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SONETTO XXII.

La detta donna pietosa rassomiglia Beatrice.

Color d'Amore e di pietà sembianti
Non preser mai così mirabilmente
Viso di donna, per veder sovente
Occhi gentili e dolorosi pianti,

Come lo vostro, qualora davanti
Vedetevi la mia labbia dolente;
Sicchè per voi mi vien cosa alla mente,
Ch'io temo forte, non lo cor si schianti.
Io non posso tener gli occhi distrutti,
Che non riguardin voi spesse fïate'
Pel desiderio di pianger, ch' egli hanno;
E voi crescete si lor volontate,

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Che della voglia si consuman tutti;
Ma lagrimar dinanzi a voi non sanno.

spesse fiate. Altri: molte fiate.

2 Pel desiderio. Altri: Per desiderio. 3 E voi crescete. Altri: E voi cresceste. La volontà di piangere è accresciuta dalla vista della donna pietosa, e perciò si richiede il presente non il passato.

si consuman. Altri: si consumar.

Questa relazione non può stare se non con l'altra, cresceste, notata nel verso precedente. Ma va rifiutata per la stessa ragione per la quale non possiamo far luogo a cresceste, ed inoltre guasta il verso. Cresceste e consumar contrastano evidentemente all'ultimo verso.

SONETTO XXIII.

Accusa di vanità gli occhi suoi.

L'amaro lagrimar, che voi faceste,
Occhi miei, così lunga stagione,
Faceva lagrimar1 l'altre persone
Della pietate, come voi vedeste.

Ora mi par, che voi l'obliereste,

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S'io fossi dal mio lato sì fellone,
Ch'io non ven disturbassi ogni cagione,
Membrandovi colei cui voi piangeste."
La vostra vanità mi fa pensare,
E spaventami sì, ch' io temo forte.
Del viso d' una donna che vi mira.

Voi non dovreste mai, se non per morte,
La nostra donna, ch'è morta, obliare;
Così dice il mio core, e poi sospira.

Faceva lagrimar. Così alcuni testi. La volgata porta: Facea maravigliar. Il Witte si oppose alla volgata, bene ricordando queste parole della narrazione: « Or voi (occhi miei), solevate far piangere chi vedea la vostra dolorosa condizione, ed ora pare che vogliate dimenticarlo per questa donna che vi mira. Vorrei sapere come altri

possa maravigliarsi della pietate, la quale, traendo a simile operazione, può far piangere, ma non muovere a maraviglia.

Il Fraticelli stette per la volgata, il Giuliani per la lezione seguíta dal Witte, benchè nel testo abbia ritenuto: Facea maravigliar.

2 cui voi piangeste. Altri: che voi piangeste.

SONETTO XXIV.

Alla detta gentil donna pietosa.

Gentil pensiero che parla di vui,
Sen viene a dimorar meco sovente,
E ragiona d'amor si dolcemente,
Che face consentir lo core in lui.

L'anima dice al cor: Chi è costui
Che viene a consolar la nostra mente;
Ed è la sua virtù tanto possente,

Che altro pensier non lascia star con nui?
Ei le risponde: O anima pensosa,
Questi è un spiritel novo d'amore,
Che reca innanzi a me' li suoi desiri:
E la sua vita e tutto il suo valore

Moss'è dagli occhi di quella pietosa,
Che si turbava de' nostri martíri.3

1 innanzi a me. Altri: innanzi me. 2 Moss'è dagli occhi. In altri testi seguíti dal Fraticelli si legge: Mosse dagli occhi, ovvero, Mosse degli occhi. Gli antichi testi scrivevano mosse per mosso è, unendosi le due voci. La nostra lezione ri

sponde a ciò che leggesi nella narrazione: .... è mosso da così gentil parte, com'è quella degli occhi. »

3 de'nostri martiri. Altri: de' vostri martiri. È meglio nostri, che comprende il core e l'anima.

SONETTO XXV.

Ricordandosi di Beatrice si pente del nuovo amore.

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Lasso per forza de' molti sospiri

Che nascon de' pensier 2 che son nel core,
Gli occhi son vinti, e non hanno valore
Di riguardar persona che gli miri.

E fatti son che paion due desiri
Di lagrimare e di mostrar dolore,
E spesse volte piangon sì, che Amore
Gli cerchia di corona di martíri.

3

Questi pensieri e li sospir, ch' io gitto
Diventano nel cor sì angosciosi,

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5

Ch' Amor vi tramortisce, sì glien duole;
Perocch' egli hanno in sè li dolorosi "
Quel dolce nome di Madonna scritto,
E della morte sua molte parole.

1 de' molti. Altri: di molti.
2de'pensier. Altri: di pensier.
3 Gli cerchia. Altri: Gl'incerchia.
Incerchiare forse non trovasi, e cer-
tamente nel senso di circondare
di non può trovarsi. — di corona di
martiri. Altri: di corona e di mar-
tiri.

Diventano nel cor. Altri: Diventan dentro al cor.

5 Ch' Amor vi tramortisce. Altri: Ch' Amor v' intramortisce. · - sì glien duole. Altri: sì sen duole. Amore tramortisce dal gran dolore, ma non già perchè si fosse lamentato degli angosciosi pensieri e sospiri.

Perocch' egli hanno in sè li dolorosi. Altri leggono: Perocchè gli hanno in sè gli dolorosi, ovvero, Perocchè hanno in sè sì dolorosi. O

finalmente: Perocchè egli hanno in cor li dolorosi.

La meno erronea di questa lezione è la prima, nella quale male furono divise le due parole perocchegli dei

Codici antichi. La seconda cangia li in sì, che non ha rispondenza di paragone. La terza cangia sè in lor, mentre il complemento in sè va riferito al soggetto egli.

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SONETTO XXVI.

Parla della morte di Beatrice a due pellegrini.

Deh peregrini1 che pensosi andate
Forse di cosa che non v'è presente,
Venite voi di sì lontana gente,
Come alla vista voi ne dimostrate?

Chè non piangete, quando voi passate
Per lo suo mezzo la città dolente,
Come quelle persone che nëente
Par che intendesser la sua gravitate?
Se voi restate per voler udire,3
Certo lo core ne' sospir mi dice,
Che, lagrimando, n' uscirete 5 pui.

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Ella ha perduto la sua Beatrice;
E le parole, ch' uom" di lei può dire,
Hanno virtù di far piangere altrui.

peregrini. Altri: pellegrini.

2 di sì. Altri: da sì.

3 per voler udire. Altri: per volere o udire. A che distinguer qui volere da udire!

lo core ne' sospir. Altri: lo core de' sospir. Sospir non può essere complemento di core, sì di dice. La espressione è simile a quella del

l'Inferno, VIII: e dicea ne' sospiri.

n' uscirete. Altri: n'uscireste, oppure, uscireste. Il modo condizionato qui toglie molto all'effetto che vuole certezza, e mal si lega con restate.

6 ch'uom. Altri: ch'or. Chi può dire? perchè far distinzione di tempo?

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SONETTO XXVII.

Vede spiritualmente Beatrice nella nona sfera.

Oltre la spera che più larga gira,
Passa il sospiro ch' esce del mio core,
Intelligenza nuova, che l' Amore,
Piangendo, mette in lui, pur su lo tira.
Quand' egli è giunto là, dov' el desira,
Vede una donna che riceve onore,
E luce sì, che per lo suo splendore
Lo peregrino spirito la mira.

Vedela tal, che, quando il mi ridice
Io non l'intendo, sì parla sottile
Al cor dolente che lo fa parlare.

So io, ch' el parla di quella gentile,
Perocchè spesso ricorda Beatrice,
Sicch' io lo intendo ben, donne mie care.

ch'el parla. Altri: che parla.

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