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8 servo signor, essendo il vizio un vil servo, che tiranneggia gli uomini.

9 all' altrui posta, a piacimento altrui.

10 Ch' adocchia pur follia, sembra significare cosicchè la mente adocchia soltanto le follie, non attende che a cose folli.

11 Intendi: E per ricompensa di ciò che son per dirvi, voglio, non certo pel bene mio, ma pel bene vostro che abbiate cc.

12 Ratto. Altri testi: Tratto.

13 avere qui è nome, e vuol signi ficare il denaro.

presso, ella, cui tanto cale l' emenda del vizioso, gitta il pasto verso di lui, cioè, espone a lui i suoi filosofici argomenti; ma quegli, immerso nel fango, non vuole aprire le ali della sua mente, non vuol lasciarsi persuadere. E se talvolta viene inverso di lei, cioè, mostra di cedere alle persuasioni di essa virtù, facendo alcun atto di generosità, quand' ella poi è partita, cioè, fatto ch' egli abbia quell' atto generoso, tanto par che gl'incresca, quanto non può far si, che non esca lode alcuna del fatto benefizio.

26 Intendi: Chi col mandare in 14 Intendi: la passione del quale lungo, chi con atto vanitoso, chi con predomina in tutti.

15 Corre l'avaro, ma più fugge pace.... Col numero, ch' ognora passar bada, Che infinito vaneggia. Nel Convito, tratt. III, cap. 15, troviamo la dichiarazione di questo passo: E in questo errore cade l'avaro maledetto, e non s'accorge che desidera sè sempre desiderare, andando dietro al numero impossibile a giungere.

16 a colei che ne pareggia, cioè, alla Morte, che mette alla pari poveri e ricchi.

17 sogni. Altri testi: sonni.

18 Che non si perde al cane, perciocchè il cane ne presta pure qualche servigio.

19 pinge Molli in servaggio, cioè, spinge molti in servitù del vizio.

20 ne riga, figurat., ne circoscrive od anco, ne pone in dritta linea.

21 Io son presa, cioè, sopraffatta, sottintendi la ragione.

22 com', troncamento di come, frequente negli antichi.

23 a cui servo sormonta, vale a dire, che si lascia sopraffare dal

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increscevol sembianza volge il dono in vendita tanto costosa, quanto sa solo quegli ch'è costretto a pagare un simile acquisto, cioè, quanto sa solo quegli che è costretto a ricevere un benefizio pôrto in guisa simile. A questo passo di Dante si conformò il Boccaccio, dicendo, Nov. 99: Le quali (cortesie) molti si sforzano di fare, che, benchè abbian di che, si mal far le sanno, che prima le fanno assai più comperar che non vagliono. Dante poi avea detto nella Commedia, che il pane altrui sa di sale. 27 se piaga? se l'avaro offende gravemente? Altri testi leggono s'è piaga?

28 smaga, significa (come sappiamo) vien meno, ma qui figurat. invilisce.

29 lado, contrazione di laido, sconcio.

30 In ciascuno è ciascuno vizio assembro, in ciascuno vizio è assembrato, riunito ogni altro vizio, Perchè amistà nel mondo si confonde, perchè un vizio è amico e s'immedesima coll' altro.

31 Poi suo simile è in grado, cioè poichè il simile è in grado, in piacere, del suo simile.

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fuor del campo della ragione, o fuor di principio di ragione; o anche da

non esser coltivato. Qualche codice ha fuor dritto.

CANZONE XIX.

Tre donne intorno al cor mi son venute,

E seggionsi di fore;

Chè dentro siede Amore,

Lo quale è in signoria della mia vita.
Tanto son belle, e di tanta virtute,

Che 'l possente signore,

Dico quel ch'è nel core,

Appena di parlar di lor s'aita.
Ciascuna par dolente e sbigottita,
Come persona discacciata e stanca,
Cui tutta gente manca,

E cui virtute e nobiltà non vale.
Tempo fu già, nel quale,

Secondo il lor parlar, furon dilette,

Or sono a tutti in ira ed in non cale.

Queste cosi solette

Venute son come a casa d' amico;

Chè sanno ben che dentro è quel ch' io dico.s
Dolesi l'una con parole molto,

E 'n sulla man si posa

Come succisa* rosa:

Il nudo braccio, di dolor colonna,5

Sente lo raggio che cade dal volto: 6
L'altra man tiene ascosa

La faccia lagrimosa;

Discinta e scalza, e sol di sè par donna.
Come Amor prima per la rotta gonna
La vide in parte, che il tacere è bello,
Egli, pietoso e fello,

Di lei e del dolor fece dimanda:
Oh di pochi vivanda

(Rispose in voce con sospiri mista) Nostra natura qui a te ci manda. Io, che son la più trista,8

Son suora alla tua madre, e son Drittura;' Povera, vedi, a panni ed a cintura. Poichè fatta si fu palese e conta,

Doglia e vergogna prese

Lo mio signore, e chiese

Chi fosser l'altre due ch' eran con lei.

E questa, ch' era di pianger sì pronta,

Tosto che lui intese,

Più nel dolor s'accese,

Dicendo: Or non ti duol degli occhi miei? 10 Poi cominciò: Siccome saper dêi,

Di fonte nasce Nilo picciol fiume:

Ivi, dove 'l gran lume

11

Toglie alla terra del vinco la fronda,1o
Sovra la vergin onda

Generai io costei, che m'è da lato,

E che s'asciuga con la treccia bionda.
Questo mio bel portato,13

14

Mirando sè nella chiara fontana,1*

Generò quella 15 che m'è più lontana.
Fenno i sospiri Amore un poco tardo;
E poi con gli occhi molli,

Che prima furon folli,

Salutò le germane sconsolate.

E poichè prese l'uno e l'altro dardo,

16

Disse Drizzate i colli: 10

Ecco l'armi ch' io volli;

Per non l'usar, le vedete turbate.17

Larghezza 18 e Temperanza, e l'altre nate.
Del nostro sangue mendicando vanno,
Però, se questo è danno,

Pianganlo gli occhi, e dolgasi la bocca
Degli uomini a cui tocca,

Che sono a' raggi di cotal ciel giunti;

19

Non noi, che semo dell' eterna ròcca: 20
Chè, se noi siamo or punti,21

Noi pur saremo, e pur troverem gente,
Che questo dardo farà star lucente.22
Ed io che ascolto nel parlar divino
Consolarsi e dolersi

Cosi alti dispersi,

L'esilio, che m'è dato, onor mi tegno:
E se giudizio,23 o forza di destino,
Vuol pur che il mondo versi

I bianchi fiori in persi,"

Cader tra' buoni è pur di lode degno.

E se non che degli occhi miei'l bel segno 23
Per lontananza m'è tolto dal viso,

Che m' have in fuoco miso,

Lieve mi conterai ciò che m'è grave.

Ma questo fuoco m'have

Già consumato sì l'ossa e la polpa,

Che morte al petto m'ha posto la chiave:
Onde s'io ebbi colpa,

Più lune ha volto il Sol, poichè fu spenta;
Se colpa muore purchè l'uom si penta.
Canzone; a' panni tuoi 26 non ponga uom mano,
Per veder quel che bella donna chiude:

Bastin le parti nude:

Lo dolce pomo a tutta gente niega,

Per cui ciascun man piega.27

E s'egli avvien che tu mai alcun truovi

Amico di virtù, e quel ten priega,

Fatti di color nuovi: 28

Poi gli ti mostra; e 'l fior, ch'è bel di fuori,

Fa desiar negli amorosi cuori.

Come il sonetto Tanto gentile e tanto onesta pare è il migliore di quanti se n'abbia il Parnaso italiano, così la Canzone Tre donne intorno al cor mi son venute è la migliore di quante fin ad oggi siano state dettate; cosicchè quando per attribuirla a Dante Alighieri non avessimo che l'autorità dell' edizione giuntina, che la riporta a c. 44 retro,

noi potremmo con tutta sicurezza locarla nel Canzoniere di lui. Ma già nessuna delle edizioni omise di riportarla; molti codici, siccome il palatino, il martelliano, varii de' riccardiani, e i laurenziani 42, 44 e 46 Plut. XL, e 136 Plut. XC, l'attribuiscono a Dante; ed uomini dottissimi, (siccome il Dionisi, il Ginguené e il Perticari) la tennero incontrastabilmente per lavoro dantesco. In essa il Poeta descrive l'abbandono, in che al suo tempo giaceano la rettitudine, la generosità e la temperanza.

1 Secondo il lor parlar, secondo ciò ch' esse dicono.

2 Venute son, sottintendi, intorno al mio core.

3 quel ch' io dico, cioè, quell'Amore ch' io ho nominato di sopra, Non intendasi per altro l'amor sensuale, ma l'amor della virtù.

4 succisa vale propriamente lagliata dalla parte di sotto, recisa, figurat., qui significa, come rosa inclinata sulle stelo.

5 di dolor colonna, che serve d'appoggio al volto dolente.

6 lo raggio che cade dal volto, le lagrime dal volto scorrenti.

7 Per nostra natura intende probabilmente la filosofia morale.

8 la più trista, la più mesta, dolente.

9 Drittura, la rettitudine; e la dice sorella della madre d'Amore, vale a dire della giustizia, perchè da questa deriva l'amore della virtù.

10 non ti duol degli occhi miei? poichè li costringi a versare nuove lacrime?

11 Di fonte nasce Nilo picciol fiume, vale a dire, il Nilo ha origine da una fonte, e cosi nel suo nascere è un piccolo fiume, sebbene nel suo corso diventi poscia grandissimo.

12 Intendi: Ivi dove le frondi de'salici tolgono alla terra la gran luce del Sole.

13 portato, vale parto.

14 nella chiara fontana, cioè, nella limpida fonte, che dà origine al Nilo, e che ha nominata di sopra.

15 quella, cioè, la Temperanza.

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