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vidi giacere senza l'anima in mezzo di molte donne, ie
quali piangevano assai pietosamente. Allora ricordandomi
che già l'avea veduta fare compagnia a quella gentilissima,
non potei sostenere alquante lagrime; anzi piangendo mi
proposi di dire alquante parole della sua morte in guider-
done di ciò che alcuna fiata l'avea veduta con la mia
donna. E di ciò toccai alcuna cosa nell'ultima parte delle
parole che io ne dissi, siccome appare manifestamente a chi
le intende: e dissi allora questi due Sonetti, dei quali co-
mincia il primo Piangete amanti; il secondo Morte villana.
Piangete, amanti, poichè piange Amore, 1
Udendo qual cagion lui fa plorare :
Amor sente a pietà donne chiamare, 2
Mostrando amaro duol per gli occhi fuore;
Perché villana morte in gentil core
Ha messo il suo crudele adoperare, 3
Guastando ciò che al mondo è da lodare

In gentil donna, fuora dell' onore.
Udite quant' Amor le fece orranza ;

5

4

Ch'io'l vidi lamentare in forma vera
Sovra la morta immagine avvenente;
E riguardava inver lo ciel sovente,
Ove l'alma gentil già locata era,
Che donna fu di si gaia sembianza.

1

Questo primo Sonetto si divide in tre parti. Nella prima

Ad intelligenza di questo Sonetto, nel quale va fra le altre cose dicendo il Poeta, che vide Amore in forma vera lamentarsi sopra il corpo della morta avvenente donzella, e riguardar verso il cielo, convien sapere che sotto il nome d'Amore, Dante ha voluto celare la sua Beatrice, la quale in forma vera, e non ideale siccome Cupido, fu da lui veduta lamentarsi sopra il corpo della sua morta compagna. Anche nell'ultimo verso del Sonetto Io mi senti' svegliar, Dante adombrò la sua donna

nel vocabolo Amore.

2 Chiamare per clamare; e quindi a pietà chiamare significa esclamare pietosamente.

3 Cioè ha messo la sua opera crudele, ha messo in opera la sua crudeltà.

4

· Costruisci ed intendi: Guastando, fuora dell' onore (che non può dalla morte ricevere detrimento) tutto ciò, che al mondo è da laudare in gentil donna, cioè, la gioventù, la bellezza ec.

5 Contrazione d' onoranza, onore.

chiamo e sollecito i fedeli d' Amore a piangere; e dico che lo Signore loro piange, e che udendo la cagione perch'e' piange, si acconcino più ad ascoltarmi ; nella seconda narro la cagione; nella terza parlo d'alcuno onore che Amore fece a questa donna. La seconda parte comincia quivi: Amor sente; la terza quivi: Udite.

Morte villana, di pietà nemica,

Di dolor madre antica,

1

Giudizio incontrastabile, gravoso,

Poi c' hai data materia al cor doglioso,
Ond' io vado pensoso,

Di te biasmar la lingua s' affatica.

E se di grazia ti vo' far mendica,
Convenesi ch' io dica

2

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Chi d' Amor per innanzi si nutrica.

Dal secolo hai partita cortesia,

E ciò, che 'n donna è da pregiar, virtute ;
In gaia gioventute

Distrutta hai l'amorosa leggiadria.

Più non vo' discovrir qual donna sia,

Che per le proprietà sue conosciute :

Chi non merta salute,

Non speri mai d'aver sua compagnia. 6

Questo Sonetto si divide in quattro parti: nella prima chiamo la Morte per certi suoi nomi proprii; nella seconda parlando

'Incontrastabile, vale a dire, cui non si può far contrasto, inevitabile.

2 Intendi e se voglio farti priva d'ogni grazia, cioè renderti odiosa abominevole, non basta che la mia lingua s' affatichi a dirti villana, di pietà nemica ec., ma bisogna ch' io palesi l'enorme fallo da le commesso col far morire quella donzella, non perchè la gente non sappia il misfatto DANTE. 21.

tuo, chè ben lo sa, ma perchè s'adi-
ri contro di te chiunque da qui in-
nanzi sarà seguace d'Amore.
Reo, colpevole.

3

• Indignato.

5 Da questo mondo.

6 Questi ultimi due versi non alludono alla morta donzella, per cui fu scritta la Ballata, ma a Beatrice, secondo che Dante ha accennato nella pagina precedente.

a lei, dico la ragione perch' io mi movo a biasimarla; nella terza la vitupero; nella quarta mi volgo a parlare a indiffinita persona, avvegnachè quanto al mio intendimento sia diffinita. La seconda parte comincia quivi: Poi c'hai data; la terza quivi: E se di grazia; la quarta quivi: Chi non merta.

§ IX. Appresso la morte di questa donna alquanti di, avvenne cosa, per la quale mi convenne partire della sopradetta cittade, ed ire' verso quelle parti ov'era la gentil donna ch'era stata mia difesa, avvegnaché non tanto lontano fosse lo termine del mio andare, quanto ella era. E tuttoché io fossi alla compagnia di molti, quanto alla vista, l'andare mi dispiacea si che quasi li sospiri non poteano disfogare l'angoscia che il cuore sentia, però ch'io mi dilungava dalla mia beatitudine. E però lo dolcissimo Signore, il quale mi signoreggiava per virtù della gentilissima donna, nella mia immaginazione apparve come peregrino leggermente vestito, e di vili drappi. Egli mi parea sbigottito, e guardava la terra, salvo che talvolta 2 mi parea che li suoi occhi si volgessero ad uno fiume bello, corrente e chiarissimo, il quale sen gia lungo questo cammino là ove io era. A me parve che Amore mi chiamasse, e dicessemi queste parole: Io vengo da quella donna, la quale è stata lunga tua difesa, e so che il suo rivenire non sarà; e però quel cuore ch' io ti facea avere da lei,3 io l'ho meco, e portolo a donna, la quale sarà tua difensione come questa era (e nomollami si ch'io la conobbi bene). Ma tuttavia di queste parole ch'io t'ho ragionate, se alcune ne dicessi, dille per modo che per loro non si discernesse lo simulato amore che hai mostrato a questa, e che ti converrà mostrare ad altrui. E dette queste parole, disparve tutta questa mia immaginazione subitamente, per la grandissima parte che mi parve ch'Amore mi desse di se: e quasi cambiato nella vista mia * cavalcai quel giorno pensoso molto, e accompagnato da

Ed ire, al. e andare.
Talvolta, al. lalora.

3

Da lei, cioè presso di lei.
Cioè, nel mio aspetto.

1

molti sospiri. Appresso lo giorno cominciai2 questo So

netto :

Cavalcando l'altr' ier per un cammino,
Pensoso dell' andar, che mi sgradia,
Trovai Amor nel mezzo della via,
In abito leggier di peregrino.
Nella sembianza mi parea meschino 3
Come avesse perduto signoria;
E sospirando pensoso venia,

Per non veder la gente, a capo chino.
Quando mi vide, mi chiamò per nome,
E disse: Io vegno di lontana parte,
Ov' era lo tuo cor per mio volere;
E recolo a servir novo piacere. *
Allora presi di lui si gran parte,

Ch' egli disparve, e non m' accorsi come.

Questo Sonetto ha tre parti: nella prima parte dico siccome io trovai Amore, e qual mi parea; nella seconda dico quello ch' egli mi disse, avvegnachè non compiutamente, per tema ch' io avea di discovrire 5 lo mio segreto; nella terza dico com'egli disparve. La seconda comincia quivi: Quando mi vide; la terza quivi: Allora presi.

§ X. Appresso la mia tornata, mi misi a cercare di questa donna, che lo mio signore m'avea nominata nel cammino de' sospiri. Ed acciocchè il mio parlare sia più breve, dico che in poco tempo la feci mia difesa tanto, che troppa gente ne ragionava oltra li termini della cortesia; onde molte fiate mi pesava duramente. E per questa cagione, cioè di questa soverchievole voce, che parea che m'infamasse viziosamente, quella gentilissima, la quale fu distruggitrice di tutti i vizii e regina delle virtù, passando per al

1

Cioè, appresso quello giorno. Cominciai, al. cominciai di ciò, cioè intorno di ciò.

3 Meschino, servo. Così nell' Inferno, IX, 43, e XXVIII, 39, ed altrove.

Piacere, qui vale oggetto piacente, venusta, bellezza di forme, come più volte è stato notato nel Canzoniere.

5 Di discovrire, al. di non iscovrire.

cuna parte mi negò il suo dolcissimo salutare, nel quale stava tutta la mia beatitudine. Ed uscendo alquanto del proposito presente, voglio dare ad intendere quello che il suo salutare in me virtuosamente operava.

1

§ XI. Dico che quando ella apparia da parte alcuna, per la speranza dell' ammirabile salute nullo nemico mi rimanea, anzi mi giungea una fiamma di caritade, la quale mi facea perdonare a chiunque m'avesse offeso: e chi allora m'avesse addimandato di cosa alcuna, la mia risponsione sarebbe stata solamente Amore, con viso vestito d'umiltà. E quando ella fosse alquanto propinqua 2 al salutare, uno spirito d'Amore distruggendo tutti gli altri spiriti sensitivi, pingea fuori i deboletti spiriti del viso, 3 e dicea loro: «Andate ad onorare la donna vostra ; » ed egli si rimanea nel loco loro. E chi avesse voluto conoscere Amore, far lo potea mirando lo tremore degli occhi miei. E quando questa gentilissima donna salutava, non che Amore fosse tal mezzo che potesse obumbrare a me la intollerabile beatitudine, ma egli quasi per soverchio di dolcezza divenia tale, che lo mio corpo, lo quale era tutto sotto il suo reggimento, molte volte si movea come cosa grave inanimata: sicché appare manifestamente che nella sua salute 6 abitava la mia beatitudine, la quale molte volte passava e redundava la mia capacitade.

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§ XII. Ora, tornando al proposito, dico che, poiché la mia beatitudine mi fu negata, mi giunse tanto dolore, che partitomi dalle genti, in solinga parte andai a bagnare la terra d'amarissime lagrime: e poichè alquanto mi fu sollevato questo lagrimare, misimi nella mia camera là ove potea lamentarmi senza essere udito. E quivi chiamando misericordia alla donna della cortesia, e dicendo: « Amo

Salute per saluto, salutazione, è usato spesse volte da Dante in questo libro ed altrove.

Propinqua, al. prossimana.

3 Della vista, gli spiriti visivi. Cioè, negli occhi.

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