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Dopo i primi momenti di sicurtà e di baldanza, Francesco comincia ad avere dei dubbî, dei timori, precisamente come colui che pensando, consumava l'impresa che era stata nel cominciar cotanto tosta. E qui le donne a rianimar il poverello caduto e smarito, come Virgilio il suo discepolo da viltate offeso. Finalmente, dopo essere andato più che duecento giornate attraverso alla selva, che anch'egli dice amara,3 come già schura, Francesco perviene al cospetto di Madonna.

4

Giunto sul fine della nona parte del suo lavoro, Francesco si sente già stanco di nuovo e pensa di riprender forza e vigore da Madonna. Nemmeno stavolta sa ov'ella sia, onde prega alcuni cavalieri che gl' indichino la dimora di

Quella donna per chui relucie e sprende

ongni licor e grandezza nel mondo. "

Coloro intendono di qual donna ei voglia parlare, e gli rispondono che vada su per una montagna boscosa, sulla cui cima, a piè d'un padiglione, troverà il suo bene. 6 Non esito affermare che tale montagna è un ritratto del dilettoso colle che tenta salir l'Alighieri. Udite infatti ciò che dice il Barberino 7:

Ai! Siri Iddio, dove n'ài tu menata

questa gran donna? che ripe son queste !
Chessassi e che roine,

e che pruni e quai spine!

Che scontri d'animai feroci ed aspri!

Onde ci vien chi la viene a vedere?

Acci altra via? Tu Iddio, la mi mostra;

ch'io non so ben come salir ci possa.

De! cavalier, onde scendeste voi?

Or mi trovassi io ancor con voi;

forse che mi metreste a buon canmino.

Non par proprio di veder Dante che, ripresa via per la piaggia deserta, ne è impedito dalle tre fiere? In aiuto di Francesco viene fortunatamente un'orsa ch'egli chiama cortese, come Dante chiama Virgilio in una si

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II BORGOGNONI, il quale, come è noto, ha il merito di avere mostrato che Madonna è l'Intelligenza universale, considera la parte del Reggimento in cui si parla di essa come il ritratto di quello sforzo o peregrinazione dell'anima, per cui questa attratta dall' Intelletto attivo si solleva coll'intelletto materiale alla percezione dell' intelligibile, e piú oltre progredendo, si unisce agli stessi intelligibili Studi d'erud. e d'arte, vol. I, Bol., 1877, pag. 242.

5 Regg., pag. 280. Questi versi sono da paragonarsi con altri simili riferiti innanzi e con questo di pag. 222:

Voi siete quella per chui lucie il mondo.

Regg., pag. 281, in principio.

7 Regg., pag. 282.

8 Regg., ibi. Sarebbe da ricercare che cosa simboleggi pel Barberino quest' Orsa che ha spianato la terra dove si stende il padiglione di Madonna.

mile situazione. Quella porta in su la groppa Francesco, porta Virgilio e Dante

e gli dice:

Guardati qui, che ci sta un lione,

pon chura qui, checcià bestie ferocie;
monta qui su; non poresti durare 2

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Persino un leone, con cui non la si può durare, sí che bisogni tenere altra via! Anche questa volta al primo rassicurarsi di Francesco succede sconforto e timore, onde l'orsa:

Vien francamente; di me io ti fido,

e di chi abia men forza di me;
ma tuttavia di più forti e possenti
nétte né me non posso sichurare.
Ma io mi credo ch'ella sia sichura;
perocché questa donna essí temuta,
che se pure avenisse alchuno scontro,
e tu dicessi a quello,

che se' allei, tu passerai sichuro. 3

O io m'inganno, o il contenuto e lo spirito di queste parole derivano da quelle altre con cui Dante dipinge necessario e sicuro d'ogni ostacolo superiore il suo viaggio, perché

vuolsi cosí colà, dove si puote
ciò che si vuole.

4

E notisi che, come Dante torna parecchie volte su questo punto, cosí il Barberino altrove fa che Prudenza gli permetta di andar dal suo bene, perché

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1 Inf., XVII, 79 segg, e XII, 95.

Regg., pag. 283 in principio.

3 Regg., ibi. Nel Tesoretto (XII, 37 e segg.) leggo un pensiero simile. La Natura, licenziandosi con Brunetto, gli dà un'insegna, e dice:

Ma perché tu non chassi

in questi duri passi,

te', porta questa 'nsengnia
che nel mio nome rengna

e sse tu fossi giunto
d'alchun gravoso punto,
tosto la mostra fore,
non fia sí duro chore
che per la mia temenza
non t'aggia in reverenza.

Ho riletto, con questo fine speciale, l'opera del Latini, e non avendovi trovato che due o tre luoghi che siano simili ad altri del Reggimento, accolgo il giudizio del Renier (Giorn. st. d. lett, it. III, 97), che questo non abbia relazione con quella.

Inf., III, 95 e segg., V, 23; VII, 4 e segg., IX, 91; XII, 91 e segg.
Regg., pag. 339.

E altrove ancora si fa dir dal Banditore, altra sua guida:1

sichur passerai

colla fidanza di Colui che reggie;

e finalmente da Madonna 2

io comando a tutti i servi miei,
che non ti sia contesa la venuta.

FORD

Alle parole con cui l'orsa cerca rassicurar Francesco, seguono queste altre, colle quali egli si mostra omai deciso di continuar la via con un atteggiamento e in un momento dell'azione che corrispondono a quelli dell'Alighieri nella fine del canto secondo:

3

Sai ch'io ti dico? non piú contendiamo;

ch'io son pur fermo non schifar la morte
per veder lei; ché perire in canmino
per gire allei, ancor per gratia l'aggio. 4

Lasciamo che Francesco si bèi della visione di Madonna. Credete voi però ch'egli ne sarà sazio? Tutt'altro. Compia un altro po' del suo lavoro e, vinto l'ostacolo di Prudenza, cui accennammo avanti, sarà da capo in cammino in cerca di quella. Ed ecco pararglisi innanzi la Voluttà che gli contende la via, cercando d'attirarlo a sé con ogni specie di lusinghe, vini buoni, letti a diletto e camere gioiose, dolce dormire, utili veglie, bei giardini, fontane, denari, robbe, servi, cavalli...

E io sarò tutto tempo con teco:

ché vedi ben ch'io son giovane e bella, 5

Francesco non si lascia vincere; risponde che quelle promesse sono grandi, ma fugaci quelle gioie, mentre la grazia e i doni di colei durano ancor dopo la morte altrui, e, libero di sé, passa oltre col pensiero fisso a Madonna. Cosí il Barberino, è evidente, ha voluto quasi spiegare il pensiero da Dante significato nell'incontro colla lonza leggiera e indicare il vizio da questa simboleggiato. "

6

Anche stavolta quegli trova una guida, il Banditore, mandato per diverse terre a destar colla sua tromba quelli che l'ignoranza aveva fatti ciechi. S'imbatte in gente armata e in scherani, nuota, passa un gran fango, mangia pan di castagna, si difende da venti, beve dell'acqua, sente freddo,

Regg., pag. 346.

2 Regg., pag. 350.

3 Ivi, 136 e seg.

↑ Regg., pag. 284-285.

5 Regg., pag. 343-4.

6 Stando cosí le cose, il Barberino sarebbe da mettersi nel novero dei primi commentatori che nella lonza vedessero in certo modo simboleggiato il vizio della lussuria. Cfr. Rassegna bibl. d. lett. ital., III, 4, dove il CIPOLLA riconosce nella lonza l'invidia; ibi, 5-6 aggiunte del GUARNIERO obbiezioni del CASINI in Bullett. d. Soc. dant., N. S., II, 8; e osservazioni del TORRACA, ibi, 9, pag. 131; e finalmente ibi, III, pag. 24-26.

entra in una nave, ha timer delle onde:1 aventure queste che sono tanto aspre quanto inevitabili per giungere alla città in cui dimora Madonna, e che possono essere un'eco delle gravezze ed affanni che a Dante conviene avere, attraverso l'Inferno è il Purgatorio, perché meriti la visione del sommo Bene.

Una quafta volta Francesco vorrebbe andar da Madonna, ma trova per via Penienza ed Eterna Luce. Questa lo distoglie dal proposito e lo invita alla sua corte, dove gli darà proprio Madonna. Francesco, da prima esitan[te, alla fine si persuade, e, vi servirò, conclude: per ora, intanto, permettetemi di tornare al lavoro interrotto e compirlo. E compiutolo finalmente, dopo aver visto la bella schiera di tutte le virtú, lo presenta a Madonna, e ne ha in premio dolci lodi ed una misteriosa pietra. 3

2

Naturalmente il Barberino non si è arrestato ad imitar l'Inferno sol nei concetti generali, che abbiamo cercato di mettere in rilievo. Offriamo qui una lista dei principali luoghi, in cui egli ha pure simiglianze colla detta cantica per frasi, espressioni, pensieri particolari. Non osiamo, però, distinguere tra queste simiglianze quali siano dovute al caso e quali al proposito d'imitare.

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Regg., pag. 383-391.

3 Regg., pag. 422-440.

mi fa ben cierto che voi se' mia donna.
Ma perchè state cotanto cielata?

Dengniate dimostrarmi,

anzi ch'io parli, la vostra fattura. 5

Colle sue mani e l'altre menbra ferme.
Vien poi ragion che spengnie il volere. 7
Ricordami che Seneca dicie. 8

Trassesi in parte col padre, e dissegli il vero.
Da chui traesti l'angielica vocie? 10

Io so ben che non dengnio io sono attanto. 11
Et in tal caso piatà nolla vinca.19

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Altrove pare che abbia il Barberino fatto la critica a Dante. Nella lettera inviata a Giovanni Soranzio (1312), egli dice che l'Onnipotente ha posto sulla terra la Creatura affidandole in qualche modo l'esercizio della sua potenza e riserbando per sé l'amministrazione diretta degli affari più importanti, e soggiunge non obstante quod quidam mentiantur in rebus esse fortunam tamquam ab illius Creature potentia prorsus exempta: ciò che al THOMAS (Romania, XVI, pag. 78) sembra una protesta contro l'idea di Dante (Inf., VII, 73-81) e particolarmente contro il verso "Gltre la difension de' senni umani 19.

5 Inf., X, 64-65.

6 Inf., VI, 24.

7 V, 39.

8 IX, 98 etc. Cf. Regg., pag. 85: non mi ricorda bene del nome del padre..

IV, 129, Cfr. Regg., pag. 158 e 218.

10 II, 57.

11 II, 33. Regg, pag. 404 loco dengnio allei. II, 33 Regg., 270 Ed ongni amico non è den. gnio al nome.

19 V, 72

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Prima di venire a qualche conclusione dobbiamo risolvere un quesito: o non può esser che dei due, Dante e il Barberino, l'imitatore sia quegli e non questi? Il Barberino, notatelo bene, fa intendere di aver comunicato per tempo il suo lavoro agli amici, tra i quali potrà esserci stato Dante, e, in ogni caso, verso il '14 o il '15 l'avrà pubblicato definitivamente, cosicché questi, quando si fosse messo a scriver l'Inferno dopo il 13, come vogliono alcuni, avrebbe avuto agio d'imitare il suo predecessore. Confesso che dinnanzi a tale quesito, tanto difficile quanto importante, mi son trovato assai imbarazzato. Sentivo in me che l'imitatore fosse il Barberino, come colui che, al par di quasi tutti gli altri della sua schiera, avrebbe abusato del modello, senza saper ritrarne i pregi, anzi contaminandoli con sí poco discernimento artistico da far quasi

1 III, 21.

2 IX, 6 e seg.

3 IV, 104.

4 IV, 51.

5 I, 4, Cfr. Doc., pag. 122: แ Che stringer voglia; pur'è cosa dura, Doc., pag. 134. "Che vincer prova troviam cosa dura „.

6 II, 113.

7 VIII, 111 Cfr. Doc., pag. 106: "Se dubio ti sorgiunge Tra 'l si, e 'l no..."

8 XXVI, 118 e seg.

9 XXVIII, 115 e seg. V. ed. Regg., pag. 70 in fine.

10 I, 60 Questo richiamo è dell' Ubaldini.

" VI, 51; XV, 49. Cfr. Doc., pag. 310:

66 ... ciascun che mena tutta sua vita nobil' e serena„ 12 I, 40, Tesoretto III, 33-34 con idea un po' diversa: La natura al suo chomandamento moveal fermamento

13 V, 119.

14 I, 17.

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