SONETTO XXVIII. Dice (ma secondo la sensuale apparenza) Parole mie che per lo mondo siete; Con lei non state, chè non v'è Amore; Gittatevele a' piedi umilemente, SONETTO XXIX. Dice che il precedente Sonetto non parli secondo il vero. O dolci rime che parlando andate. Io vi scongiuro, che non l'ascoltiate, Cosa che amica sia di veritate. E, se voi foste per le sue parole Dite: Madonna, la venuta nostra SONETTO XXX. Scrive a Cino da Pistoia, dolendosi che nessuno più ami. 1 2 Poich'io non trovo chi meco' ragioni Null' altra cosa appo voi m' accagioni 4 Se non il loco ov' io son," ch'è sì rio, Donna non c'è, che Amor gli venga al volto, 7 E chi'l facesse saria detto stolto. Ahi, messer Cino, com'è il tempo vôlto Da poi che 'l ben c'è sì nostri diri, poco ricolto. 7 trovo chi meco. Altri: truo' chi con meco. Altri al Poich'io sostituiscono Perch'io. 2 cui serviamo e voi. Altri: a cui siamo voi. 3 il gran desio. Altri: al gran desio. "Dello lungo e noioso. Altri: Di lungo e di noioso. Se non il loco ov'io son. Altri legge a sproposito: Sono in loco, ov' io sono. Chè 'l ben. Altri male: Che ben. 8 per lui. Altri: per lei. Questa lezione riferisce lei a donna, ma non è questo ciò che vuol dire Dante. Egli biasima l'appetito di fera, e vorrebbe che l'uomo e la donna sospirassero per amore che si ha in cuori gentili. 8 Cino, com'è il tempo vôlto. Altri: Cin, com'è 'l tempo rivolto. 9 e delli. Altri: ed alli. Male, perchè sottintende a danno (cioè e a danno delli nostri diri). SONETTO XXXI. Per l'amore alla Filosofia resiste a quello naturale di una donna. Il Sonetto fu scritto alla fine del 1306 in corte di Moroello Malaspina, marchese di Villafranca. Per quella via, che la bellezza corre, Come colei che mi si crede tôrre. Quand' ella è giunta al piè di quella torre Lèvati, bella donna, e non ti porre: Chè quella donna che di sopra siede, E, quando quella accomiatar si vede Che s'apre. Così porta il Cod. dell'Ambrosiana segnato 0 63 su pra, e ben seguíto dal De Witte. La comune lezione era: Che tace. SONETTO XXXII. Amore decide che Dante possa amare d'amore perfetto Gentucca degli Antelminelli e la Filosofia morale, l' una per bellezza e l'altra per alt' oprare. Il Sonetto fu scritto alla fine del 1306 presso Guido Selvatico in Valdarno. Due donne in cima della mente mia Venute sono a ragionar d' amore, L'una ha in sè cortesia e valore, L'altra ha bellezza e vaga leggiadria, E adorna gentilezza le fa onore : Parlan Bellezza e Virtù all' intelletto, Risponde il fonte del gentil parlare, SONETTO XXXIII. Si lamenta con Amore che in terra non sia più pace. 1 Se vedi gli occhi miei di pianger vaghi Nel cuor de' tuoi fedei, che ciascun tace. Questa virtù che nuda e fredda giace Chè senza lei non è qui"'n terra pace. gli svaghi. Altri: i svaghi. È chiaro da sè che i fu mal sostituito a gli ovvero li. 2 qui. Altri tolgono via questa parola. SONETTO XXXIV. Scrive a Cino da Pistoia nel 1307 o poco dopo, rispondendo anche con una Epistola ad un sonetto del Pistoiese poeta. Io sono stato con Amore insieme Chi ragione o virtù contro gli spreme, Però nel cerchio della sua palestra 1 Ben può con nuovi spron punger lo fianco, E qual che sia 'l piacer ch'ora ne addestra, Seguitar si convien, se l'altro è stanco. 1 palestra. Il De Batines credeva che si dovesse leggere balestra. Il Giuliani lesse balestra col Cod. Magliabechiano. CANZONE XI. Si consola dell'esilio, vedendo esulare Drittura, Scrive nel 1308. Tre donne intorno al cor mi son venute, E seggionsi di fore, Chè dentro siede Amore Lo quale è in signoria della mia vita. Tanto son belle e di tanta virtute, Che'l possente Signore, |