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I SETTE SALMI PENITENZIALI

ED

IL CREDO

TRASPORTATI ALLA VOLGAR POESIA

DA DANTE ALIGHIERI

COLLE ILLUSTRAZIONI

DELL' ABATE FRANCESCO SAVERIO QUADRIO

conforme all'edizione di Bologna, 1753.

INTRODUZIONE.

Le reliquie degli uomini illustri si debbono conservar tutte, e pregiare; si per non so qual riverenza loro dovuta, e sì perchè da esse qualche lampo sempre traluce, onde il merito dei loro autori vie più chiaro viene apparendo nel mondo. Uno di tali uomini fù senza veruna dubitazione Dante Alighieri, le cui famose ed alte opere hanno il suo nome all' immortalità consacrato. Tra queste, una traduzione de' Salmi Penitenziali e' pur fece, della qual fan menzione Giulio Negri, il Crescimbeni, ed altri. Ma niuno d'essi quest'opera vide impressa, non mentovandola che manoscritta: ed io sopra loro ho avuta si fatta sorte, che mi fu in Brescia mostrata dal gentilissimo padre Crotta della Congregazione dell' Oratorio stampata in uno con altre cose; siccome ho scritto nella mia Storia, facendo al pubblico manifesta si fatta stampa. Questa notizia avendo un cavaliere, amatore di detto Poeta e de' buoni studii, il marchese don Teodoro Alessandro Trivulzio, invogliato di vederne tal impressione, e ottenutone l'esemplare da me indicato, comunicò meco il generoso suo desiderio di procurarne una ristampa a pubblica soddisfazione e contentamento. Ed ecco ciò ch' io, per ubbidire a questo mio dolcissimo amico e signore, intraprendo di fare.

Di tre cose però io debbo qui da principio il leggitore avvertire: la prima è che non si produce mica al pubblico questa traduzione, come tratta da autentico originale, per modo che migliorar non si possa confrontandola co' mano1 Tom. VII, pag. 120.

scritti, che di essa esistono in diverse biblioteche. Ma siccome nè la comodità a me è data, nè il tempo di poter ciò fare; così la gloria di ciò adempiere, è mestieri ch' io ceda e lasci ad altrui, che il farà senza dubbio altresì con più lode, che non avrei io fatto. Io produco qui unicamente una ristampa di quella copia, che sola mi è venuta alle mani; salvo che essa impressione essendo del quindicesimo secolo, scorrettissima e storpia, io l'ho alla moderna ortografia ridotta, per più facile intelligenza delle persone anco meno erudite; e a forza di congetture, se alla vera lezione non l'ho restituita, holla almeno migliorata d'assai.

La seconda cosa è, che avendo Dante nel suo libro Della Volgare Eloquenza 2 tre stili distinti, il tragico, cioè il sublime, il comico, cioè l'umile e l'elegiaco, a' dolenti dicevole e a' miseri, di quest' ultimo ha egli voluto con sommo giudizio in questo suo volgarizzamento valersi, più che del sublime, o del comico, in altre sue opere usati. E oso dire, che atteso anche solo tal capo, questa traduzione merita di essere antiposta a quant' altre di questi Salmi sieno state mai fatte, che non son poche: da che in essa più che in ogni altra, la semplicità e la naturalezza in uno colla divozione e coll'umiltà compariscon per tutto, come il sangue nel corpo, diffuse. Non è per ciò, che non si dieno a vedere di tratto in tratto le espressioni, e i pensieri, la libertà del rimare, e il far proprio del nostro interprete; intantochè chi è versato nell' altre sue poesie, senza pur essere prevenuto che questa fosse sua versione, non potrebbe a men di non dire: Questo è lavoro di Dante. Ma è, perchè ha egli saputo si bene adattare l'idee e il dire al soggetto, che quanto nell'altre sue opere agli altri poeti ei sovrasta, altrettanto in questa per maestria e per giudizio gli avanza.

La terza cosa è, che Dante fu ognor uomo d'intelletto libero; onde si gloriava, al riferire di Pietro suo figliuolo, che non mai nè le parole, nè le rime lo avevano fatto dir cosa ch' egli non avesse voluto dire: ma bensì egli le parole e le rime aveva mai sempre a' suoi concetti e a' suoi voleri piegate. Per questo suo libero genio pertanto in questa sua traduzione non volle egli servilmente alle parole del testo attenersi, nè questo e quell' altro interprete nella spiegazione seguire: ma coll' alta sua mente piena di savere e di lumi, internandosi egli nel fondo de' sentimenti davidici, questi (quali egli giudicò al suo parere che fossero) venne egli in questo suo volgarizzamento accomodando alla italiana poesia. Ciò è stato cagione, che alcuni, non ravvisando in 1 Vedi pag. 76, verso 22.

2 Cap. IV.

esso quella conformità col testo latino, che al primo aspetto sembra nel vero mancargli, abbiano il medesimo volgarizzamento creduto opera di pianta ideata da Dante. E di qui è per avventura, che nella copia stampata, qui sopra detta vi fu falsamente posto in fronte il seguente titolo: Li sette Salmi penitenziali, che fece Dante stando in pena. Ma se sieno essi una semplice versione, e quale essi sieno, e con qual fondo fatta, il vedrà il leggitore medesimo da sè stesso: al qual effetto ho io voluto qui a bello studio apporvi di rincontro il testo latino della Volgata.

Questo immortale Poeta, che fu pieno di religione e di fede davanti a Dio, molte altre divote cose trasportò al suo modo alla volgar poesia, che si sono dagl' impressori neglette, e lasciate nelle prime antiche edizioni a consumarsi dal tempo, e a disperdersi. Queste però quasi comunemente dimenticate o sconosciute, voglio io qui soggiungere a questa traduzione de' Salmi: onde tra tanta copia di libricciuoli spirituali, de' quali per uso delle persone divote è ripieno il mondo, uno ancora ce n'abbia in rime, che gradir possa giustamente a' poeti, e servir loro con frutto. Nè migliori o più grate cose saprei io lor metter davanti, che quelle, che o il maestro dell' orazione Gesù Cristo c' insegnò, o il divino suo Spirito suggerì alla Chiesa sua sposa. Esse volgarizzate in versi dal nostro Alighieri si trovano dopo il divino suo Poema nell' edizione fatta in Venezia per lo Spira nel 1477, coi comenti supposti di Benvenuto da Imola; e in quella fatta in Milano per Lodovico e Alberto Piemontesi nel 1478, coi comenti supposti del Terzago, amendue in foglio: donde io le ho qui tratte, con mutar loro precisamente nell' usitata la vecchia ortografia. Il titolo, ch'ivi portano è: Il Credo di Dante; volendo dire, ch' esse erano come la profession della fede, ossia l' epilogo di quel che Dante credeva. E al medesimo effetto servir esse potranno altresì in oggi a' poeti: onde ogni di recitandole, fia perciò noto agli altri la lor religione qual sia.

Finalmente per agevolare l'intelligenza di tutte queste rime alle persone meno ancora intendenti, ho giudicato di accompagnarle con alcune annotazioni, altre delle quali sieno come teologiche, ed altre gramaticali. La condotta de' Salmi, e molti lor sensi non si sarebbono per una parte da tutti

1 A queste annotazioni del Quadrio abbiamo talvolta fatto seguire qualche nostra parola, sia per dichiarar meglio il senso delle voci e delle frasi dall'autore adoperate, sia per

modificare l'espressione dell' annotatore. E perchè le nostre parole potessero distintamente ravvisarsi, le abbiamo incluse fra parentesi quadre.

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