Giammai persona non sarà salvata.1 Però n'aspetto la tua volontade. V. E perchè sei l'autore della vita, Il qual non vuoi che il peccatore muora,* Si de' sperare nell' eterno Iddio Fin alla notte, e in ogni tempo ed ora. VII. Però ch' egli è il Signor si dolce e pio, IV. Quia apud te propitiatio est; et propter legem tuam sustinui te, Domine. V. Sustinuit anima mea in verbo ejus: speravit anima mea in Domino. VI. A custodia matutina usque ad noctem, speret Israel in Domino. VII. Quia apud Dominum misericordia: et copiosa apud eum redemptio. 1 Per intelligenza di questo verso da osservare, che nel testo ebrai30, e nella versione de' Settanta, invece della voce observaveris, si legge custodies, come se dicesse: Se tu, Signore, custodirai i nostri peccati, che sono i nostri debiti, per esigerne ragione, e per giudicarne a rigor di giustizia, certo che niuna peccatrice persona andrà salva: perciocchè ogni offesa divina è d'infinita malizia, e noi senza la misericordiosa sua grazia non possiamo pur invocare il suo nome, come insegna l'apostolo Paolo (Epist. I ad Corint., cap. 12, n. 3), non che dolerci, e soddisfare per le nostre colpe, 2 Ben qui Dante interpreta quel propter legem tuam per misericordia infinita; perciocchè non parla qui il Salmista di quella legge che Dio ci ha data, giusta la quale più tosto a condannare ci avrebbe, ma di quella DANTE. -1. legge, come ben nota il Bellarmino (in hunc loc. Psal.), ch' egli tiene nel governarci, che è tutta piena d'infinita misericordia: onde nel greco invece di propter legem tuam, si ha propter nomen tuum. 3 In greco si legge spero, invece di aspetto, che è lo stesso: perciocchè volgarmente ancora diciamo: Io ne aspetto la grazia, per dire: Io ne spero la grazia. Aspetto la tua volontà, è lo stesso che il dire: Spero che vorrai esaudirmi, che mi sarai cortese, o simil cosa. Il testo ha, l'anima mia ha sperato nella sua parola, cioè, promessa: e Dante nella sua versione ha posto la parola, o promessa stessa, fattaci specialmente per bocca d' Ezechiello (cap. XXXIII, n. 11), la quale è, che non vuol egli che il peccatore muora. ma che si converta a penitenza e viva. 5 Sant' Agostino e altri interpreta 24 Ch' ei può più perdonar, che peccar io. Del popol d'Israel, son più che certo, VIII. Et ipse redimet Israel ex omnibus iniquitatibus ejus. SALMO VII. I. Signore, esaudi la mia orazione, La qual ti porgo; e 'l tuo benigno udire Del tuo giudizio giusto giudicare, Non è alcun che viva, il qual si possa I. Domine, exaudi orationem meam: auribus percipe obsecrationem meam in veritate tua: exaudi me in tua justitia. II. Et non intres in judicium cum servo tuo: quia non justificabitur in conspectu tuo omnis vivens. no questo passo della redenzione copiosa e soprabbondante, che Gesù Cristo ha fatta col sangue suo. Comunque sia, egli è certo che la misericordia di Dio è infinita, e supera infinitamente qualunque umana malizia. 1 Condoneràgli, perdoneràgli ogni demerito e colpa. [Nota lasciare, per rimettere, condonare, che manca nel Vocabolario, ove peraltro è rilasciare,] 2 Cioè, secondo la verità delle tue promesse, che fatte m' hai di conservarmi in sul trono, d' onde m'ha cacciato il mio figliolo Assalonne : la qual verità non può andare scompa gnata dalla tua giustizia, per cui ta giudichi tra me e lui. Il Grisostomo intende qui per giustizia la misericordia, osservando con ragione, che spesso la giustizia si mette nelle Sacre Scritture per la misericordia. L'una e l'altra interpretazione ricadono però nel senso medesimo; perchè la promessa fatta a Davide trae seco tanto la giustizia contra Assalonne a favore di quel Re, che la misericordia verso il medesimo Re. 3 Condannare, come peccatore e reo. Nel tuo cospetto mai giustificare.1 2 Si ch'io ho perse con la carne l'ossa.3 Ed il mio core è molto conturbato, Si fa di tua pietà, che di giustizia; 8 III. Quia persecutus est inimicus animam meam: humiliavit in terra vitam meam. IV. Collocavit me in obscuris sicut mortuos sæculi: et anxiatus est super me spiritus meus : in me turbatum est cor meum. V. Memor fui dierum antiquorum: meditatus sum in omnibus operibus tuis: in factis manum tuarum meditabar. 1 Di niente mi rimorde la coscienza, diceva l'apostolo Paolo (Epist. 1 ad Corinth., IV, n. 4): ma non per ciò io sono giustificato; perciocchè chi mi giudica è il Signore. Nel vero gli angeli non sono mondi nel suo cospetto (Job, cap. XXIV, n. 6), sì perchè la loro santità è participazione e dono di Dio, e si perchè la medesima scomparisce davanti alla infinita divina santità. Che direm de' mortali, dei quali dice la Scrittura, che molte volte cadono i medesimi giusti? (Prov., capitolo XXIV, n. 16, et Eccles., VII, n. 21). 2 Quasi per abbandonare il corpo e fuggirsene; cioè a dire: io son ridotto all'estremo; il che dimostra l'ansioso frangente, al qual era allora il povero Davide ridotto. 3 Cioè: son divenuto quasi uno sche Jetro, pura pelle e ossa smunte. La morte e la tomba sono sovente significate nella sacra Scrittura sotto il nome d' oscurità; e le disgrazie sotto il nome di morte. Adunque vuol dire, che l'hanno ridotto quasi alla tomba, e lo riguardano come un uomo perduto. 5 Cioè, di quegl' infelici, che si hanno per morti, che viver non possono un sol momento sicuri, per timore che da un istante all'altro non sieno condotti al patibolo. 6 Per traslazione; cioè, abbattuti e spossati. 7 Cioè con i detti spiriti abbattuti. 8 In fatti della misericordia di Dio è piena la terra, dice altrove (Psalm. XXXII, v. 5) questo Profeta. 9 Benchè tanto la tua pietà, che la tua giustizia, siano dirette a tua gloria. VI. Onde dolente e pieno di tristizia Se non gli spargi la tu' acqua addoss ›.2 4 Di quei che al lago discendendo muore. Che fai all' uom pur ch' egli si converta, X. Tu sai che l'alma io ti ho già offerta; 6 VI. Expandi manus meas ad te: anima mea sicut terra sine aqua tibi. VII. Velociter exaudi me, Domine: defecit spiritus meus. VIII. Non avertas faciem tuam a me: et similis ero descendentibus in lacum. IX. Auditam fac mihi mane misericordiam tuam: quia in te speravi. X. Notam fac mihi viam, in qua ambulem: quia ad te levavi animam meam. 1 malizia qui non significa pensiero di rea mente, nè perversità morale; ma significa male fisico, consternazione, infermità e simil cosa: significazione, che fu non di rado usata dagli antichi Toscani. Così Albertano Giudice da Brescia (cap. 38): È da servare l'usanza delli medici, che coloro che hanno lieve malizia, lievemente gli curano. E Brunetto Latini (nel Tesor., 1, 2,52): E le malizie, che son per cagione di flemma, sono rie di verno troppo duramente. E il Passavanti (Specch. di Penit. cap. 3): Cotale a questa malizia rimedio e il Petrarca e altri usano pure tal voce in questo significato. 2 L'intelletto mio è si stupido, che non sa che si pensi, se tu non l'aiuti. Egli è come terra secca, che non sa produrre verun pensiero, se con la tua grazia, quasi con acqua non lo fecondi. 3 Onninamente, e in ogni cosa. Cioè al sepolcro, nella quale significazione più volte nelle Scritture è usata la voce lago. 5 Di riguardarmi con ispezial protezione ed assistenza. 6 Ciò è che altrove diceva (Psal. LVI, v. 8). Il mio cuore è preparato, o Signore; io voglio essere tutto vostro: e mi dichiaro per vostro soltanto aiutatemi colla vostra grazia; Ma pur, Signore, a te non so venire, E liberarmi da' nemici miei, Però che ad altro dio non so fuggire.1 Come più volte per pietade fai.o XI. Eripe me de inimicis meis, Domine, ad te confugi: doce me facere voluntatem tuam, quia Deus meus es tu. XII. Spiritus tuus bonus deducet me in terram rectam: propter nomen tuum, Domine, vivificabis me in æquitate tua. XIII. Educes de tribulatione animam meam: et in misericordia tua disperdes inimicos meos. perchè da me sono impotente pur a principiare la via della mia sal vezza. 1 Non che sieno altri dèi, fuori che il vero: ma intende di quegl' idoli, che dalle genti eran adorati per dèi, de' quali Davide in altro Salmo si burla (Psal. CXXXIV, v. 15 e seg.) chiamandogli dèi, che hanno orecchi e non sentono; hanno occhi e non vedono; hanno mani e non palpano; hanno piedi e non camminano ec. Io non fo capo (dice egli) a queste statue insensate, che sono argento ed oro, e niente più; ma si a te, vero Dio. Questa è la prima cosa, di che prega Davide il Signore, per poter perseverare nella sua riunione con Dio, cioè d'intendere la volontà di lui, e quel ch'egli da esso desidera, per metterlo in esecuzione. 3 E questa è la seconda cosa altresi necessaria alla perseveranza, della quale supplica Dio: cioè, che la grazia dello Spirito santo il voglia per lo diritto cammino condurre. Duce, scorta, guida; nel qual senso più volte trovasi da lui usata tal voce nel suo gran Poema. 5 esta vale questa; e vien dall'ista de' Latini, onde i volgari fecero esta. Così il medesimo Dante nella Cantica dell' Inferno (cant. I, v. 5) disse: Esta selva selvaggia, ed aspra e forte. 6 Come suoli co' servi tuoi per lo più praticare per la tua immensa bontà. |