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ferno, sul Purgatorio, sulle dimensioni dell'Inferno, sul disegno simmetrico della divina Commedia, sull'anno in cui fu scritto l'Inferno, sulle bellezze dell'Inferno, e sull'itinerario di Dante attraverso l'Inferno. Chiudono questi prolegomeni alcune tavole cronologiche dei tempi di Dante dove, in altrettante colonne, accanto ai fatti certi della vita dell'Alighieri, son registrati i nomi dei papi, imperatori e re, quelli dei personaggi menzionati nel Poema, e gli avvenimenti piú notevoli succeduti a Firenze, in Italia, in Sicilia, e in Euтора. Il libro è altresi adorno di tavole ed illustrazioni: v'è il profilo della maschera di Dante, la pianta dell'Inferno con l'itinerario percorso da Dante; v'è la musica scritta dal Rossini ai versi della Francesca, un disegno antico della ruota della Fortuna, l'itinerario di Dante nella città di Dite, una gran tavola per la cosmografia dantesca, una carta geografica dell'Italia ai tempi di Dante, un'altra incisione della maschera di Dante, vista di fronte, una riproduzione del fonte battesimale del Battistero di Pisa, una veduta della Torre della Fame qual era nel 1507 e un disegno del ponte rotto della sesta bolgia. - Nulla adunque manca di ciò che possa giovare all'intelligenza del testo, come nulla desiderasi a far l'opera in ogni parte compiuta, neppure quell'indice del contenuto che dai piú si tralascia per mettere a dura prova la pazienza di chi deve leggere.

Queste Letture sull' Inferno, alle quali toccherà presto la sorte d'una ristampa, mentre già la diligenza dell'A. vi si accinge, sono, per dirla in breve, un buono e diligente lavoro. Noi che l'abbiamo in piú luoghi saggiato, mettendolo a riscontro anche con le novità di modernissimi interpreti, possiamo accertare che il Vernon coglie con raro discernimento l'interpretazione piú giusta, piú vera, quella che appaga i più savi perché meglio rispondente alla indole della lingua, alla storia, al consenso degli antichi commentatori. Per questo suo secondo lavoro sull' Inferno, ha il Vernon potuto valersi di Benvenuto da Imola, le cui chiose egli seguí piú da presso, ma non senza tener conto degli altri piú autorevoli espositori della Commedia, da Pietro di Dante al Gelli.

Le sue dichiarazioni, che sono come il miele libato da parecchi fiori, per usar un'immagine di ser Brunetto, hanno pure un altro e inestimabile pregio, quello d'una serena obiettività. Certe questioni che hanno per tanti anni appassionato i chiosatori di Dante, piú a sfogo di bile politica o religiosa, che per altro, trovano nel Vernon un giudice equanime ed imparziale; onde non è meraviglia che il suo libro abbia avuto dovunque meritatissime lodi per parte di quanti, assai esperti delle due lingue, hanno potuto esaminare come certe difficoltà del testo erano state da lui superate. Tre appunti gli furon mossi in un articolo dell' Academy dal Paget Toynbee, su tre luoghi del Purgatorio dal Vernon dichiarati nell'altra opera Readings on the Purgatorio. Ad uno di questi risponde l'A. a pag. 533 del vol. I delle Letture sull'Inferno, mostrando al suo contradditore che la forma Brunetto Latini non è scorretta, com'egli asseriva, ed è anzi da preferire all'altra " Brunetto Latino, da lui proposta, poiché trattasi d'un patronimico. Anzi, alle auto

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rità da lui citate in favore della sua tesi, poteva aggiungere quelle del Flecchia e del Thomas che il prof. Renier ricorda, trattando questa questioncella nella sua prefazione alla monografia di Thor Sundby (Della vita e delle opere di Brunetto Latini, monografia di Thor Sundby, tradotta dall'originale danese per cura di Rodolfo Renier. Firenze, succ. Le Monnier, 1884, a pag. XV). L'altra censura del Paget Toynbee riferivasi al passo del Purg. (IV-104) e precisamente alle parole si stavano all'ombra, dichiarate dal Vernon cosí "were lying in the shade, cioè stavan giacenti, sdraiate. Il Paget Toynbee avrebbe voluto che fossero spiegate: " stavano in piedi „, parendogli che mentre Belacqua sedeva dovessero, per contro, le ombre star ritte. Ma al Paget Toynbee deve osservarsi che in italiano stare indica un'azione generica si può stare ritti, a sedere, e magari a cavallo. Inoltre con l'interpretazione da lui proposta, come potrebbe accordarsi ciò che dice il Poeta nel verso seguente a meglio chiarire il concetto? "Com'uom per negligenza a star si pone „, scrive Dante; e lo stare in piedi non è una delle positure che s'accordino a cotesta dichiarazione dell'Alighieri. Si aggiunge che a nessuno, il quale sia un po' addentro nella conoscenza della lingua italiana, è mai venuto in mente di proporre una interpretazione cosí discordante dal significato del verbo stare. E tutti i migliori nostri, cito il più recente, Tommaso Casini, dichiarano: "distesi o seduti scompostamente come sogliono mettersi gli uomini pigri,. L'altra osservazione del Toynbee cade sul verso 94 del canto XVIII del Purgatorio: "Tale per quel giron suo passo falca„, spiegato cosí dal Vernon: "piega il cammino come i cavalli quando corrono in circolo ni laddove avrebbe il Toynbee voluto ch'ei dichiarasse che piegavan la gamba,. Ma il Vernon sta saldo all'interpretazione sua con l'autorità del Landino, del Cesari, del Blanc, del Poletto e del Giuliani. In ciò lo conforta anche quella del Casini: "falcare, dal nome falce, esprime l'idea di un movimento circolare Né vale che lo Scartazzini, appoggiandosi a una dichiarazione del Caverni, fondata sugli usi del popolo, si accosti piuttosto all'opinione contraria. Trattasi qui del movimento d'una turba magna, osservato nel suo insieme, nella sua massa, orizzontalmente e non perpendicolarmente, come se si trattasse del movimento d'un cavallo che fa un subitaneo lancio, una falcata. Il richiamo a queste falcate, è di per sé una falcata del critico. Conchiudendo queste Letture sull' Inferno ci fanno augurare sollecito il proseguimento e il compimento dell'opera cui il sig. Warren Vernon ha dedicato l'ingegno nutrito d'ottimi studi, la diligenza perseverante e il volere. Il nome ch'e' porta gli ha fatto sentire il desiderio di proseguire una tradizione domestica gloriosa. Quello che a lui parve un debito, piacquegli soddisfarlo con questi nobili ed utili studi, facendo parte ad altrui di ciò che la fortuna volle commettergli: d'un tesoro inestimabile di meditata dottrina.

Firenze.

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GUIDO BIAGI.

NOTIZIE

La Società dantesca italiana ha publicato il trattato De vulgari eloquio a cura del prof. Pio Rajna. Di questo importante lavoro, col quale s'inaugura la serie delle edizioni critiche delle opere minori del nostro Poeta, parleremo diffusamente in uno dei prossimi quaderni del Giornale dantesco.

Della Collezione di opuscoli danteschi inediti o rari si è recentemente publicato un altro fascicolo doppio (31-32), col Comento di Filippo Villani al primo canto dell'Inferno,, edito, per la prima volta, dal codice Chigiano L, VII, 253, a cura del prof. Giuseppe Cugnoni.

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Una conferenza dantesca del prof. F. Novati. - Il nostro corrispondente milanese, sig. A. Dobelli, ci scrive:

"Domenica, 31 di maggio, ebbe luogo nell'aula magna dell'Accademia scientifico-letteraria di Milano l'inaugurazione delle sedute che intende tenere il Comitato milanese della Società dantesca italiana. Ingentilivano la festa molte signore e signorine; erano pure presenti molti professori, molti cultori del sommo poeta, fra i quali il prefetto Winspeare, il sindaco Vígoni, il preside dell'Accademia prof. Virgilio Inama, il prof. Carlo Giussani ed altri.

"Primo prese la parola il senatore Negri presidente del Comitato. Egli espose in breve la storia della Società sorta in Firenze il 1888, avvertendo molto opportunamente come fino dal 1880 s'era pensato di costituirla in Milano, e come, dietro l'iniziativa di Emilio e di Attilio De-Marchi, ora professori all'Accademia, e del dott. Bazzero, erasi già raccolto un nucleo forte ed animoso di dantisti e di romanisti. Proseguí poi discorrendo degli scopi che la Società dantesca si propone, fra i quali primissimo la pubblicazione delle opere del poeta, ed ebbe il piacere di presentare il primo frutto della nobile intrapresa: il De Vulgari Eloquio curato dal prof. Pio Rajna. Quindi, con parola calda e vibrata, disse delle ragioni che giustificano l'esistenza della Società stessa diretta a promuovere e ad organare gli studi sparsi ed innumerevoli intorno ai tempi ed alle opere dell'Alighieri.

"Dopo vivi applausi all'oratore, il prof. Novati, vicepresidente del Comitato, sorse a dar lettura di un suo discorso sopra Dante e le più antiche vişioni cristiane. Premessa una breve introduzione a spiegare le ragioni del

tema, il quale offre all'indagine critica frutto di nuove ed importanti considerazioni sui rapporti che collegano la divina Commedia alle leggende anteriori, entrò subito nell'argomento. Prese le mosse dal c. II d'Inferno, nel quale il pellegrino, timidamente paragonandosi ad Enea ed a san Paolo, svela i suoi due principali fonti ispiratori: la tradizione pagana cioè, raccolta nel VI dell'Eneide, e le leggende cristiane raffigurate nell' Apocalisse dell'Apostolo. L'efficacia che questi modelli esercitarono sul poeta cristiano fu bensi singolarmente diversa; da Virgilio egli non imitò che forme estrinseche di arte, figure isolate e rimorte per lui nell'ardente sua fede, cosí come già erano morte nella fredda ed incredula narrazione del mantovano. Al contrario lo spirito animatore della Commedia è nell'essenza sua la fede medesima nutrita con intenso amore, è quell'alito stesso che riscalda l'apocrifa Apocalisse di san Pietro e quella, non piú autentica, di san Paolo; documenti preziosi dell'antica letteratura cristiana a sollevare un lembo della vita futura. L'Apocalisse di Pietro, ritrovata pochi anni or sono in una necropoli egiziana, non poté pervenire a conoscenza del poeta fiorentino, giacché si smarri ben presto; ma quella di Paolo, ben altrimenti popolare, sebben derivata dalla prima (e tale popolarità troverebbe la sua spiegazione nel breve riposo concesso da Cristo ai tormentatori) fu, senza alcun dubbio, nota all'Alighieri. Tra cotali cimelii della letteratura cristiana e l'opera di questi corrono non poche somiglianze, ed oltre alla comune ispirazione, oltre al regolo comune del contrappasso, i raffronti singoli si moltiplicano all'occhio dell'osservatore. Il discorso si concluse quindi rilevando l'importanza del fatto che anche la piú antica visione oltramondana giovò ai particolari concepimenti del poema, ed affacciando gli uditori a quel mondo medievale cosí morbosamente appassionato a travedere la vita futura, mondo nel quale Dante compose l'opera sua. "Calorosi applausi seguirono alla lettura, dopo la quale si accrebbe il numero dei soci, i quali ora ammontano a 117: si che con giusta compiacenza poteva il presidente affermare il grande rigoglio del Comitato milanese della Società dantesca italiana

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Nell'ultimo fascicolo della Rassegna critica della letteratura italiana, egregiamente compilata e diretta da E. Pèrcopo e da N. Zingarelli, è un articolo di quest'ultimo intorno al "santo Pietro, del v. 28 del XVIII d'Inferno. L'amico nostro intende di provare che quella espressione usata da Dante per indicare la chiesa di san Pietro di Roma è tutta propria del dialetto romanesco, e può fornirci una nuova prova della venuta di Dante a Roma durante il giubileo del 1300.

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Per cura dell'egregio prof. E. De Ruggiero è risorta in Roma La Cultura di Ruggiero Bonghi. Oddone Zenatti, nei fasc. 1 e 2 di questo utile periodico, parla, con molta benevolenza, degli ultimi quattro volumi della nostra Collezione di opuscoli danteschi inediti o rari.

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A cura della casa editrice Ermanno Loescher di Torino, è stato recentemente publicato un bel volume di Michele Scherillo intitolato Alcuni capitoli della biografia di Dante, nel quale l'autore ha molto opportunamente raccolto quel che di meglio gli è occorso di dire intorno alla vita di Dante, cosí nell'anno (1888-'89) in cui tenne un corso libero nell'Ateneo di Napoli, come negli ultimi tre nei quali ha ufficialmente insegnato nella r. Accademia scientifico-letteraria di Milano. Di questa raccolta parleremo prossima

mente.

Dentro il corrente anno il comm. Ulrico Hoepli publicherà La divina Commedia di Dante Alighieri illustrata nei luoghi e nelle persone a cura di Corrado Ricci. Il libro sarà abbellito da quattrocento illustrazioni, delle quali trenta riprodotte in eliotipía dallo stabilimento Iacobi di Venezia e le altre in zincotipía dallo stabilimento Turati di Milano.

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Nella rivista Пl Rinascimento, che si publica a Foggia, G. Nicolai comincia un suo studio su Dante e l'Italia moderna in cui intende di dimostrare che "nelle dottrine politiche e filosofiche (di Dante) del tutto medioevali si cerca indarno il sentimento di nazionalità e il pensiero civile, che sono gli ele"menti costitutivi dell' Italia moderna,.

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n

La Società dantesca di Cambridge (Mass.) ha publicato il suo Fourteent Annual Report (15 di maggio, 1895), dove, oltre alla solita relazione e alla lista dei volumi aggiunti, durante l'anno, alla importante collezione dantesca della libreria del Harvard College, è uno scritto del Norton: Illustrations of the divine Comedy from the Chronicle of fra Salimbene, e uno del Moore: A Variant in the Vita Nuova, già comparso nel fasc. del 1o di decembre 1894 dell'Academy di Londra.

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Il dr. Francesco Neri, in una breve scrittura sopra Gli animali nella divina Commedia (Pisa, Nistri) ci offre un prospetto scientifico di quanti animali sono ricordati nel Poema, e poi per ogni singolo animale indica il luogo ove Dante ne parla. Quest'ultima tavola, compilata con esattezza, può esser di singolare utilità agli studiosi del Poema, e servire ad opportuni riscontri. (Dalla Rass. bibl. d. lett. it.)

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poema dà un

Del modo col quale Dante tratta di cose naturali nel suo saggio con curiosi raffronti (Dante's treatment of Nature in the divina Commedia), il signor L. Oscar Kuhns della Università Veslejana. (Dalla Rass. bibl. d. lett. it.)

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