

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Come vedesi la scoperta di simili denti canini di Jena ed Orso serviti ad ornamento, verificatasi nell'interno di Roma è importantissima per la scienza di quelle remotissime età. Essa dimostra una somiglianza nei costumi e negli ornamenti di quelle antichissime popolazioni, che vivevano disgiunte fra di loro da immensi territorii frastagliati da grandi fiumi e mari.

Due grandi aghi crinali di osso. La non ordinaria loro dimensione, la rozzezza ed irregolarità del lavoro, e degli ornati che in essi si ravvisano, sono prove più che bastanti a dichiarare, essere questi manufatti ossei serviti ad uso dell'acconciatura del capo di quei popoli primitivi.

Come vedesi nelle fig. 3 e 7, Tav. I, essi sono malamente appuntati, e nelle facce di ambedue imperitamente e grossolanamente levigate, veggonsi alcuni ineguali solchi, che si estendono ai bordi laterali, segnati anche essi da intaccature più o meno profonde ed ineguali.

Allo scopo poi di allontanare dai lettori qualunque sospetto

(1) Loc. cit.

(2) Loc. cit.

(3) V. Figuier, loc. cit., pag. 53 e 54. D'Achiardi A. Notizie della Grotta all'Onda (Alpi Apuane) esplorata dal D. C. Regnoli. Pisa, 1867, in 8°

sulla remotissima origine ed antichità dei manufatti in osso, dei quali ho trattato nei precedenti articoli, dirò, che i denti canini di orso e jena, forati non sono a merce, che possa rinvenirsi con tanta facilità nel nostro commercio antiquario; e che non valeva al certo la pena al falsario di ridurre due informi ossa a foggia di spilloni per ritrarne pochi soldi.

Grande fibula in bronzo. Niuno ornato presenta questa fibula. La sua forma è semplice. Manca della cerniera e dello spillo, fig. 12, Tav. I.

È gettata in metallo massiccio e del peso di gramme 175. Cuspide di freccia in silice. È di piromaca di colore rosso con alette orizzontali, fig. 2, Tav. II.

Appartiene all'epoca della pietra polita e fu rinvenuta in Via Goito.

Fibula di bronzo. Proviene anche essa dalla Via Goito. È fusa e vuota nel suo interno.

Zone e piccoli cerchi abbelliscono questa fibula, fig. 1, Tav. II, ciò che a mio credere dimostrerebbe un notabile avanzamento nell'arte di fondere e lavorare il metallo.

Pesi da rete di terra cotta. Nove di questi pesi da rete furono rinvenuti entro un vaso, che disgraziatamente andò rotto e disperso in minutissimi pezzi.

Sono tutti di color mattone.

Quattro esemplari soltanto di questi pesi vengono riportati nella fig. 5 e 6, Tav. II, i quali offrono forme diverse dagli altri, e furono trovati in Via Varese, unitamente ai seguenti oggetti.

Ago crinale in bronzo. È di getto, ha la testa arrotondata, fig. 9 Tav. II, e ben conservato.

Utensile fuso in metallo. Ignoro a quale uso possa essere servito questo utensile, fig. 7 Tav. II, che potrebbe forse dichiararsi per un punteruolo.

Fibula di bronzo. È molto ben conservata ed ha una patina di verde scuro.

Di metallo massiccio, ornata da sei linee orizzontali, fig. 4 Tav. II, e presenta delle sbavature, prova evidente di non molta perizia nell'artefice, e che l'arte del fondere i metalli era allora nel suo nascere.

Vaso in terra cotta. È di color nero e fatto a mano od al più con una forma di legno.

Si scorge su questo fittile, fig. 3 Tav. II, un progresso molto notevole nell'arte dello stovigliajo per l'eleganza e bellezza della sua forma, la quale però risente sempre del tipo

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