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né col venire né con lo scrivere, al cortese invito, che V. S. mi avrebbe voluto far pervenire fino da Milano di recarmi a Dresda al congresso dei dantofili.

A me sempre rifugge l'animo quando ho a dire contro qualcuno; perciò io ho tenuto silenzio fino a questo giorno, ed ora Mal volentieri lo dico Ma sforzami la paura dell'ignoranza assoluta in che vedo mi rimarrei sempre intorno a quello che fu detto e fatto e scritto in Dresda in tal occasione, e la certezza che se anche quando che sia fosse per uscire alla luce qualche libro in proposito, esso a me non sarebbe fatto pervenire giammai.

Avvenutomi io per caso, e assai tempo dopo che tutti erano tornati dal congresso, qui a Vienna alla biblioteca palatina col1.... questi mi lesse parte di una lettera che V. S. gli scriveva facendo in essa menzione anche di me. Io volli avere quel mezzo foglietto. La sua scusa poi che l'avea dimenticata nel suo scrittoio, Qual ella sia, parole non ci appulcro.

Oh come io sarei venuto volando, e come ciò mi sarebbe stato facil cosa di fare, perché io passai le mie vacanze a Vienna avendo dovuto rinunciare al piacere di un lungo viaggio a cagione delle soverchie spese incontrate nel procacciare la stampa di un libro. Sarei venuto volando dico, perché da anni è che sospiro di trovarmi a un congresso letterario nella Germania, per conoscere la vita e i modi di quei dottissimi, di quella nazione che pare nata fatta per amare tutta quanta un dí l'italiana 2; sopratutto poi mi sarebbe stato dolcissimo rivedere con gli occhi miei:

La cara e buona immagine paterna

di Lei che già vidi e conobbi a Firenze, e sul lago di Como, di Lei che degnò nominarmi nella prefazione al suo testo della divina commedia (?) e il cui nome io ho sempre fitto nella mente perché sempre studio in Dante. A Lei solo, appena uscito, mandai il mio libro "gli Ezzelini, Dante e gli Schiavi, siccome a principe dei color che sanno nelle cose Dantesche.

Più tardi ne mandai una copia al Sig. Bibliotecario Pergold perché mi dicevano fosse occupato pel re di Sassonia nella seconda edizione del Filalete.

Se avessi potuto udire le dotte cose che furono discorse in quell'occasione del congresso di Dresda ne avrei tratto argomento di conforto a miei studj, perché qui in Vienna non ho persona che mi voglia aiutare, e tranne la biblioteca nessuno mi provede di libri, sí che spesso devo lasciar andare a metà certi lavori incominciati; e cosí fu anche del suddetto mio libro, parto disgraziatissimo, che mi costò tanti dolori, come dietro all'antipagina si può vedere stampato avvegnaché sparisse dalla tipografia una parte del lavoro del quale io non avea tenuto copia.

Vivendo in Vienna professore di lingua letteratura e corrispondenza mer

1 Sopprimiamo qui titoli e nomi per le ragioni che saranno agevolmente comprese.

* Non è chi non veda la singolare importanza di quest'affermazione.

cantile Italiana all'Accademia di Commercio, troppo m'importa che si sappia alcuna cosa del mio libro, e che m'occupo in studi danteschi. I fogli parlarono di uno soltanto come il solo che qui si conosca di queste cose. Nessuno mai in Germania mia seconda patria ebbe fatto menzione del mio libro che pur è conosciuto in Italia cosí nell'appendice letteraria della gazzetta di Vienna, periodico settimanale che ha per collaboratore il sig. non ci fu caso che venisse messo neppure il titolo del mio libro, come dovea essere, perché stampato a Vienna, mentre vi si riportano per disteso le piú piccole cose, massime i libri giudicati e raccomandati dalla Civiltà Cattolica de' Gesuiti di Roma.

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ANTONIO FIAMMAZZO.

RIVISTA GRITICA E BIBLIOGRAFICA

Recensioni.

DANTE ALIGHIERI. — La divina Commedia con il comento di Tommaso Casini. Quarta edizione, riveduta e corretta. Firenze, G. C. Sansoni, editore, (tip. di G. Carnesecchi e figli), 1895, in-16o, di pagg. XVI-821.

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La divina Commedia. Nuova edizione annotata per uso delle scuole da Felice Martini. Torino, ditta G. B. Paravia e c.*, (Roma, tip. Nazionale di G. Bertèro), 1894, in-16o, di pagg. XXIV-632.

La divina Commédia corredata dei segni della pronunzia e di nuovi spedienti utili all'evidènza, ai raffronti, alle ricerche, alla memorazione, ecc. dal prof. dr. Luigi Polacco. Milano, Ulrico Hoepli, editore-libraio della real Casa, (Firenze, tip. S. Landi), 1896, in-16°, di pagg. X-402.

La divina Commedia, riveduta nel testo e commentata da G. A. Scartazzini. Seconda edizione riveduta, corretta e notevolmente arricchita coll'aggiunta del rimario perfezionato del dott. Luigi Polacco. Milano, Ulrico Hoepli, editore-libraio della real Casa, (Firenze, tip. di S. Landi), 1896, in-16o, di pagg. XX-1034-122.

Tutte queste edizioni del sacro poema son fatte pei giovani, e, di queste,

'Arrestiamoci qui: dà abbastanza a meditare questo tratto della presente lettera, perché si voglia aggiungervi l'ultima parte, ancor più dolorosa!

tre hanno commenti ad uso delle scuole. Di quelli del Casini e dello Scartazzini fu discorso a lungo anche in questo Giornale: basterà quindi accennare che nella loro recente edizione hanno meglioramenti notevoli tutti e due, e correzioni e ritocchi. In sostanza, per altro, son rimasti, l'uno e l'altro, quello che eran da prima: e il Casini dichiara nella prefazione che non gli par giunto ancora il tempo di rifare tutto il lavoro, impresa alla quale si porrà quando saranno "tolte di mezzo per altre indagini e osservazioni le difficoltà principali che restano da superare per costituire criticamente la lezione del poema, per dichiarare il senso di non pochi luoghi controversi, per accertare sui documenti i nomi e i fatti di molti personaggi ricordati dal poeta. E lo Scartazzini: "Il testo è nella presente edizione essenzialmente quello di prima; anche l'indice è in sostanza il vecchio; il commento fu diligentemente riveduto ed emendato con ispecial riguardo alle osservazioni fatte sull'edizione del 1893. Inoltre esso commento fu ampliato di circa un quarto, arricchendolo di molte chiose e citazioni di roba altrui, di pochissima roba propria,. Invece, il Casini, nella nuova edizione del suo commento, ha cercato di megliorare il testo, allontanandosi, in alcuni pochi luoghi, da quello del Witte, per ritornare a quello della volgata, e giovandosi dei resultamenti piú certi degli studi recentissimi di Eduardo Moore. Manca, anche in questa ristampa, al Casini un indice e un rimario, sempre utili e comode guide agli studiosi della divina Commedia: lo Scartazzini, invece, ha un ricco indice, e al rimario della prima edizione ha sostituito un rimario nuovo che è tutto lavoro del professore Polacco,, il quale avendo distribuito i versi di ciascuna rima in ordine alfabetico rigoroso, secondo l'ultima parola di ciascun verso, e avendo accompagnato ogni verso con la indicazione della cantica, del canto e della linea che gli corrispondono, ha fatto sí che le ricerche riescano sommamente facili e sicure.1

Giosuè Carducci ha recentemente dichiarato il commento di Tommaso Casini "il migliore per le scuole,; e alla sentenza del Maestro pochi potran contradire. Ma ciò non può e non deve in nessun modo toglier merito al lavoro del venerando e dottissimo dantista alemanno, che allo studio del grande poeta italiano ha dato la meglior parte della sua vita virtuosa. Anche il suo commento ha, infatti, molti e grandi pregi: e tali che facilmente debbon farne, anche dai più meticolosi, perdonare i difetti, non escluso quello per un commento alla divina Commedia certamente assai grave, ma scusabile in autore straniero della negligenza dello stile e del dettato.

Tra questi due lavori, che, in modo veramente degno, sostituiscono quelli, oramai vecchi, del Costa, del Fraticelli, del Bianchi e dell' Andreoli, parrà forse a taluno soverchia se non a dirittura inutile fatica quella del prof. Felice Martini, al quale Innocenzo Vigliardi-Paravia volle affidata la

Di questo rimario il solerte e veramente benemerito editore Hoepli ha fatto una edizione speciale, assai comoda per gli studiosi (Rimario perfezionato della divina Commedia di Dante Alighieri per opera del prof. dr. Lutat PoLAcco, Milano, U. Hoepli, [Firenze, tip. di S. Landi], 1893, in-16, di pagg. VIII-97).

cura di arricchire la sua Biblioteca italiana, ordinata per le scuole normali e secondarie, di una edizione annotata del sacro poema. Se per altro si pensi che lo studio di Dante non è piú oggimai, fortunatamente, ristretto alle sole scuole classiche, sarà pur facile scorgere la necesstià di adattare alla differente coltura che viene impartita ai giovinetti nelle differenti scuole, la dichiarazione del poema. E alle scuole normali e tecniche, infatti, ha vòlto

il pensiero il Martini, cercando di interpretare la parola di Dante con brevità e con chiarezza, per non disgustare con lunghe ed aride chiose i giovani scolari, e per allettarli, anzi, alla lettura di tutto il poema. "La sobrietà e il buon senso delle note, con cui il Costa dichiara le tre cantiche cosí l'autore mi hanno invogliato a far lo stesso; e quelle doti ho cercato d'emulare, persuaso essere questo l'unico spediente onde i nostri giovani delle scuole secondarie possano leggere per intero la maggior opera di Dante „.

Dei lavori magistrali del Casini e dello Scartazzini, come dei megliori tra i commenti vecchi, il Martini ha saputo giovarsi con savio discernimento, pure servando il solco tracciato dal Costa: e, quanto al testo, ha tenuto fede, con poche varianti nella lezione e nella punteggiatura, alla edizione degli Academici del 1837.

Nonostante qualche difetto, cagionato, specialmente, dallo studio talvolta addirittura soverchio della brevità, si che qua e là son lasciati de' passi oscuri o difficili senza illustrazione veruna, o son apposte note addirittura insufficienti, (difetti, del resto, facilmente rimediabili in una seconda edizione, che non tarderà) nel suo complesso il lavoro del valente professore parmigiano è assai buono, e con la guida d'un maestro sapiente potrà dare ottimi frutti nelle scuole nostre.

E buoni frutti darà, bene adoperata, l'edizione che della divina Comme. dia ha testé procurata il dottor Polacco, il quale, riproducendo il poema nella lezione dello Scartazzini, lo ha corredato dei segni della pronunzia, a benefizio, specialmente, delle città più lontane del centro linguistico, e in particolar modo della sua "dilètta Trièste, dove il culto della lingua e del sommo vate non è mancato né manca di valenti campioni e dove fin da fanciullo, trent'anni fa, quando ancora non conosceva Firenze che di nome, si divertiva a segnare la pronunzia nei libri prediletti, per evitare il disgusto, già allora molto sentito, di una lettura scorretta

Roma, gennaio del 1896.

G. L. PASSERINI.

L. COPPOLA.

Dante e la Bibbia, Firenze, tip. Claudiana, 1895, in-18° pagg. 23.

Il cristiano evangelico sig. L. Coppola in questo magrissimo opuscoletto non vuole "forzare gli argomenti per avere poi il vanto di dire: Egli era uno dei nostri! No. Meno male. Ciò che egli vuole assodare, e dice di poterlo fare senza difficoltà, è che "comunque egli [Dante] interpetri,

ritiene che debba escludersi in religione, qualsiasi altro punto di partenza che non sia la Bibbia „. Dopo le confutazioni ai lavori del P. Hardouin, del Foscolo, del Rossetti, del Villemain, del Graul, del Charles, dell' Aroux, ecc., che voglion fare di Dante un precursore di Wicleff, un Lutero anticipato, un pastore albigese, un massone, e in somma un uomo di sètta, il Coppola dovrebbe ormai sapere che non c'è che fare: Dante è cattolico, apostolico, romano; e il lettore, cattolico o israelita, turco od evangelico, buddista o frammassone, se lo vuol studiare e capire, bisogna che lo pigli com'è, non com'egli lo vuole. Quanto all'affermazione, a cui propriamente tende l'opuscoletto del Coppola, che Dante negasse l'infallibilità del papa in materia religiosa, anzi non gliene riconoscesse alcuna, a lui, cristiano evangelico, non cito il padre Lombardi, o il Cesari prete dell'Oratorio, o l'abate Ferrazzi, o l'abate Poletto, o il gesuita Cornoldi; ma gli consiglio di leggere lo Scartazzini protestante, e di esso almeno la parte IIa cap. IV della Dantologia (II ediz.). Ma vegga, se il C. crede che l'Alighieri che scrisse la Commedia sia quello stesso che scrisse il De Monarchia, il cap. XVI (Ed. Moore) del lib. III, dove Dante confessa: opus fuit homini duplici directivo secundum duplicem finem: scilicet summo Pontifice, ecc.; e lo senta (Lib. II. c. 3) dichiarare.... illa reverentia fretus, quam pius filius debet patri, quam pius filius matri, pius in Christum, pius in Ecclesiam, pius in Pastorem, pius in omnes christianam religionem profitentes, pro salute veritatis in hoc libro certamen incipio.

Se questo giudizio è forse un po' aspro, ad esso mi mosse non dispetto, ma doglia che Dante e la Bibbia servano di capziosa etichetta a libercoli, i quali per trarre gli ingenui a parteggiare, spargono giudizi su uomini e cose assolutamente contrarî a verità.

R. MURARI.

GIOVANNI MERCATI. -"Pietro peccatore, ossia della vera interpretazione di “Paradiso „, XXI, 121-123. Roma, Tip. poliglotta di propag. fide, 1895. [Estr. da Studi e docum. di storia e diritto. An. XIV. (1895)].

La terzina, della quale il Mercati difende, con lo Scartazzini, la lezione e la punteggiatura seguente:

In quel luogo fu' io Pier Damiano

e Pietro peccator; fui nella casa
di nostra Donna in sul lito Adriano;

oscura, com'ella è, ha dato luogo a parecchie interpretazioni, che lo Scartazzini registra anche nelle due edizioni minori, facendo nella seconda di esse (Hoepli, 1896) onorevole luogo a quella che il Mercati si fa a sostenere nel suo studio accurato e diligente, per la quale nella storia e per Dante Pier Damiano e Pietro peccator sono la persona medesima, e la casa di nostra Donna in sul lito Adriano è "il Convento di Pomposa.... situato in riva all'Adriatico in un'isoletta formata dalle foci del Po presso Comacchio, dove

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