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risonare alcune parole, le quali siano distinte da Colui, che maggior cosa distinse? E perchè no? Laonde ed a questa, e ad alcune altre cose crediamo tale risposta bastare.

CAPITOLO V.

'Dove, ed a cui prima l'uomo abbia parlato.

Giudicando adunque (non senza ragione tratta così dalle cose superiori, come dalle inferiori), che il primo uomo drizzasse il suo parlare primieramente a Dio, dico, che ragionevolmente esso primo parlante parlò subito, che fu dalla virtù animante ispirato: perciò che nell' uomo crediamo, che molto più cosa umana sia l'essere sentito che il sentire, pur che egli sia sentito, e senta come uomo. Se adunque quel primo fabbro, di ogni perfezione principio ed amatore, inspirando, il primo uomo con ogni perfezione compi, ragionevole cosa mi pare, che questo perfettissimo animale non prima cominciasse a sentire, che 'l fosse sentito. Se alcuno poi dicesse contra le obiezioni, che non era bisogno che l'uomo parlasse, essendo egli solo; e che Dio ogni nostro secreto senza parlare, ed anco prima di noi discerne; ora (con quella riverenzia, la quale devemo usare ogni volta, che qualche cosa dell' eterna volontà giudichiamo) dico, che avegna che Dio sapesse, anzi antivedesse (che è una medesima cosa quanto a Dio) il concetto del primo parlante senza parlare, nondimeno volle che esso parlasse; acciò che nella esplicazione di tanto dono, Colui che graziosamente glielo avea donato, se ne gloriasse. E perciò devemo credere, che da Dio proceda, che ordinato l'atto dei nostri affetti, ce ne allegriamo. Quinci possiamo ritrovare il loco, nel quale fu mandata fuori la prima favella; perciò che se fu animato l'uomo fuori del Paradiso, diremo che fuori: se dentro, diremo che dentro fu il loco del suo primo parlare.

CAPUT VI.

Sub quo idiomate primum locutus est homo, et unde fuit auctor hujus operis.

Quoniam permultis ac diversis idiomatibus negotium. exercitatur humanum, ita quod multi multis non aliter intelliguntur per verba, quam sine verbis; de idiomate illo venari nos decet, quo vir sine matre, vir sine lacte, qui neque pupillarem ætatem, nec vidit adultam, creditur usus. In hoc, sicut etiam in multis aliis, Petramala1 civitas amplissima est, et patria majori parti filiorum Adam. Nam quicunque tam obscenæ rationis est, ut locum suæ nationis delitiosissimum credat esse sub Sole, huic etiam præ cunctis proprium vulgare licebit, idest maternam locutionem, præponere et per consequens credere ipsum fuisse illud, quod fuit Adæ. Nos autem cui mundus est patria, velut piscibus æquor, quamquam Sarnum 2 biberimus ante dentes, et Florentiam adeo diligamus, ut quia dileximus, exilium patiamur injuste, ratione magis, quam sensu, scapulas nostri judicii podiamus: et quamvis ad voluptatem nostram, sive nostræ sensualitatis quietem, in terris amœnior locus, quam Florentia non existat, revolventes et Poetarum, et aliorum Scriptorum volumina, quibus mundus universaliter, et membratim describitur, ratiocinantesque in nobis situationes varias mundi locorum, et eorum habitudinem ad utrumque polum, et circulum æqualorem, multas esse perpendimus, firmiterque censemus, et magis nobiles, et magis delitiosas et regiones et urbes, quam Thusciam et Florentiam, unde sum oriundus et civis, et plerasque nationes, et

Il dir che Pietramala, piccolo e povero paese della Romagna tosca

na,

fosse una città vastissima e popolatissima, pare che fosse a' tempi di Dante un proverbio ironico, come è oggi quello di Peretola; per esempio: costui ha viaggiato molto;

ha visto anche Peretola.

2 Anche nelle Egloghe e nelle Epistole, l' Arno è da Dante detto latinamente Sarnus. Così il Malespini dice che quando i Romani vennero qua con Silla, l' Arno chiamavasi Sarno.

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CAPITOLO VI.

Di che idioma prima l'uomo parlò, e donde fu l'autore
di quest' opera.

Ora perchè i negozii umani si hanno ad esercitare per molte e diverse lingue, tal che molti per le parole non sono altrimente intesi da molti, che se fussero senza esse; però fia buono investigare di quel parlare, del quale si crede aver usato l'uomo, che nacque senza madre, e senza latte si nutri, e che nè pupillare età vide, nè adulta. In questa cosa si come in altre molte, Pietramala è amplissima città, e patria della maggior parte dei figliuoli di Adamo. Però qualunque si ritruova essere di così disonesta ragione, che creda che il luogo della sua nazione sia il più delizioso, che si trovi sotto il Sole, a costui parimente sarà licito preporre il suo proprio vulgare, cioè la sua materna locuzione, a tutti gli altri; e conseguentemente credere essa essere stata quella di Adamo. Ma noi a cui il mondo è patria, sì come a' pesci il mare, quantunque abbiamo bevuto l'acqua d'Arno avanti che avessimo denti, e che amiamo tanto Fiorenza, che per averla amata, patiamo ingiusto esiglio, nondimeno le spalle del nostro giudizio più alla ragione che al senso appoggiamo. E benchè secondo il piacer nostro, ovvero secondo la quiete della nostra sensualità, non sia in terra loco più ameno di Fiorenza; pure rivolgendo i volumi de' Poeti degli altri Scrittori, nei quali il mondo universalmente e particularmente si descrive, e discorrendo fra noi i varii siti dei luoghi del mondo, e le abitudini loro tra l'uno e l' altro polo e 'l circolo equatore, fermamente comprendo, e credo, molte regioni e città essere più nobili e deliziose che Toscana e Fiorenza, ove son nato, e di cui son cittadino; e molte nazioni e molte genti usare

gentes delectabiliori atque utiliori sermone uti, quam Latinos. Redeuntes igitur ad propositum dicimus, certam formam locutionis a Deo cum anima prima concreatam fuisse, dico autem formam, et quantum ad rerum vocabula, et quantum ad vocabulorum constructionem, et quantum ad constructionis prolationem, qua quidem forma omnis lingua loquentium uteretur, nisi culpa præsumptionis humanæ dissipata fuisset, ut inferius ostendetur. Hac forma locutionis locutus est Adam, hac forma locuti sunt omnes posteri ejus usque ad ædificationem turris Babel, quæ turris confusionis interpretatur: hanc formam locutionis hereditati sunt filii Heber, qui ab eo dicti sunt Hebræi. Iis solis post confusionem remansit, ut Redemptor noster, qui ex illis oriturus erat secundum humanitatem, non lingua confusionis, sed gratiæ frueretur. Fuit ergo Hebraicum idioma id, quod primi loquentis labia fabricaverunt.

CAPUT VII.

De divisione sermonis in plures linguas.

Dispudet heu nunc humani generis ignominiam renovare! Sed quia præterire non possumus, quin transeamus per illam (quamquam rubor in ora consurgat animusque refugiat) percurremus. Oh semper nostra natura prona peccatis, oh ab initio, et nunquam desinens nequitatrix! num fuerat satis ad tui corruptionem, quod per primam prævaricationem eliminata delitiarum exulabas a patria? num satis quod per universalem familiæ tuæ luxuriem et trucitatem, unica reservata domo, quicquid tui juris erat cataclysmo perierat? et pœnas malorum, quæ commiseras tu, animalia cælique terræque jam luerant? Quippe satis extiterat; sed sicut proverbialiter dici solet, Non ante tertiam equitabis, misera miserum venire maluisti ad equum. Ecce, lector, quod vel oblitus homo, vel vilipendens disciplinas

più dilettevole, e più utile sermone, che gli Italiani. Ritornando adunque al proposto, dico che una certa forma di parlare fu creata da Dio insieme con l'anima prima; e dico, forma, quanto ai vocaboli delle cose, e quanto alla construzione de' vocaboli, e quanto al proferir delle construzioni; la quale forma veramente ogni parlante lingua userebbe, se per colpa della prosunzione umana non fosse stata dissipata, come di sotto si mostrerà. Di questa forma di parlare parlò Adamo, e tutti i suoi posteri fino alla edificazione della torre di Babel, la quale si interpreta la torre della confusione. Questa forma di locuzione hanno ereditato i figliuoli di Eber, i quali da lui furono detti Ebrei; a cui soli dopo la confusione rimase, acciò che il nostro Redentore, il quale doveva nascere di loro, usasse, secondo la umanità, della lingua della grazia, e non di quella della confusione. Fu adunque lo Ebraico idioma quello, che fu fabbricato dalle labbra del primo parlante.

CAPITOLO VII.

Della divisione del parlare in più lingue.

Ahi come gravemente mi vergogno di rinnovare al presente la ignominia della generazione umana! Ma perciò che non possiamo lasciar di passare per essa, se ben la faccia diventa rossa, e l'animo la fugge, non starò di narrarla. Oh nostra natura sempre prona ai peccati, oh da principio, e che mai non finisce, piena di nequizia! non era stato assai per la tua corruttela, che per lo primo fallo fosti cacciata, e stesti in bando della patria delle delicie? non era assai, che per la universale lussuria e crudeltà della tua famiglia, tutto quello che era di te, fuor che una casa sola, fusse dal diluvio sommerso, e per il male, che tu avevi commesso, gli animali del cielo e della terra fusseno già stati puniti? Certo assai sarebbe stato; ma come proverbialmente si suol dire : Non andrai a cavallo anzi terza; e tu misera volesti miseramente andare a cavallo. Ecco, lettore, che l'uomo, ovvero scordato, ovvero non curando delle prime batti

DANTE.

2.

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