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SONETTO IX.

Loda la sua donna.

Negli occhi porta la mia donna Amore,
Perchè si fa gentil ciò ch'ella mira:
Ov'ella passa, ogn' uom vêr lei si gira,
E, cui saluta, fa tremar lo core 1

2

1

Si che, bassando il viso, tutto smuore,
E d'ogni suo difetto allor sospira :
Fuggon dinanzi a lei superbia ed ira:
Aiutatemi, donne, a farle onore.

3

Ogni dolcezza, ogni pensiero umíle
Nasce nel cor a chi parlar la sente,
Ond'è beato chi prima la vide.

4

Quel ch'ella par, quando un poco sorride, Non si può dicer nè tenere a mente;

Si è nuovo miracolo gentile."

Ho tolto il punto dopo core; perchè di questo verso sono conseguenza immediata gli altri tre che seguono. Vedi la divisione.*

2

E d'ogni. Altri: Ed ogni. Ma il difetto non sospira, sì però scspira l'uomo che si accorge del proprio difetto.

3 Aiutatemi, donne. Altri: Aiuta• Vita Nuova, XXI.

temi voi donne. Nella divisione si ha due volte aiutatemi. Quel voi toglie qualche cosa al sentimento.

4 Ond'è beato. Altri: Ond'è laudato. Ma gli atti della bocca potevano far beato chi prima vide Beatrice: che vi ha da far qui la lode?

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SONETTO X.

Interroga alcune amiche di Beatrice
dolente per la morte del padre.

Voi che portate la sembianza umíle,
Con gli occhi bassi mostrando dolore,
Onde venite, chè 'l vostro colore
Par divenuto di pietà simíle ?1

Vedeste voi nostra donna gentile Bagnata il viso di pianto d'amore?" Ditelmi, donne, chè mel dice il core, Perch'io vi veggo andar senz' atto vile." E se, venite da tanta pietate, Piacciavi di ristar qui meco alquanto, E, qual che sia di lei, non mi celate;

Ch'io veggo gli occhi vostri c' hanno pianto, E veggiovi venir sì sfigurate,

6

Che'l cor mi trema di vederne tanto.

1 di pietà simile. In alcune stampe trovasi di pietra simíle. Oltre al miglior verso, abbiamo che la somiglianza di pietà qui venne in queste donne dall' aver veduta la Beatrice pietosamente piangere; giacchè Dante appresso dice:

E, se venite da tanta pietate.

Ciò si conferma da quanto è detto nella narrazione di questa Canzone, che cioè Beatrice piangeva pietosamente cosicchè faceva piangere altrui.

2 Bagnata il viso di pianto d'amore? Di questo verso abbiamo altre due lezioni.

La prima, del Codice Pogliani, dà: Bagnato il viso di pietà d'amore. L'editore la dice incomparabilmente migliore della volgata. Il Fraticelli la dice errata, perchè nella narrazione sta detto che Beatrice secondo le parole delle donne, piange sì che quale la mirasse, dovrebbe morire di pietà. Dal Giuliani si osserva che tale lezione si disconviene al contesto, notandosi che quelle donne udirono Beatrice nel suo pianto parlare.

L'altra lezione è questa: Bagnar nel viso suo di pianto amore. Il Fraticelli rigetta questa lezione per la stessa ragione per la quale rifiuta la precedente. Il Giuliani poi la stima ottima.

Noi per modo assoluto non possiamo rifiutare la seconda lezione, volendo stare agli argomenti del Fraticelli e del Giuliani; perchè non basta il dire che Beatrice piangeva o fu udita parlare nel pianto, e chi ha bagnato il viso di pietà, l'ha bagnato di pianto e non di acqua. È vero che il bagnata il viso ci fa correre subito col pensiero al pianto, ma non pare pienamente certo che non possa fare senza di tale complemento. Ci pare però che siffatto argomento possa venire confortato da altri. In fatto, che vorrebbe dire pietà d'amore in questo verso? Pietà nel senso di passione di animo apparecchiata di ricevere amore, misericordia ed altre caritative passioni, come sta presa questa voce nel Convito,* qui non può aver luogo; perciocchè non produce pianto per sè, nè è un atto di amore, ma può ricevere amore: in senso di uno dei doni dello Spirito Santo, come pur va preso nel Convito,** neppure può correre, nè fa mestieri dimostrarlo. Pietà nel senso di amor filiale, non potrebbe qui accettarsi, perchè sarebbe soverchia la voce amore che viene appresso. Pietà nel senso di.... ma perchè vado più oltre noverando le diverse accettazioni in cui va presa

Tratt. II, cap. 11. Tratt. IV, cap. 21.

questa voce, per farne l'eliminazione? E meglio venire ad un argomento più grave, che ci sembra decisivo. Questi due versi:

Vedeste voi nostra donna gentile Bagnata il viso di pietà d'amore; dovrebbero avere un nesso piuttosto coi due versi che precedono:

Onde venite, chè il vostro colore Par divenuto di pietà simíle ? Ma ciò non è. Dante nella quartina precedente ha detto che le donne venivano mostrando dolore, e colorate di pietà, onde fanno sospettare di aver veduta la sua donna dolente e piangente pietosamente. Nella quartina che or segue si passa ad un pensiero quasi del tutto diverso. La ragione data alla interrogazione inclusa ne'due versi: Ve deste voi, ec, è che le donne tornano senz'atto vile, cioè come dice nella divisione, che tornano quasi ingentilite. Questa gentilezza non è venuta a queste donne dall'aver veduto Beatrice, caratterizzata come donna gentile, ma dall'averla veduta in una speciale condizione, cioè bagnata il viso di pianto d'amore. E Dante lo fa intendere chiaramente nella narrazione consegnata nella Vita Nuova,** in cui si apre a dire la più intima amistà esser quella fra buon padre e buon figlio, e come quella di Beatrice al suo padre.

Non so comprendere come il valentissimo comentatore ultimo del Canzoniere di Dante, il signor Giuliani, abbia potuto credere ottima la lezione: Bagnar nel viso suo di pianto amore. A me sembra così disgraziata, che non credo aversi a gittare parole confutandola.

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3 Perch'io vi veggio andar senz'atto vile. Nel Codice Redi si legge : Veggendovi andar sì con atto vile. Questa lezione va rifiutata, perchè è contraria al concetto, che Dante chiude nella seconda quartina, mentre le donne che tornano da tanta gentilezza di donna come potrebbero andare con atto vile? Anzi al contrario dovevano tornarne ingentilite e nobilitate, e questa nobiltà dovevano manifestare anche nell'andare. E che tale ragione vada co'suoi piedi, ognuno può toccarlo con mano leggendo la chiusa che ne fa lo stesso Dante nella divisione, dicendo loro, ch'io il credo, perchè tornano quasi ingentilite.* » E qui va osservato: 10 che, secondo l'Alighieri, nobile e gentile sono una cosa, e nobile vuol dire non vile;' .** 20 che, secondo lo stesso Alighieri, la gentilezza o nobiltà nell'anima umana si manifesta dai portamenti o reggimenti, cioè dagli atti.***

4ristar. Altri: restar.

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5 qual che sia di lei. Alcuni scrivono qualche in una sola parola. Altri: quel che sia di lei. Altri finalmente, e così il Fraticelli ed il Giuliani: checchè sia di lei. Col qual che parmi che meglio si esprima qualunque cosa possa essere della sua donna, o che possa confortarlo o maggiormente disfarlo in lagrime. Il checchè direbbe forse troppo.

6 venir sì. Altri: tornar sì. Dante non è certo ancora se tornano, ed anche se fosse, potrebbe dire venir; come sopra disse bene: E, se venite da tanta pietate.

• Vita Nuova, XXII.

** Convito, Tratt. IV, cap. 14 e 16. *** Convito, Tratt. III, cap. 7 e 14; Vita Nuova, II.

SONETTO XI.

Risposta delle amiche.

Sei tu colui, c' hai trattato sovente
Di nostra donna, sol parlando a nui?
Tu rassomigli alla voce ben lui,
Ma la figura ne par d'altra gente.

E perchè piangi tu sì coralmente
Che fai di te pietà venire altrui ?
Vedestù pianger lei, che tu non pui
Punto celar la dolorosa mente?

Lascia piangere a noi, e triste andare,
(E' fa peccato chi mai ne conforta),
Che nel suo pianto l'udimmo parlare.
Ella ha nel viso la pietà sì scorta,
Che qual l'avesse voluta mirare,
Saria dinanzi a lei caduta morta.1

1 Saria dinanzi a lei caduta morta. Questo in altri testi giace a questo modo: Sarebbe innanzi a lei

piangendo morta. Chi piange non può cader morto per dolore, e Dante lo sapea benissimo.

SONETTO XII.

Tratta lo stesso argomento del sonetto penultimo.

Onde venite voi così pensose?
Ditelmi, se a voi piace, in cortesia;
Ch'io ho dottanza, che la donna mia
Non vi faccia tornar così dogliose.

Deh gentil donne, non siate sdegnose,
Nè di ristare alquanto in questa via,
E dire al doloroso che desia
Udir della sua donna alcune cose,

Avvegna che gravoso m'è l'udire:
Si m'ha in tutto Amor da me scacciato,'
Ch'ogni suo atto mi trae a finire.2

Guardate bene, s' io son consumato;
Ch'ogni mio spirto comincia a fuggire,
Se da voi, donne, non son confortato.

da me scacciato. Così leggo col Giuliani. Altri: da sè scacciato. Non può credersi che Dante non avesse amato più Beatrice, o che Beatrice l'avesse dimenticato; nè l' una o l'altra di queste cose avrebbe mai potuto far gravoso l'udire ciò che desiderava sapere di sua donna. Gli atti, co' quali Amore lo traeva a

finire, non accennano a quei dardi amorosi, co' quali feriva gli spiriti di Dante, parte uccidendone, e parte cacciandone fuora, e pe' quali il poeta gridava d'essere consumato?

2

a finire. La lezione comune ci dà: a ferire. Dante era ferito bene prima, se era scacciato da sè.

SONETTO XIII.

Segue lo stesso argomento.

Voi, donne, che pietoso atto mostrate,
Chi è esta donna che giace sì venta ?'
Saria mai quella ch'è nel mio cor penta?
Deh! s'ella è dessa, più non mel celate.

Ben ha le sue sembianze sì cambiate,
E la figura sua mi par sì spenta,
Che al mio parere ella non rappresenta
Quella che fa parer l'altre beate.

Se nostra donna conoscer non puoi,
Ch'è sì conquisa, non mi par gran fatto,
Perocchè quel medesmo avvenne a noi;

2

Ma se tu mirerai al gentil atto

Degli occhi suoi, conosceraila poi....
Non pianger più, tu sei già tutto sfatto!

1 Abbiamo ritenuto venta e penta col Fraticelli contra l'Edizione Giuntina che pone vinta e pinta, come

si trova in tutti i codici, e come vorrebbe l'uscita regolare dei verbi vincere e pingere. E vero che gli

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