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potè confortare a quell'opera che l'avrebbe condotto al posto di gloria, della quale era fatto degno per influenza di stelle, e per abbondanza di grazie divine. E ciò vuol dire che, essendo il Latini morto nel 1294, non potè confortarlo alla grande opera della Divina Commedia, e che perciò neppure agli studi filosofici, ai quali si era dato nel 1294 per dire di Beatrice quello che non fu mai detto di altra donna.

La stella di Dante, cioè l'ottava spera, ispirava la Fisica e Metafisica. Ciò conferma pienamente la nostra cronologia degli studi filosofici dell' Alighieri, e fa cadere l'opinione corrente che dà il Latini per maestro di Filosofia alla nostra Musa più grande.1

Se potesse tenersi per autentico il seguente sonetto, l'Alighieri l'avrebbe inviato a Brunetto Latini colla Vita Nuova; perchè prima del 1294 non avea composto altra operetta che questa:

Messer Brunetto, questa pulcelletta

Con esso voi si vien la pasqua a fare;
Non intendete pasqua da mangiare,
Ch'ella non mangia, anzi vuol esser letta.

La sua sentenza non richiede fretta,

Nè luogo di rumor, nè da giullare,
Anzi si vuol più volte lusingare

Prima che in intelletto altrui si metta.
Se voi non la intendete in questa guisa,
In vostra gente ha molti frati Alberti,
Da intender ciò, ch'è pôrto loro in mano.
Con lor vi restringete senza risa,

E se gli altri de' dubbii non son certi,
Ricorrete alla fine a messer Giano.

Ma pare che questo sonetto non sia dello Alighieri; e perciò noi lo rifiutiamo col Fraticelli.

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§ XI. La Beatrice della Vita Nuova è una donna allegorica, siccome volle il Filelfo, il Biscioni ed il Rossetti? Non certamente, come ben sostenne il Fraticelli, e come ben dissero gli antichi. Fosse almeno da vedere in essa in

• Nessun antico ci dice che il Latini avesse tenuto cattedra di Filosofia.

senso liberale la figlia di Folco Portinari ed allegoricamente la Filosofia col Trivulzio o la Teologia col Monti? Il doppio senso è sì nella Beatrice della Divina Commedia, ma non in quella della Vita Nuova, qualunque e quantunque siano gli amorosi deliri e le mistiche immaginazioni del nostro Poeta; ed in ciò non intendo gittar parola. Ma l'amore alla Gentil Donna Pietosa della Vita Nuova è da intendere anche nel puro senso liberale? Così credesi da tutti o da quasi tutti gli scrittori delle cose dantesche, ma per me sono fermissimo del credere che questa donna altra cosa dalla Filosofia non possa essere; perchè ce lo testimonia lo stesso Alighieri nel Convito. Chi lo negò, mal fece ad accusare l'Alighieri di menzogna, la quale non va supposta ma provata. E qui a confermare ciò che l' Alighieri ci disse di questo amore allegorico nel Convito, ci stiamo paghi a dire che:

1o Dante studiò Filosofia dalla fine del 1293 alla fine del 1296, e pubblicò la Vita Nuova a primavera del 1294. In questi anni e qualche anno appresso compose diverse rime che riguardano la Gentil Donna della Vita Nuova, le quali o sono comentate nel Convito, o sono gittate nel Canzoniere Dantesco, o sono perdute, od ignorate tuttavia. L'amore cantato in queste rime non è che allegorico, siccome si concede che allegoriche siano le tre canzoni comentate nel Convito. Quest' amor dunque non fu dal naturale rivolto nell' allegorico, allorchè l' Alighieri scriveva il Convito (cioè tra l'agosto del 1304 e principio del 1305); e storicamente gli studi di Filosofia fatti per Dante coincidono pienamente col tempo di questo amore ideale;

2o Nel Convito sta detto il perchè nella Vita Nuova fu scritto con parole fittizie od in senso liberale di questo amore allegorico; e le ragioni poste dall' Alighieri sono una prova storica del modo di pensare dei rimatori suoi contemporanei, e della forma della poesia italiana del secolo XIII.' Di che avremo a parlare altrove più largamente;

3o Ciò che sta detto di questa Gentil Donna Pietosa

Convito, Tratt. II, cap. XIII e cf. Vita Nuova, § XXV.

nella Vita Nuova non pugna col senso allegorico, e parmi anzi che non si possa trarre se non ad un senso allegorico. Però (come sta ben detto nel Convito), ciò che vi è cantato con velo di allegoria, quasi sognando è veduto;

4o Dante nella Vita Nuova spesso è tirato quasi da sua natura e dall' uso dei tempi a concetti allegorici, e sensi mistici, parlando dell' amor naturale per Beatrice; tanto che per molti costei non è più donna terrestre, ma un ente ideale.

§ XII. Quali semi di opere, scritte posteriormente per l'Alighieri, sono gittati nella Vita Nuova? Parmi che si debbano aver sotto l'occhio della mente non altro che il Convito e la Divina Commedia, e per la veste italiana e pel fine.

Il Convito è figlio primogenito della Vita Nuova, perchè: 1o La Vita Nuova non è che un comento dei due amori per Beatrice e per la Gentil Donna allegorica: un comento scritto in volgare di sì per aprire il senso delle rime amorose a chi non sapea di latino. E così il Convito non è che un comento più largo, e pure scritto italicamente, delle rime amorose fatte per la seconda di queste due donne; 2o Col secondo di questi amori Dante fu acceso di una fiaccola ideale alla Filosofia, e, per questo amore passando a quello della Rettitudine, morale e civile, applicò l'animo all' umana civiltà. Così nel Convito intese a comentare le sue rime che trattavano di amcre platonico, per le quali rime poi, scrivendo della Volgare Eloquenza, il nostro Poeta si fece singolare dagli altri come cantore della Rettitudine.

Quando nel 1289 trasse fuori le Nuove Rime l' Alighieri ebbe il primo concetto della Divina Commedia, ma soltanto dell' Inferno. Quando applicò l'animo a studiare le opere filosofiche di Cicerone e di Boezio, col motivo di una donna ideale posta a figura della Filosofia, ma nel senso altissimo della increata Sapienza, nella mente dell' Alighieri si andava svegliando una immagine ideale separatamente da quella che dominava la sua mente, ma che presto con questa si dovea fare uno stesso tipo, ideale e reale ad un tempo. Beatrice, per morte fatta più che umana cosa, e salita a gloriare nel Cielo dell'umile Vergine Maria, doveva far allargare il concetto di un viaggio allegorico all' In

ferno; e l'animo di Dante, che considerava la nostra dimora in terra come un esilio, che si posava a meditare sui pellegrini alla Roma terrestre, e che, pensando, andava a contemplare Beatrice nella vera patria degli uomini, nella gloria cioè dei Beati, doveva drizzare quel viaggio al mondo spirituale, ove Beatrice beata gloriava. Da ciò il viaggio dantesco all' Inferno, si va estendendo anche al Purgatorio e Paradiso in cerca della doppia Beatitudine, mediante il Paradiso terrestre ed il celeste. Parimenti la Gentil Donna Pietosa va ravvicinandosi da un lato al tipo di Beatrice, posta a figura della Celeste Sapienza, e dall'altro lato genera quello di Virgilio posto a figura della Filosofia, perchè l'Alighieri dall' uno fosse guidato, come Enea negli Elisi, alla felicità temporale, e dall' altro, come san Paolo fu ratto in Cielo, all'eterna felicità. Nè solo genera questi due tipi, ma fa luogo ad un terzo che per mezzo di un quarto regge e governa i due primi; cioè al tipo di sant' Anna,' figura della Carità, che per mezzo di santa Lucia, figura della Grazia, fa scendere Beatrice a muovere Virgilio dal Limbo.

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§ XIII. Le diverse poesie scritte per la Portinari furono consegnate nella Vita Nuova, fatta eccezione per pochissime, che noi volemmo unire alle prime, e Dante lasciò da parte, o perchè scritte per donne amate a schermo, o perchè poi rimutate di forma e perciò supplite con altre. Le altre pocsie che pur si credono scritte per Beatrice, da noi non si possono credere tali; e basta dire che Dante non le scrisse per la Portinari, se nella Vita Nuova non le univa colle altre dello stesso subietto. Se noi facemmo eccezione per pochissime, abbiamo posta la causa di tale eccezione, e questa non va elevata a principio.

Sant'Anna che nel Paradiso è con santa Lucia, è quella onde nell' Inferno, II, si dice:

Donna è gentil nel ciel, che si compiange

Di questo impedimento, ec.

Come Carità manda la Grazia, e disarma la Giustizia Divina, perchè va tenuta per più grande nemica della cupidità, figurata nella lupa, essendo la violenza e la frode figurate nel leone e nella lonza,

DISSERTAZIONE SECONDA.

AMORI ALLEGORICI O RIME FILOSOFICHE.

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§ I. Fra le rime, che abbiamo allogate nella Parte seconda del Canzoniere Dantesco, abbiamo le tre canzoni comentate nel Convito, e sono la VI, VII ed VIII. In esse trattasi di nobiltà (ma in senso altissimo di questa parola), e di un amore allegorico a quella stessa Donna Gentile, della quale favellasi nella Vita Nuova. Se dunque mostrano il proseguimento degli studi filosofici, dobbiamo dire quando furono compiuti siffatti studi, e tali canzoni composte.

Dante Alighieri, 'pubblicata a' principii del 1294 la Vita Nuova, venne in questa sentenza, che la Filosofia, studiata ne' libri di Cicerone e di Boezio, fosse somma cosa; ed immaginandola come una Donna Gentile ed in atti di tutta pietà, si accese di tanto affetto, che appena potea volgere lo senso da lei. Prese dunque ad andare alle scuole dei religiosi ed alle conversazioni dei filosofanti, ov'ella veracemente si dimostrava, cosicchè nel termine di un trenta mesi, alla fine cioè del 1296, cominciò tanto di dolcezza sentire in tali studi, che l'amore della sapienza in lui distruggeva e cacciava ogni altro pensiero. Così per ardere di una fiamma celestiale andavasi confortando della morta Beatrice, e cominciava la VI Canzone.1

L'amore alla Filosofia cresceva, ma Dante si avvenne in molte difficoltà, e per manifestare la sua condizione di non saperle vincere scrisse la V Ballata, nella quale chiama la sua donna orgogliosa e fiera, giudicando pur secondo l'apparenza non secondo verità. E poichè tale fiamma di amore fu cresciuta in grande incendio, scrisse la VII Canzone che forse dal Casella fu posta in musica. Questo grande in

1 Convito, Tratt. II, c. 13; cf. Tratt. I, c. 103.

2 Convito, Tratt. III, c. 9, 10 e 15.

8 Convito, Tratt. III, c. 2, come il 9, 10, 12 e 15, e Tratt. IV, c. 2.

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