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LETTERE VIRGILIANE E LA

terite con parole melliflue - onde quell'accozzaglia di giudizî, ingrata e spiacente, che fece domandare al Gioberti se i gesuiti pigliassero le parti di Dante o lo avversassero, e il suo avversario a dirgli ruvidamente che chi dunque vuol dietro a lui (Dante) volare, non vola dietro un'oca. Ma gli elogi del Bettinelli non gli bastano: per lui non è abbastanza proclamar Dante uomo raro per aver trasportato i tesori della scienza dentro al seno della poesia, per esser stato grande a dispetto dei tempi, il secolo del Newtonianismo per le dame, l'Arcadia della scienza potevano ben concedere al sacro poema il vanto di essere scientifico e filosofico. Il buon Gaspare, invece, vedeva in Dante il più gran poeta nazionale, uno di quei poeti " cui Platone non avrebbe discacciato dalla sua repubblica, per la sublimità del pensare e per quello spirito, che prese dalle sacre carte „; vedeva in lui il poeta della rettitudine, dall'" invincibile odio contro il vizio, e dall'" insuperabile affetto alla virtú. Non si cura di costringere entro uno schema fisso la visione dantesca, e lascia ai pedanti disputare se la sia una Commedia o altro; trascura quanto dice quel Dante dottrinale che sottentra al Dante poeta, e alla domanda: qual poema è? -, risponde, con semplicità ammirevole, è il Poema di Dante. Una risposta questa tanto piú fine, perchè indirizzata a gente, che, pur facendosi banditrice della guerra contro le regole e il pregiudizio, vi restava impigliata miseramente, incapace d'una veduta larga e serena. L'Alighieri l'ha voluta per umiltà chiamare Commedia, ma altrove ora poema, ora tragedia, ora poema sacro l'ha intitolato, e lungi dal fargliene carico, il Gozzi trova nella incostanza del titolo una nuova prova e piú confortante della sua novità ed estraordinaria originalità „. "Lascio che si azzuffino i pedanti,, — grida con parole piene di affetto “ "a schernire il frontispizio, e senza anche frontispizio veruno, mi prenderei quel tesoro, o quand'anche non si stampasse altro nella prima facciata che Libro di Dante „: non però vi si acconcia, e risolve la difficoltà, congetturando, forse su le traccie del Lenzoni, che il Poeta non volle intitolata la sua opera Danteide, per modestia e per timore d'invidia.

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Conosciamo già le idee del Gozzi su l'imitazione; non la voleva né gretta, né meschina, e riconosceva al tempo i suoi diritti; lontano però dal consentire col Gesuita che ai tempi già del Poeta molte parole da lui usate erano viete ed antiquate: l'universale accoglienza dei fabbri e dei mugnai, dei nobili e dei letterati, ne lo faceva assolutamente persuaso.

E qui la nostra disamina non sarebbe finita, se tacessimo dei compagni che il Poeta veneziano aveva educato all'amore della divina Commedia. È dall'Accademia dei Granelleschi, che deriva un po' di quello spirito che anima la difesa di Dante e la rende leggiadra e, nell'apparenza, scherzosa. Non nacque certo quando si radunavano attorno all'Arcigranello e si sbellicavano dalle risa alle maravigliose interpretazioni dei passi piú oscuri

1 GIOBERTI, op. cit., pag. 206.

2 LENZONI. Difesa della lingua fiorentina e di Dante, Firenze, 1556, cit. dal GALASSINI, op. cit.

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del Poema, non quando riversavano sulle spalle dello stupidissimo uomo il fiume delle loro cicalate accademiche. La festevole brigata era in fondo un'alleanza, una comunione di intelligenze che "assoggettate, per dirla con Carlo Gozzi, all'esame d'una critica austera, coltivavano lo studio degli antichi maestri e tenevano ferma scrupolosamente la purità del linguaggio. Fieri custodi del genio e dell'indole natia, dei vezzi e delle grazie della lingua sbaragliavano le finte lettere di Virgilio.... le quali riducevano quasi al nulla gli angelici.... poeti e prosatori. „ Trasformatasi poi l'Accademia, ed evitata la presenza dell'Arcigranellone, oramai fastidiosissimo, i convegni si riducono ben presto in casa del Farsetti, e parecchie sere la settimana vi si trovano i migliori, e quando vi si legge Dante e quando altro scrittore, ma sovratutto Dante. Anzi era una vera e propria "compagnia Dantesca, secondo quanto ne scriveva Gaspare Gozzi al Gennari, altro sincero ammiratore della divina Commedia e promovitore d'una Accademia dantesca, in Padova. 3 — “Qui la compagina dantesca ripieghi le sue forze, ma la S. V. l'ha abbandonata e mi dispiace perchè siamo alle porte del Paradiso ed io sono poco teologo. „4

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Cosi l'autore dei sermoni diffondeva intorno a sé il suo grande amore per la Commedia, figlio a Venezia, che aveva già dato prima devoti ammiratori. Carlo Gozzi, ricordando l'opera del fratello, deponeva la consueta burbanza e ne parlava con un tono grave e solenne, come d'un'impresa sacrosanta. Mi piace finire con le sue parole:

- "Mio fratello Gaspare, che vide ingiustamente vilipeso Dante, quel lume risplendentissimo, non offuscabile.... vilipeso da chi non lo intendeva o fingeva di non intenderlo, per primeggiare con una infatuata originalità, scrisse un libro La difesa di Dante. Se gli intelligenti non avessero accordato che quel libro è pieno di verità e di bellezze...., non oserei di lodare un'opera di mio fratello: ella è una bella opera. „

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Torino.

ARONNE TORRE.

1 C. Gozzt, Memorie inutili ecc., cap. XXXIII, ed. cit., vol. 1o.

C. Gozzi Academicus pro Academia, nel libro del MAZZONI In biblioteca, Bologna, Zanichelli, 1886, pag. 225.

3 Cfr. le Memorie intorno agli studi e al carattere letterario dell'ab. G. Gennari, di FLORIANO CALDANI, premesse agli Annali di Padova, Bassano, 1804; la Informazione storica della città di Padova, del GENNARI a spese del Remondini, 1796, e anche il Manuale dantesco dei FERRAZZI, vol. IV.

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Lettera di G. Gozzi a G. Gennari, Lettere famigliari, 17 marzo 1753.

5 C. Gozzi, Mem. cit., cap. cit., pag. 289.

Guido Guinizelli e la sua riforma poetica

PARTE I.

Alcune questioni intorno alla biografia di Guido Guinizelli.

I.

Tra le oscurità e le incertezze, che avvolgono tutta la vita di Guido Guinizelli, noi, cosí lontani di tempo e cosí diversi di gusto, mal potremmo giudicare dalla sola lettura delle sue poesie della grande fama ch'egli godette a' suoi tempi, se di questa non avessimo una splendida testimonianza relle lodi a lui attribuite da quell' encomiatore parcissimo che fu Dante Allighieri. Questi, che nel Convivio chiama Guido "nobile, di quella nobiltà, che è perfezione di propria natura in ciascuna cosa, nel De Vulgari Eloquentia lo appella maximus nella Vita Nuova 3 il saggio, e nella di

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vina Commedia senz'altro

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Né queste lodi parranno esagerate a chi consideri che la poesia del Guinizelli segnò un nuovo indirizzo nella lirica del secolo XIII e con lui cominciò quel dolce stil novo, in cui fiorí lo stesso Dante e che precedette e preparò il Canzoniere di Francesco Petrarca. Eppure, quantunque il Guinizelli avesse levato tanto grido di sé e fosse salutato caposcuola d'una nuova maniera poetica, i contemporanei raccolsero e ci tramandarono pochissime notizie intorno alla sua vita. Mentre degli altri rimatori del suo tempo, de' principali almeno, come di Guittone d'Arezzo di Brunetto Latini di Guido Cavalcanti di Cino da Pistoia, mercé i pochi ragguagli lasciatici dagli scrittori antichi e le ricerche infaticabili de' critici moderni, si son potute mettere insieme biografie, se non compiute, almeno abbastanza precise ne' punti princi

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pali, del Guinizelli di sicuro si conosce solo la patria, ed, approssimativamente, il periodo del suo fiorire; intorno a tutto il resto, al suo casato alla sua famiglia all'opera sua di cittadino e di privato, regna la piú assoluta oscurità. A dissipare la quale nulla giovarono le scoperte di nuovi documenti, fatte a piú riprese negli archivi di Bologna; quelli anzi, incerti e contradditori fra di loro, contribuirono ancora ad aumentare la confusione. Il biografo di Guido si trova quindi subito dinanzi a grandi difficoltà; ed avrà già fatto molto se, raccolte tutte le notizie che si possono avere di lui, vagliandole e sceverando le molte false dalle poche vere, sarà riuscito, mediante un lavorio d'epurazione, ad eliminare tutto ciò che v'è d'erroneo ed a fissare qualche dato sicuro nella vita del Poeta.

II.

Le fonti scarse, e non sempre pure, a cui si può attingere, si dividono in tre gruppi:

1° Fonti dirette: che consistono ne' pochi cenni che ci lasciarono gli scrittori contemporanei o di poco posteriori, e ne' documenti tratti dagli archivi bolognesi, recanti il nome di "Guinizelli

2o Fonti indirette: che si riducono a poche notizie intorno alla storia di Bologna nella seconda metà del dugento, ricavate dagli statuti della città, dalla serventese de' Geremei e de' Lambertazzi e dalle cronache che ne registrarono le acerbe lotte.

3° Fonti derivate: consistenti in tutto ciò che gli antichi ed i moderni, direttamente ed indirettamente, scrissero intorno a Guido ed al periodo di tempo in cui egli visse.

Un po' di storia degli studi guinizelliani mi aprirà la via a discutere il valore delle fonti citate.

Poco o nulla intorno alla vita del Guinizelli si era scritto prima che vedessero la luce le Notizie degli scrittori bolognesi1 del Fantuzzi. Il quale, accogliendo nella sua pregiata opera un breve articolo di Gaetano Monti, ci diede del Nostro una biografia, se non compiuta, almeno abbastanza ricca di notizie, tutte ricavate da documenti inediti degli archivi bolognesi; biografia che serví di base a tutte le altre che vennero di poi.

Si narra in essa che Guido poeta fu della famiglia de' Principi, secondo che aveva affermato Benvenuto da Imola nel suo commento. Il padre di lui fu Guinizello di Magnano, giurisperito di professione e podestà di Narni per tutto il 1266, il quale ebbe due altri figli Uberto e Giacomo, che figurano negli atti di famiglia verso il 1274, essendo mentecatto il padre. Il nostro poeta ebbe per moglie Beatrice della Fratta, fu travolto nella cacciata de' Lambertazzi e mandato a confine e mori nel 1276, lasciando in tenera età un figlio, anche lui di nome Guido, sotto la tutela della madre, che ancor lo reg

1 Notizie degli scrittori bolognesi raccolte da GIOVANNI FANTUZZI, Bologna, Tipografia s. Tommaso d'Aquino, 1791-94. Vol. IV, pag. 345 e segg.

geva nel 1289. Al suo testamento aggiunse prima di morire un codicillo, in cui lasciò alle monache di s. Agnese una "clausura, nella sua villa di Ceretolo, sotto condizione che fosse letta in perpetuo una messa in suffragio dell'anima sua.

Queste sono in riassunto le notizie date dal Monti presso il Fantuzzi, ed esse furono accettate da Giusto Griòn, in un articolo su Guido Guinicelli e Dino Compagni1 nel quale di nuovo solo s'aggiunse che il poeta bolognese, esule dalla patria, si rifugiò a Verona, dove fece poi trasportare il padre impazzito. Questi non visse piú se non poche settimane e fu tumulato in una tomba, su cui ancora oggidí si legge:

SEPULTURA DOMINI GUINICELLI

DE PRINCIPIBUS DE BONONIA

ET SUORUM HERE DUM

MCCLXXXIII

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Dentro alla qual sepoltura, sostiene il Griòn, fu senza dubbio seppellito anche il poeta Guido. Fin qui le cose avevano camminato abbastanza bene: il critico posteriore aveva accettato le notizie dello storico anteriore, convalidandole con nuove osservazioni ed anche aumentandole di nuovi documenti. Ma ecco saltar fuori Ottavio Mazzoni-Toselli ad arruffare la matassa. stui, ne suoi Racconti estratti dall' archivio criminale di Bologna contro l'Almanacco bolognese Salvardi del 1848, in cui si riportavano del nostro poeta le notizie biografiche del Fantuzzi, negò recisamente, coi documenti alla mano, che Guido, Uberto e Giacomo fratelli e figli di Guinizello appartenessero ad un ramo de' Principi. Quindi se con Benvenuto Rambaldi si voleva asserire che Guido fu della famiglia de' Poeti, non era vero che egli avesse a fratelli Uberto e Giacomo né possedesse beni in Ceretolo né testasse a favore delle monache di s. Agnese, come stava scritto presso il Fantuzzi. E conchiude il Mazzoni-Toselli che Guido fu della famiglia de' Magnani e non

1 GIUSTO GRIÒN, Guido Guinicelli e Dino Compagni in Propugnatore, Vecchia serie, Vol. II, Parte II, pag. 274 e segg. Bologna, Gaetano Romagnoli, 1869.

ISIDORO DEL LUNGO, nell'opera Dino Compagni e la sua cronaca, vol. I, pag. 320, rigetta con violenza quest'asserzione del Griòn, la cui critica, dice, "starà a dimostrare ai posteri con qual meschinità ed ignoranza essa si facesse ai giorni nostri, ché non critica si dovrebbe chiamare, ma ignoranza o alchimia od anche peggio,. Di fatti, che degli articoli del Griòn si debba usare con cautela, l'avvertí anche ADOLFO GASPARY nella sua Storia della letteratura italiana tradotta da N. ZINGARELLI Torino, Loescher, 1887 Vol. I, pag. 425.

3 Voci e passi di Dante chiariti ed illustrati con documenti a lui contemporanei, raccolti negli archivi di Bologna da O. Mazzoni-TOSELLI, Bologna, Antonio Chierici, 1871, n. 33, pag. 83 e segg.

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Questi "Poeti,, furono una famiglia illustre di Bologna, forse ramo laterale forse solo imparentata co' Principi, de' quali ricevettero l'eredità. Probabilmente per questo il Mazzoni sostituisce la denominazione "Poeti a quella di Principi,. I Poeti poi trasmisero la loro eredità alla famiglia veronese (?) " Verità donde derivarono i "Verità-Poeti Il Griòn cerca di spiegare il modo di questa successione, ed intanto riferisce l'iscrizione che si legge in una lastra di marmo infissa nel muro sopra il monumento del Guinizello de' Principi: Requies nobilium de Verità e stirpe bononiensium (?) ex successione dom. Guinicelli de Principibus felsinei.

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